Le gomme lo tradiscono, i giovani lo incalzano. Ma resta il più forte
Il delitto è quello di lesa maestà. Dimentichiamoci presunti sorpassi illegali e complotti della Michelin tesi ad avvantaggiare altri piloti. Ipotesi che non tengono. Quello che ha fatto perdere le staffe a Valentino Rossi, domenica scorsa, è stata la mancanza di rispetto di alcuni piloti nei suoi confronti.
Ad un certo punto lo ha anche detto:
« guidare come ha fatto Elias è una mancanza di rispetto nei confronti degli altri piloti. In pista non è solo».
DUELLI - Intendeva, il Fenomeno, che in pista c’è anche lui e che non tollera che i giovani si prendano certe confidenze. Lo avesse detto a caldo, non appena sceso dalla moto, il suo sfogo sarebbe stato comprensibile.
Poiché, invece, Vale ha espresso il suo pensiero a freddo siamo rimasti sorpresi. Dov’è finito il pilota che a Suzuka nel 2000 replicò con uno storico sorpasso a... dito teso, al gomito allargato del Corsaro? E quello che entrò duro su Gibernau a Jerez due stagioni fa? Per quanto, infatti, ci spingiamo indietro nel tempo non ci sovviene alcun ricordo di campioni beccati a lamentarsi della guida troppo irruenta degli avversari. Perlomeno nel motociclismo perché in F.1 persino Ayrton Senna si scagliò violentemente contro Eddie Ervine.
PRECEDENTI- Nel mondo delle due ruote, invece, gli attacchi irruenti non hanno mai causato piagnucolii, piutto- sto virili gesti di ira. Nel passato i rivali di Phil Read, che negli anni settanta era un castigo di Dio, non si lamentarono, piuttosto provarono a resistergli. Anche quando (chiedere a Teuvo Lansivuori, fraterno amico di Jarno Saarinen) il teatro dello scontro era il circuito cittadino di Imatra, in Finlandia. In tempi più recenti Kevin Schwantz, che pure in staccata non ci andava troppo per il sottile, rimaneva per tutti un amicone e quando, nel 1983, Freddie Spencer portò ( volontariamente?) Kenny Roberts senior all’esterno di una curva ad Anderstorp, nel corso di un lunghissimo duello che alla fine della stagione lo incoronò come il più giovane campione del mondo della 500, il re detronizzato ad Imola, nella foto ricordo, fece solo finta di strozzarlo. Non gliele promise davvero.
RIVALITA’ - Questo per dire che preferivamo il Rossi beffardo: quello che apostrofò Max Biaggi, reo a Donington di essergli passato al fianco ad un capello a 200 all’ora mentre lui si godeva l’ennesima vittoria di traverso sulla sella, con un tagliente: «Fa così perché gli brucia il... ad arrivare sempre dietro». Era quello il vero Valentino Rossi. Quello di domenica, purtroppo, era la sua brutta copia, e non solo in pista. Il fatto è che da quando Biaggi ha lasciato la MotoGP sembra che tutte le sfortune, anche quelle supposte, invocate spesso dal romano abbiano trovato in Vale un nuovo bersaglio. Anche così, comunque, rimane Rossi il pilota da battere e sarà ancora lui il protagonista di questo campionato. La diversità, rispetto al passato, è che i suoi rivali non cedono più al primo, massimo al secondo, affondo, ma replicano invece.
IRRIVERENTI - Gente come Casey Stoner, Toni Elias e nel futuro, Jorge Lorenzo, pur riconoscendogli la levatura che compete ad un sette volte campione del mondo, non gli portano alcun rispetto. Ed è bello che ciò accada. Si è forse spaventato Stoner avendo Sua Velocità in coda nel GP del Qatar? Niente affatto. Nello stesso modo domenica scorsa Toni Elias lo ha affrontato in full metal jacket. Il problema - ma è un suo problema - è che Valentino è parso sorpreso di questo comportamento, mentre dovrebbe rallegrarsene. Come si rallegrò l’anno passato della freschezza di Nicky Hayden, che rispose colpo su colpo alle sue burlesche provocazioni, presentandosi alla sfida di Valencia non intimorito, ma addirittura spavaldo con quella sua scala reale ostentata sulla tuta.
Rossi lo sa: la miglior difesa è l’attacco. Ma portato col sorriso sulle labbra. Non dimentichiamoci, infatti, che il prossimo Gran Premio si correrà in il 5 maggio in Cina, a Shanghai, un circuito che dovrebbe favorire la velocità massima della Ducati quanto e più di quello del Qatar, ma che dal punto di vista degli pneumatici l’anno passato premiò la Michelin che occupò l’intero podio, nonostante il desciappamento della gomma di Rossi che, come nel caso del problema di Istanbul, rimane un mistero visto che capitò solo a lui.
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