di GIORGIO BELLEGGIA
saldamente poggiato sulle gomme Michelin.
Una lezione di guida e di moto, in tutti i sensi. La Ducati certamente ha un vantaggio di potenza rispetto alla Yamaha, ma è meno bilanciata in frenata (anche perché la difficoltà della staccata è direttamente proporzionale alla velocità), più dura da inserire in curva e più complessa da gestire in accelerazione per le quote ciclistiche e la risposta del motore. Stoner aveva un vantaggio sul dritto, e Rossi aveva un vantaggio in staccata e nel misto guidato. Più che l’abusata differenza di ”polso”, parliamo di moto progettate con caratteristiche diverse (la Ducati ha una carenatura enorme per struttare l’aerodinamica, la Yamaha ha una carenatura più piccola e la Honda è quasi una naked). E a Montmelò il traguardo è praticamente all’uscita dell’ultima piega a destra, quindi in motore non basta.
Fino a un giro dalla fine, il duello Stoner-Rossi davanti a Pedrosa, il primo degli spettatori, è stato epico. Casey passava sul dritto, Vale rispondeva nel misto: bravissimi. Poi però nell’ultimo giro Stoner ha fatto il fenomeno: ha preso pochi metri di vantaggio su Rossi e li ha mantenuti fino al traguardo. Il Cannibale Valentino non ci ha neppure provato a passarlo. Strano. Un ultimo giro “nuovo”, in cui Stoner e la Ducati hanno mandato in fuorigiri un sacco di cuori. Ma dov’è finita l’aggressività di Rossi e della Yamaha proprio nell’ultimo giro? Fino all’anno scorso, in odore di traguardo, Valentino poteva dare oltre un secondo a tutti. E adesso?
Adesso ha ragione Livio Suppo, capo del progetto Ducati MotoGp, quando sostiene che Rossi è sotto pressione: «Perché per la prima volta si trova a giocarsi un mondiale contro un pilota che non ha le sue stesse gomme».
Il regime di monopolio in cui sostanzialmente si è mossa Michelin in questi ultimi anni di MotoGp, aveva messo di fatto la casa francese nel ruolo di arbitro del mondiale. Perché proprio sulle prestazioni dei pneumatici si spiegano gli straordinari miglioramenti dei tempi sul giro ottenuti dalle 1000 e poi dalle 800. La gomma, prima di tutto, perché è l’unica variabile che può dare vantaggi irraggiungibili con motori e ciclistica, o piloti. Torna in mente la gomma scelta da Gibernau il venerdì di Shanghai 2005 e poi “misteriosamente” indisponibile per la gara, tanto che Sete fu costretto a correre con un pneumatico mai usato nel week end.
di MARCO MASETTI
MONTMELÒ (Spagna) – La Spagna è terra di moto: sono arrivati in 110.000 per vedere da vicino i migliori piloti del mondo e le moto più veloci. A parte la comprensibile delusione per la gara di Pedrosa, sempre vicino a Rossi e Stoner ma mai in grado di attaccarli, i “moteros” iberici tornano a casa con un bel ricordo. La sfida tra Stoner con la Ducati gommata Bridgestone e Rossi con la Yamaha che calza le Michelin è stato un grande show. Onore al vincitore, lo strepitoso Casey Stoner: «Prima di arrivare qui non eravamo certi di quello a cui andavamo incontro. Al Mugello avevamo avuto delle difficoltà che potevano ripresentarsi su questa pista. Fortunatamente la squadra ha lavorato in maniera eccezionale».
E la lotta con Rossi com’è andata?
«Abbiamo fatto diversi bei sorpassi reciproci: tutti e tre avevamo i nostri punti forti e i nostri punti deboli in diverse sezioni della pista. Io ho cercato di ridurre al minimo i danni nelle parti meno favorevoli e di chiudere tutte le linee, ed ha funzionato. Io mi sentivo bene perché la nostra moto era regolata in maniera perfetta in frenata, quindi Valentino per superare era costretto a tenere una linea larga ed io, più di una volta, ho potuto passarlo subito dopo. Il team mi ha preparato una moto eccezionale e le Bridgestone hanno lavorato di nuovo in maniera grandiosa. La gara è stata eccezionale per noi ma io non voglio ancora pensare al campionato».
Rossi quando analizza a fine gara il cambiamento della Moto GP, dice la cosa giusta: «Adesso a fine gara si va forte come all’inizio. Non ci sono più i tatticismi, ci vuole il manico e noi tre lo abbiamo e le moto giuste per sfruttarlo. Credo che da qui alla fine di stagione ci saranno gare molto simili a questa».
Stoner è davvero l’avversario più forte incontrato?
«Lui è forte, ma con questa Ducati anche Biaggi e Gibernau sarebbero andati molto forte. E’ una questione di potenziale, quando ce n’è tanto si può spingere sempre».
E veniamo alla gara, Valentino, è stata dura?
«Macchè, ho controllato, ho pensato ai punti, al campionato, al risultato».
Passiamo alle cose serie. Com’è andata?
«Ho spinto, ci ho provato, ho dato tutto e non ce l’ho fatta. Forse all’inizio ho perso tempo a passare John (Hopkins), ma non credo che sia stato solo questo. Io con Casey ci stavo ma c’erano certi punti, ad esempio le curve a sinistra nelle quali avevo poco grip. Lui è stato bravissimo, abbiamo fatto una gara bellissima con sorpassi incredibili e non posso che essere contento».
Rimedi?
«Il campionato è ancora lungo e i punti sono 14, bisogna tenere duro. E in due gare ho fatto un primo e un secondo. Stoner è un avversario terribile e non sbaglia mai. Chi vince è sempre così. Il problema non è il motore, va peggio in uscita di curva, in ogni caso alla Ducati sono stati molto bravi e Stoner guida da Dio. In più alla Bridgestone hanno fatto un buon lavoro, non ho ancora parlato con Pedrosa ma credo abbia avuto i miei stessi problemi. Noi con le Michelin aspettiamo la fine della gara per attaccarli, ma loro non calano mai, potrebbero fare cento giri e non scivolano mai».
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