renatoilgrosso ha scritto:
BAGNO DEGLI UOMINI (Parola grossa, uomini)
Presto questo posto assumerà un aspetto consono ad ogni bagno degli uomini che si rispetti, con scritte indecenti sulle porte, numeri di telefono per appuntamenti mercenari, e un acre odore di orina, il rumore ritmico dello sgocciolio dei rubinettti.
Presto il sibilo dell’ascigamani elettrico si mischierà alle bestemmie degli ubriachi.
Ma adesso non è così. Mario ha fatto ritinteggiare le pareti, notte tempo dallo zio Tazio, e anche se sul verde vomito, accostato alle piastrelle grigie, si potrebbe eccepire, per lo meno è pulito.
Devo ringraziare Steve, se ho dovuto dormire qui, per avermi ridotto ad un costume adamitico, con la scusa di prendermi le misure, per un costume per il carnevale di Rio.
Pollo io che ci sono cascato, e le mie braghe, e le mutande, non lo ho riviste.
Così, molto meno sobrio di un camionista Russo, ma molto più di Kiraly ( dev’essere ancora appeso di la, credo) ho cominciato a riflettere sul senso della vita, e su altre simili amenità.
Un profondo senso di solitudine, mi ha pervaso, mi sono sentito abbandonato da tutti, tradito da quelli che consideravo amici, deriso per questo mio corpo enorme, che ostruisce alla vista del mondo, l’animo mio, gentile e delicato.
Steve si è fatto trascinare dalle cattive compagnie, Belve ha mostrato la sua vera natura, e kiraly, bhe, lui gran parte del tempo lo passa appeso.
Non ho neppure il conforto della lilli, l’unica che mi abbia mai capito, e la lucertola, è ogni giorno più cinica, e tagliente.
Lo zio, lui si trastulla, nel suo mondo boemienne, tra notti insonni e locali fumosi, tra spiagge stupende e donne come spiagge (nota: donne come spiagge, non è riferito solo all’aggettivo stupendo, ma anche al concetto di approdo, di naufragio, di…ma che caxxx stò dicendo?)
Così, pensavo. Occupazione che non mi è usuale, e pensavo a risolvere l’enigma del nome della lucertola. Pensavo anche che non me ne potrebbe fregare di meno, della cosa in se, ma che la curiosità, e la sfida, misti al mistero…
Ok, lo ammetto, non avevo nulla da fare e mi annoiavo.
Stavo per abbandonare la tenzone, in un lago di meningi spremute, quando da quella porta verdognola è entrato un vecchio, che sembrava uscito da “Buena Vista Social Club”
Un Compay Segundo da bar di periferia, che si è seduto in terra, al mio fianco, mi ha appoggiato una giacca sulle spalle, mentre io pensavo a come avessi assai più freddo alle palle, appoggiate da ore sulle piastrelle; e ha iniziato a parlare:
Un tempo in giappone, viveva un uomo, già vecchio, un tale Daijiro Yoshimoto egli raccontava spesso alla piccola nipotina, che per sua sventura era stata chiamata dai genitori, appassionati consumatori del giallo frutto: Banana, storie di animali e di principi.
Mentre raccontava alla nipotina, distratta, e assai poco sveglia, la storia di una lucertola che perse la coda, in modo del tutto fortuito, il suo racconto venne ascoltato da Dexter Gordon e Sonny Rollins, in giappone per una serie di concerti, e che come tutti i giorni, si divertivano al parco a dare da mangiare ai piccioni, chicchi di grano imbevuto in un potente lassativo.
I due bricconi, colsero la palla al balzo, e si annotarono la storia su un quadernetto molesckine, pregustando il tiro mancino che avrebbero fatto a qualche loro amico.
Tornati a casa, incontrarono in un locale una sera, un certo Carl Bridgewater, trombettista di modesto talento, alla continua ricerca di ispirazioni per nuovi pezzi.
Con cinico piacere gli raccontarono la storia della lucertola, spacciandola per un racconto tradizionale cinese, e chiedendogli di non parlarne a nessuno, visto che erano intenzionati a farne un pezzo di sicuro successo.
Carl, ovviamente, pensò di fregare sul tempo i due vecchi marpioni, e quella sera stessa si sedette al piano, per comporre un pezzo, che voleva dedicare alla figlia che gli stava per nascere.
Al tempo Carl, voleva convincere la moglie a chiamare la loro prossima figlia Bu Bu, e il pezzo, lo avrebbe chiamato bubu’ lizard.
Davanti alla spianata di tasti di ebano e avorio, si ricordò di non saper suonare il piano, e dovette ripiegare su uno strumentale alle tromba, una ballata soul, strappamutante.
Quel pezzo non ebbe mai un grande successo, ma alcuni anni dopo, una giovane giapponese, ascoltandolo, ricordò la storia che il nonno rompicoglioni le raccontava sempre, la storia di una lucertola. Quella storia, banana, la fece diventare un libro, che in giappone vendette tre copie, ma in italia, tre milioni.
A questo punto, Compay Segundo, si alzo, senza dire altro si avviò verso la porta, ma prima che uscisse, lo fermai.
“Compay, lasciatelo dire, tu sei più ubriaco di kiraly”
rimase in silenzio, per un istante, per poi dire soltanto: “ma ti sei visto e soprattutto, ti sei letto?”
grazie renatone
mi potresti dire che cosa avevi ordianato a Mario ieri?
vorrei provare anche io questo drink....
