boh .... lo metto qui ...
c'è qualche pensiero azzeccato ...
9/8/2007 (7:16) -
NEL TUNNEL DELLA CRISI
Anno nero, il Dottore
ha le gomme lisce
Dal finto gossip con la velina
al Mondiale che sfuma ancora
GIULIA ZONCA
Per uno abituato ai percorsi netti un anno così non esiste. Un anno a inciampare, persino a cadere come è successo in Germania il 15 luglio. Un capitombolo vero, Rossi è franato a terra per un errore suo mentre cercava di superare De Puniet, un francese qualsiasi, non un genio delle due ruote. Segnali di un periodo nero, che un fenomeno non sa come affrontare.
Già, a 28 anni, deve gestire il cambio generazionale: un branco di ragazzini pronti a sgasare più di lui, il che non era previsto, non così presto. Chi gli sta davanti è Casey Stoner, un australiano ventunenne e brufoloso, che si è già sposato per non perdere tempo a correre dietro le donne e, in una sola stagione, è passato da spericolato talento dall’incidente facile a macchina da guerra. Ha 44 punti di vantaggio e non è il solo pericolo. In circolazione c’è il ragioniere della motocicletta, Dani Pedrosa, sempre 21 anni e testa a posto e Chris Vermeulen, altro australiano che sfiora appena i 25 e il massimo dell’esuberanza la sfoga nella scelta dei cappellini.
Il dottor Rossi, e le sue feste da paese sul circuito, sembrano di un’altra epoca: polli, bambole gonfiabili, fan club creativi, travestimenti da vigili non vanno più tanto di moda nel paddock. Non solo perché Valentino vince meno, proprio perché è cambiata l’aria, lui deve rincorrere e gli altri regalano molta meno baraonda. Rossi si ritrova ad essere il più vecchio e il più casinaro senza averne più la voglia.
Una volta tirava notte dentro il motorhome con l’amico tuttofare Uccio e una serie di groupies, degne di un concerto rock Anni Settanta. Adesso legge «Gomorra» di Roberto Saviano e continua a sentirsi chiedere: e la prossima scenetta? È irritante dover rincorrere quello che eri mentre chi ti sta intorno non capisce che nella vita si cambia. I risultati non lo aiutano, in questa stagione gli è toccata l’onta di un decimo posto. Solo una volta era finito peggio, nel 2006, a Jerez de la Frontera, ma allora Elias lo aveva buttato per terra e lui era stato quasi eroico a riprendersi. In Turchia, il 24 maggio, è arrivato fino al quindicesimo giro scatenato in una lotta di testa e di colpo ha perso velocità, lo hanno superato tutti. Nervi tesissimi.
Come quando si sente raccontare che non ha più fame, che sette Mondiali sono abbastanza e non puoi più avere voglia di prenderti rischi a ogni curva se hai già vinto qualsiasi titolo. E per di più, da quando eri un adolescente. In ogni singolo gran premio gli tocca dimostrare che è quello di sempre, ma dal 10 marzo a oggi, è arrivato primo solo due volte e secondo altre due. Per il resto dei disastri: sesto sotto la pioggia di Le Mans, quarto sulle gomme flosce di Donington, quinto negli Usa, dopo una caduta disastrosa nelle prove libere in cui si quasi giocato una mano: «Mai vista tanto brutta, quando ho guardato come era concio il guanto credevo di aver perso il mignolo». No, ma ha perso troppe gare per essere Valentino Rossi.
In più danno la colpa alle donne. Dell’intero gossip sulla relazione con Elisabetta Canalis, non lo infastidisce il fatto che lo avvistino insieme all’ex velina in Sardegna, quando invece è a chilometri di distanza, ma che chiunque sia pronto a ritenere la ragazza una possibile distrazione. Come sarebbe? Rossi è uno dei latin lover più quotati, uno sciupafemmine allenato e ora si farebbe stravolgere da una bruna della televisione. Un affronto peggiore del decimo posto. È appena uscito dall’unica relazione ufficiale che abbia mai avuto, la storia con Arianna Matteuzzi. «Una più matta di me», diceva quando ancora si interessava ai rave. Oggi, sembra che basti un gemellaggio di sponsor, un incontro nell’hospitality Yamaha e un paio di presunte fughe romantiche a sbalestrarlo. In effetti neanche Vieri era uscito benissimo dalla relazione con la Canalis, però almeno quello era un duraturo e impegnativo fidanzamento, non un flirt neanche troppo credibile. Solo in un anno come questo poteva inciampare su una donna.
Non è certo lei che lo rallenta. È che gira così. Male. Sarà la mescola degli pneumatici Michelin, che non hanno mai la temperatura giusta o i rivali più determinati, i pettegolezzi più cattivi, gli amici più noiosi, il fisco che bussa per riavere quanto gli spetta o il manager molto meno in sintonia di quanto non lo fosse nei tempi d’oro. Cioè ieri. Solo l’anno scorso ha rimontato 51 punti, poi ha perso e ha detto: «Adesso ho un motivo per ripartire, la rivincita». A questo punto di motivi ne ha moltissimi
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