da controcampo
.
Il tanto discusso passaggio in Formula 1 non ci sarà, è un mondo che non fa per lui e In cui ha capito che il pilota non può fare la differenza
GIORGIO TERRUZZI
Ha detto: "La Formula 1 è noiosa". Ha detto: "La Formula 1 non sta all'automobilismo come la MotoGp sta al motociclismo". Ha detto: "Ho capito che guidare una moto al limite produce molto più gusto che guidare una Formula 1 al limite". Ha detto: "Non so se ho voglia di vivere la pressione che sento da mesi sulla questione Formula 1".
Ha detto: "Ho vinto 54 gran premi. Credo di avere abbastanza tempo per tentare di battere il record di Agostini". Cosa ha detto Valentino? Che verso ste benedette 4 ruote Ferrari attorno alle quali giriamo tutti da mesi, non sente una grande attrazione. Che la Formula 1 non lo interessa più. Scartata. L'ha detto, anche se non ha detto precisamente questo, non ha detto nulla circa i suoi programmi futuri. Ma Valentino possiede una sincerità esorbitante, non ce la fa mai a fingere per davvero, a tenere duro nascondendo i propri sentimenti. Macché: Valentino è trasparente.
Non solo. C'è qualcosa che serve a noi, ora, per elaborare ciò che Rossi dice e non dice. Per ragionarci su e provare a tirare qualche somma. Intanto: a lui correre in moto continua a piacere da matti. La cosa non è una semplice ovvietà. Gli piace da matti nonostante i giorni e i chilometri accumulati con la Ferrari. Nonostante l'avere a che fare con una macchina che tutti sognano, con un'opportunità concreta di realizzare un sogno collettivo. In aggiunta, possiamo togliere dal panorama ogni dubbio circa la capacità di Valentino di andar forte, davvero forte in Formula 1. Della cosa è sicuro Schumacher, che ha un certo occhio in materia, che l'ha visto da vicinissìmo, che non è mai troppo generoso con chi fa il suo mestiere; della cosa sono sicuri gli uomini Ferrari. Gli unici, davvero gli unici, che di Valentino hanno visto i dati telemetrici, quelli che segnalano ben più dei tempi sul giro, che indicano capacità di apprendimento, velocità di reazione, precisione, attitudine all'attrezzo. Questo per chiarire quanto segue: non è il timore di sfigurare, dì non poter vincere che tiene e terrà Rossi in molo. Anche se questo in tanti, soprattutto in Formula 1, diranno sempre. Macché. Piuttosto, altro. Vale conserva un'idea dello sport incontaminata la voglia che lo porta alla cava di Pesaro ogni volta che può, per soddisfare una libidine molto forte, molto pura. Questa idea contiene un additivo: il bisogno profondo che sente Valentino di riuscire a modificare ciò che offre il panorama tecnico. Per questo ha messo in pista la scommessa Yamaha. Per vincerla, come è stato, per dimostrare a se stesso e poi a chiunque quanto un pilota possa fare, a dispetto di ciò che ha tra le mani. E' qui la libidine, il divertimento supremo. Ed è qui, siamo convinti, che la Formula 1 ai suoi occhi scade. Perché, giustamente, Rossi ha capito che nemmeno il miglior Shumi può saltare il peggior Button se la Ferrari non permette questo sorpasso. Perché per superare, in Formula 1, non conta soprattutto chi guida ma conta soprattutto cosa un pilota guida.
A questo possiamo aggiungere altri indizi certi. Valentino è profondamente allergico alle conseguenze della propria popolarità. Valentino è intimamente connesso alla propria libertà. Valentino conserva un sistema proprio che lo porta a fare quello che fa. Un sistema fatto di libertà, di abitudini, di meccanismi non proprio sintonizzati su quelli richiesti a un pilota di Formula 1, sicuramente necessari a una felicità indispensabile. In aggiunta Vale avverte un'ostilità che non ha voglia di avere tra i piedi, che avrebbe tra i piedi comunque. Insomma, è probabile che Rossi abbia fatto un bellissimo esame di coscienza il cui risultato sia nelle sue parole, nel suo dire e non dire che produce comunque una sensazione netta. L'opportunità di fare il passo è diventata un laboratorio personale per verificare se la Formula 1 avrebbe potuto rappresentare una stagione nuova, un rilancio dei propri entusiasrni dopo 7 Mondiali vinti e un ottavo da vincere. Crediamo che il pensiero, dato il personaggio, sia stato fisso e profondo per molto tempo. Che l'ipotesi di riempire cosi clamorosamente la propria vita, la propria voglia, possa aver rappresentato un'ipotesi autentica per un bel po’. Un’ipotesi che crediamo Valentino abbia scartato valutando semplicemente cosa sente davvero, cosa gli piace davvero, come è fatta la propria natura. Non proprio in sintonia con un'esperienza sportiva - soprattutto sportiva - del genere. Il che significa, probabilmente, che Valentino sta elaborando altro. Programmi alternativi, sorprese per se stesso e per noi. Che stia magari ripensando ai rally (più difficili della Formula 1 per un pilota), che stia programmando mosse nuove in moto. Che si stia occupando della propria maturità. Perché il punto è questo: adattare ciò che gli sta attorno alla propria testa, alla propria attitudine. Ed è su questo che Valentino deve aver deciso di non prendere quella pista lì, a bordo di una Ferrari. Una pista che non lo riguarda, non lo accoglierebbe, non lo soddisfarebbe per come è, per come sarà. La Formula 1, per dirla tutta, non è cosa per lui. E se proviamo a pensare a lui. a osservarlo, a guardare come Valentino è, come fa, viene voglia, ancora una volta, di dargli ragione.
|