Quando si parla di elettronica, uno dei nomi di riferimento è Matteo Flamigni, il mago dei numeri nel box di Valentino. Mappe, strategie e controlli assortiti sono un tema di discussione molto caldo in MotoGP con l’introduzione del software unico. Nei primi di test di Valencia, ai piloti sembrava di avere fatto un salto nel passato ma la situazione è in continuo progresso.
Matteo, è stato un cambiamento così grande?
“Si arrivava da un periodo in cui ogni Casa aveva la propria elettronica che poteva soddisfare ogni esigenza al contrario di adesso. Il nuovo sistema non è così ‘fine’ come quelli del passato, ma mi aspetto che la situazione progredisca con il tempo e una migliore conoscenza”.
E’ un salto indietro di anni?
“Sicuramente, perché l’elettronica da cui arriviamo aveva alle spalle uno sviluppo di anni e anni, questa è tutta nuova”.
A che livello è attualmente?
“Bisognerà valutarla meglio nell’ottica della gara. Nei primi giri di un GP questa elettronica riuscirà a gestire il livello di grip, poi con l’andare avanti della gara le cose cambieranno”.
Le strategie non si adatteranno più automaticamente al consumo della gomma…
“Infatti, si avranno delle mappe da cambiare e bisognerà capire come realizzarle a seconda dell’indicazione del pilota. E’ lui che indirizzerà il nostro lavoro, il sistema è personalizzabile. Da metà gara in poi, si vedrà chi è stato più bravo”.
Avere un pilota di grande esperienza come Rossi aiuta?
“Valentino ha una grande dote, riesce ad adattarsi a tutte le situazioni, sia nel bene che nel male. Lo scorso anno ha saputo sfruttare al massimo un’elettronica molto evoluta, ora riesce a gestire questo nuovo software”.
Qual è il suo apporto?
“In questi test siamo cresciuti molto grazie a lui perché è stato in grado di darci le indicazioni giuste per migliorare. Per questo motivo non sono stupito di essere stati così veloci. Valentino riesce a semplificare il nostro lavoro, capisce su quali aspetti bisogna concentrarsi e in questo momento è molto importante per non perdere tempo e disperdere energie”.
Volgarizzando, si può dire che con questa elettronica il pilota abbia più ‘in mano’ la moto?
“Sì, perché, come ho detto, non riesce a sopperire a tutte le situazioni e deve farlo il pilota. Mi aspetto che nel corso delle gara dovrà essere in grado di cambiare traiettorie e stile di guida per adattarsi alle diverse condizioni”.
Non si arriverà più al livello di prima?
“Sarà solo questione di tempo, le Case periodicamente fanno delle proposte e arriverà un evoluzione a metà stagione e un’altra alla fine”.
Il tuo lavoro è in qualche modo cambiato?
“Non direi, il sistema di acquisizione dati ha la stessa complessità di prima. Ho dovuto rimettermi a studiare perché il sistema è diverso, ma non troppo: un po’ come imparare a programmare una nuova marca di televisore (ride)”.
Credi che questo cambiamento sia andato nella giusta direzione?
“Ha sicuramente livellato i valori in campo, almeno in questa prima fase, poi si vedrà chi riuscirà a sfruttare al meglio questa elettronica. E’ interessante da un punto di vista professionale, c’è un po’ di sana competizione fra i tecnici perché partiamo tutti dalla stessa base”.
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