Ottima analisi tecnica del Mugello di tal Federico di giornalemotori.com
http://www.giornalemotori.com/2016/05/2 ... ng-bucine/FEDERICO 25 MAG 2016
Eccoci al Mugello, un tracciato che meglio di altri chiede tutto alle moto: grande rettilineo che finisce il salita e impone tanti cavalli nelle marce alte ma anche tanta agilità dai telai. Non è una pista stop and go, e quindi diventa difficile da sfruttare per le moto col centraggio arretrato; in compenso non è troppo stressante per le gomme, e infatti una volta tanto la Michelin non ha mostrato troppi limiti. Attenzione però a non pensare che tutti i suoi problemi siano stati risolti.
Partiamo subito dalle Yamaha. La moto di Lorenzo era piuttosto sottotono per via del solito assetto abbassato, viceversa la M1 di Rossi era perfetta, tanto che sono personalmente convinto – ma siamo nel campo delle personali opinioni, non dell’analisi a posteriori – che avesse tutti i numeri per vincere a mani basse. Le sue concorrenti designate erano la Suzuki, agile quanto e forse più della M1, e la Ducati in forza di un motore che sul rettilineo detta legge. E probabilmente questo timore ha portato i tecnici a ritoccare il limitatore della Yamaha col risultato che tutti abbiamo visto. In molti si sono chiesti se non fosse possibile utilizzare motori nuovi di zecca, lasciando i motori “usati” per le piste tipo il Sachsenring dove la potenza non riveste tanta importanza, e la mia opinione è che “sapevano” di essere oltre il limite.
Mi spiego meglio: un motore usato inizia a calare di compressione per via delle fasce e degli accoppiamenti, magari risulta un filino spompato ma non soffre a livello di bielle più di un qualsiasi motore nuovo. In sostanza, non è l’usura ad aver determinato le rotture in casa Yamaha ma il limite di allungamento delle bielle o il ritorno delle valvole. Ergo, se devo forzare un motore sull’imbiellaggio, preferisco farlo su un motore che sto per mandare in pensione piuttosto che rischiare la medesima rottura con le medesime probabilità su un motore nuovo, col rischio di dover finire la stagione con un motore buono in meno.
In casa Ducati erano sicuramente più tranquilli: Dovizioso parte velocissimo con la moto bassa ma, esattamente come in una sessione di qualifica, le gomme calano prima del previsto. Poi pare sia calato pure il braccio, ma questo non riguarda il setting più o meno corretto. Rilevo però che una moto più bassa è per forza di cose più impegnativa dal punto di vista fisico, e di questo bisognerà tener conto in futuro. L’assetto più alto di Iannone anche in questo caso pare la scelta migliore, come nel box Yamaha. 2016-05-25_193654Pesa la partenza con annessa impennata, ma sulla moto e sul modo di affrontare la gara non trovo nemmeno una sbavatura. Certo che la lotta feroce per risalire le posizioni ha stressato le sue gomme più del previsto, ma siccome le cattive partenze non si possono prevedere io penso che tutto sommato Iannone non potesse fare altro.
Honda coglie invece un risultato ottimo se lo rapportiamo alle potenzialità della moto schierata: Pedrosa non si lascia prendere dalla fretta e porta le sue gomme al traguardo in condizioni davvero buone, tanto da tentare il colpaccio su Iannone, ma il motore e la ciclistica della Ducati fanno giustizia appena si arriva sul rettilineo. Mi preme notare che il merito del momentaneo sorpasso sul pilota italiano è una splendida invenzione del piccolo spagnolo, e questo dovrebbe zittire i suoi detrattori, così come la prestazione di Marquez, voluta e cercata a marcio dispetto di tutto e di tutti. Per spiegare la situazione Honda ci vogliono però due parole in più.
Con l’avvento delle gomme francesi, dotate di eccellente grip sulla posteriore, tutti i progetti son stati presi un po’ in contropiede. La Yamaha si è ritrovata una moto con una trazione sufficiente, non più strettamente legata a un tirocatena che, su piste con fondo liscio, può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Questo consente ai suoi piloti di forzare un filo di più senza il rischio di una moto che improvvisamente diventa scorbutica. La Suzuki ha risolto anche lei i suoi problemi di motricità. La GP16 col cambio di gomma e il ritocco al centraggio si ritrova suppergiù dove si trovava la vecchia GP15 con gomme giapponesi. La Honda si ritrova spiazzata: con le Bridgestone non aveva problemi di motricità, ma col centraggio simile a quello 2015 oggi si ritrova alla pari delle attuali GP15 su Michelin. Molto impegnativa dal punto di vista fisico.
Pazienza, mi ha scritto qualcuno: basterà guidarla in drift, e il pilota ci sarebbe. Invece no: le Michelin si distruggono facilmente, la guida di traverso richiede un altro tipo di carcassa e, di conseguenza, un altro tipo di mescola. Giustamente Marquez guida più pulito degli scorsi anni ma paga un sottosterzo in uscita che rende troppo leggero il suo avantreno, impedendogli le rapide inversioni di piega e le accelerazioni a moto piegata. Tutto già visto, compresa la sensazione del pilota secondo il quale “il motore spinge troppo, è troppo brusco”. Qualcuno a suo tempo voleva appesantire il volano, altri preferiscono tagliare con l’elettronica. Ma il problema non è né il motore né l’elettronica. A questo proposito valga una considerazione: oggi la Ducati riesce a invertire le pieghe e ad accelerare in percorrenza, ma davvero voi credete che il motore sia stato appesantito o depotenziato? Guardatela in rettilineo e poi rispondete con calma
Infine, un dettaglio che metterà la pietra tombale sulle sciocchezze circa la minore potenza del motore Honda. Chi di voi ha mai fatto la Bucine? Bene, allora sapete benissimo che in quella piega infinita non esiste moto capace di mettere a terra più di qualche decina di cavalli. Perfino le Moto3, con una sessantina di cavalli, percorrono la Bucine col gas tutto parzializzato. E mi volete dire che il motore di Marquez non aveva abbastanza potenza? La verità è che conta quanti puoi scaricarne, e questo dipende dal centraggio e dal setting. Marquez ha dovuto chiudere la porta a Lorenzo prendendo la corda troppo in fretta. Ma con la moto bassa e arretrata si è ritrovato largo in uscita – tipo vecchia Ducati, ricordate? – senza alcuna possibilità di accelerare, pena la perdita dell’avantreno. Lorenzo, lasciato sfilare Marquez, ha allargato l’ingresso per prendere una corda più ritardata e uscire largo sì, ma col gas aperto. Naturalmente non vedremo mai le telemetrie, ma nel mio piccolo posso dirvi una cosa: 30 anni fa non c’erano, e le mie analisi le facevo lo stesso
Federico
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METEOROLOGO E CONSULENTE CINOFILO