Fonte:
www.gpone.com di Ernesto Emmi
Qualcuno per l'acronimo CRT - Claiming Rule Team - ha già trovato un altro significato: Come Rovinare Tutto. Ma sarà proprio così, l'arrivo di moto che non possono essere considerate dei prototipi puri (come non lo sono le Moto2, del resto) porterà nel 2012 alla rovina la MotoGP, la classe che una volta era la nostra 500?
Innanzitutto un chiarimento, proprio riguardo alle amate mezzo litro, quattro tempi o due che fossero: allora, in quegli anni, il concetto di prototipo era abbastanza vago. Si correva, infatti, praticamente con tutto. L'unica limitazione era la cilindrata, e poi il frazionamento, il peso, il numero delle marce. In fondo prototipo è proprio questo: ciò che non è di serie. In questo senso, con questa accezione, CRT e MotoGP possono tranquillamente convivere se non per un piccolo, non trascurabile, particolare: il fatto che il benedetto motore possa essere acquistato ad un costo prefissato, 20.000 Euro, e che su tutto sovraintenda, di fatto, la Dorna (mascherata da vari organismi compiacenti) che si arrogherà il diritto di veto o, peggio, di riclassificazione di un team CRT. Già perché i vantaggi tecnici per far competere quella che in effetti sarà una Superbike ulteriormente evoluta contro i 12 prototipi puri di Honda, Yamaha e Ducati - 24 litri di carburante al posto di 21, 12 motori al posto di 6 - rischiano di essere vanificati da una divinità immanente che deciderà, nel bene e nel male, chi è nel giusto e chi invece sbaglia. E non in base ad un regolamento tecnico preciso, inoppugnabile, ma per deduzioni, o peggio.
E ciò è comprensibile se si ricorda cosa ha spinto Carmelo Ezpeleta a promuovere la CRT: la disperazione. Con sole 12 moto sullo schieramento di partenza, infatti, il campionato era (è) a rischio. Altre vie di uscita del resto, non ve ne erano. E' vero, però, che la politica della società spagnola in tutti questi anni è stata esattamente il contrario di ciò che è adesso: la Dorna infatti ha accontentato i grandi costruttori in tutto, ha dato ascolto, sempre, a chi si lamentava per esempio delle gomme. Non tenendo conto, in questo caso, che la concorrenza tiene bassi i costi ed evita risultati come la drammatica pericolosità di un monogomma come quello Bridgestone (lo ha detto Valentino Rossi, Loris Capirossi e praticamente tutti i piloti della classe regina), ed il sistema chiuso del leasing che andava spezzato molto prima di ora.
Già perché il problema in fondo è solo questo: non lasciare le squadre libere di acquistare i propri mezzi. Bisognerebbe tornare alla possibilità di comperare moto realmente da competizione quali erano le varie Suzuki RG 500 o Yamaha TZ 250 e 350.
Si è detto: i giapponesi non vogliono, queste MotoGP costano troppo. Un finto problema: si fanno i regolamenti e si lascia che chi vuole partecipare, partecipi. Del resto il successo del motomondiale non è mai stato creato dal numero delle Case presenti, quanto dalla notorietà di una marca, dallo spettacolo, dalla qualità dei piloti. In questo senso la corsa alla massima cilindrata è stato un disastro per le classi minori che si sono visti privare immediatamente dopo il successo dei loro talenti. Una volta la 125 e la 50 erano tenuti in piedi da fuoriclasse come Nieto, i "serial winner" attiravano i media. Ma oggi cosa ce ne facciamo di un Talmacsi che arriva in MotoGP e non combina niente? Ma torniamo ai prototipi.
L'ultimo "ibrido" vero che abbiamo visto lo pilotava Franco Battaini, l'attuale collaudatore della Ducati, la Blata-WCM. Motore Yamaha R1 profondamente modificato (erano stati rifatti persino i carter). La sua sentenza di morte fu decretata dal fatto che, nel frattempo, a differenza degli anni '80, si è affermata proprio una categoria così: la Superbike, che non poteva tollerare una simile invasione di campo.
Già perché l'SBK consente così tante modifiche da essere attualmente molto più vicina alla MotoGP di quanto si immagini. Del resto oggi una moto di serie ha 190 cv e caratteristiche tecniche una volta appannaggio solo dei prototipi puri. Dunque di cosa stiamo discutendo?
La CRT, nel lungo termine, danneggerà senza alcun dubbio la Superbike. Ma potrebbe anche accadere il contrario se Ezpeleta, come ha minacciato, per equiparare i prototipi puri con le derivate, modificherà a favore di quest'ultime parametri importanti come il carburante disponibile.
"Se sarà necessario saliremo: da 24 a 26, anche 27 litri!".
Non lo farà, probabilmente, sta cercando solo di spaventare le Case. Ma cosa accadrebbe, invece, se queste, prendendo la palla al balzo, decidessero di fare il loro mestiere ed introdurranno sul mercato "prototipi di serie"?
Ecco, questa è forse l'unica soluzione veramente auspicabile, perché un campionato mondiale corso (e vinto) dalle Suter o dalle FTR - con tutto il rispetto per questi telaisti - non avrebbe alcun supporto pubblicitario dai grandi marchi.
Il motomondiale, infatti, è sempre vissuto sulle sfide fra uomini, ma anche grazie alle grandi rivalità. Honda, Yamaha, Suzuki, MV Agusta, Cagiva, Ducati, Gilera, hanno fatto la storia. Quando si arriverà a parlare di illustri sconosciuti - al grande pubblico, si intende - sarà finita. Questa volta davvero. A meno che il braccio di ferro non abbia un finale inatteso...cosa accadrebbe, infatti, se di colpo le Case abbandonassero la MotoGP/CRT per la Superbike? Cosa deciderebbero di fare Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa?
Ve lo diciamo noi: i fuoriclasse le seguirebbero.Non foss'altro per gli ingaggi. Ma questo potrebbe accadere solo in un sistema libero, con una Federazione Internazionale equidistante e lungimirante. Ed al momento la FIM non è né l'una né l'altra cosa.
A proposito, l'idea iniziale della CRT, prima ancora che questo (orribile) nome nascesse non venne ad Ezpeleta ma a Vito Ippolito, il Presidente della FIM, che però sognava il motociclismo eroico degli anni '80