"Ducati? Il segreto è l'anima"
Stampa Articolo | Invia Articolo | Commenti:50
Di Michelangeli, storico dipendente dell'azienda di Borgo Panigale spiega lo spirito dell'azienda: "Viviamo un sogno, uniamo business e passione. Il pacchetto è perfetto e Stoner lo sfrutta alla grande"
La Ducati di Stoner davanti a Rossi. (Ansa)
MILANO, 7 maggio 2007 - "Siamo una piccola azienda, facciamo 30.000 moto all'anno e mettiamo in pista un mezzo più che competitivo nella classe più importante del motociclismo. Sono orgoglioso di fare parte di questa realtà". Le parole del team manager Livio Suppo al termine del GP della Cina vinto ieri da Casey Stoner sintetizzano molto del fenomeno Ducati. Dicono innanzitutto che è comprensibile l'imbarazzo di chi le prende, nella fattispecie la Honda (oltre 10 milioni di mezzi prodotti) e la Yamaha (quasi 4 milioni e mezzo). In secondo luogo spiegano che cosa significa fare parte di questa eccellente realtà motoristica italiana: esserne fieri.
UN SOGNO - "Stiamo vivendo un sogno, nessuno ci svegli" dice Leo Di Michelangeli, 56 anni, da 35 in Ducati, uno dei 1043 dipendenti di Borgo Panigale: l'ha girata tutta l'azienda, ragioniere, contabile industriale, contabile fornitori, spedizioni e ora titolare del negozio a marchio proprio davanti all'azienda di via Cavalieri Ducati, i due cognomi dei fratelli Adriano, Bruno e Marcello che la fondarono nel 1926. Ha conosciuto i momenti belli e quelli bui: la gestione pubblica di Finmeccanica, gli anni '80 della famiglia Castiglioni, la ripresa con il Texas Pacific Group, il fondo "risanatore" Usa che rilevò un'impresa in crisi nel '96. E ora con Investindustrial della famiglia Bonomi, che col 29,82% controlla una società quotata a Milano e a New York insieme a Columbia Wanger Asset, Giorgio Seragnoli, Oppenheimer Fund, Amber e al 60.39% di azionariato diffuso.
SIAMO ARTIGIANI - "Aspettavamo questi momenti - dice Di Michelangeli - e dobbiamo dire grazie a Loris Capirossi, bravissimo a preparare la moto. Ma tutti sono bravi, basta una componente no, e tutto il pacchetto crolla. Ora il pacchetto Ducati è perfetto. E c'è un certo Casey Stoner che lo sfrutta alla grande". Di Michelangeli dice un'altra cosa importante: "Noi uniamo business e passione, proviamo a convincere anche chi non ama Ducati a comprarla: ne vale la pena". È normale che Ducati si tenga dietro Yamaha e Honda? "No - risponde - e c'è chi insinua dubbi di regolarità, finendo smentito dalle verifiche cui è stata sottoposta anche ieri, a Shanghai, dopo il trionfo. Non meritano rispetto. Noi siamo solo artigiani. Ma noi che ci lavoriamo abbiamo passione. E la Ducati ha un'anima: ci sente, e si comporta di conseguenza". Vittorie che valgono doppio dunque. Il Mondiale resta difficile, ma l'orgoglio ducatista, quello sì, è imbattibile.
gasport
evviva la tecnologia italiana
ewiva la moje di Stoner