Alla scoperta dell’altra faccia della Yamaha, che prenota il futuro
« Scommetto su Lorenzo»
Romagnoli, team manager dello spagnolo: «Meglio di Pedrosa, perché sa lottare»
Il giovane 21enne di Maiorca ha migliorato anche i rapporti con i mass media, riuscendo a fare ombra anche all’odiato Dani. E d’ora in poi avrà le stesse gomme dei migliori piloti «E’ partito troppo bene, vincendo la terza prova in Portogallo. Quel fatto gli ha messo pressione addosso e purtroppo per lui alcune cadute lo hanno riportato alla dura realtà»
NOSTRO INVIATO
MARCO BO
PHILLIP ISLAND. La Yamaha non ha solo una faccia, quella di Valentino Rossi. Dall’altra parte della moneta c’è il volto giovane e guascone di Jorge Lorenzo, 21 anni, maiorchino come Nadal e pure più determinato del tennista. Lorenzo non ha bicipiti che si gonfiano a dismisura ma attributi da far spavento. Appena arrivato in MotoGP, dopo due titoli iridati consecutivi in 250 con l’Aprilia, si è trovato subito a proprio agio nel mondo dei grandi: moto più potente, velocità mostruose, stipendi importanti e tanto altro. Come l’attenzione dei media, con cui ha cercato subito di migliorare le proprie relazioni frequentando un corso di teatro e comportamento per modellare un carattere a volte spigoloso. Chi sta a fianco di un maestro come Vale se proprio non è stupido qualcosa impara, sta di fatto che Lorenzo si è fatto amare da tutti. Vincendo così la prima battaglia: fare ombra a Pedrosa,
l’odiato Pedrosa. I due non si sopportano perché sono uno l’opposto dell’altro. Nemmeno il re Juan Carlos a inizio anno, nel GP iberico, riuscì a far stringere loro le mani.
JORGE DANI Sicuramente non a caso questa prima stagione di Lorenzo nella classe regina è l’opposto di quella vissuta da Dani nel 2006. Il rendimento del primo pare il pennino di un sismografo che rileva un terremoto terrificante, quello del secondo è la parabola delle aspirazioni di un impiegato statale russo all’epoca del regime comunista. E’ lo stesso Gabriele Romagnoli,
team manager della squadra dello spagnolo, a confermare come Jorge abbia vissuto in maniera quasi viscerale la prima annata in MotoGP: «L’attuale quarto posto nel Mondiale, al debutto, mi sembra già una buona base di partenza per iniziare dal prossimo anno a puntare ancora più in alto». Anche perché questo, il primo, è giusto definirlo di assestamento: grande partenza con i primi cinque GP terminati quattro volte sul podio, poi sei corse in apnea dopo le botte date sull’asfalto e ora le ultime tre gare corse da campione con il secondo posto di Misano, il terzo a Indianapolis sul bagnato che per lui è come l’aglio per il diavolo e il quarto a Motegi, primo pilota delle Michelin.
PARTENZA A RAZZO «La verità è che secondo me - prosegue Romagnoli - è partito troppo bene, oltre le aspettative. Alla terza prova, in Portogallo, ha addirittura vinto. A quel punto è stato inevitabile, anche se involontario, mettergli pressione addosso. Poi purtroppo sono arrivate alcune cadute che lo hanno riportato alla realtà. La frattura al piede in Cina, dove peraltro ha chiuso al quarto posto, la nuova caduta il GP seguente a Le Mans dove ha finito secondo e poi due zeri. Il ko al Mugello e soprattutto la tremenda botta alla testa rimediata a Barcellona in prova. Lì mi sono spaventato, andai a trovarlo e subito non mi riconosceva. Poi aveva difficoltà a ricordare perché fosse su quel letto e il motivo per cui era caduto. Jorge guardò il GP di Barcellona dall’ospedale e credo che in quel momento iniziò a riflettere sulla sua stagione. Seguirono due gare di ripresa, Donington e Assen, quindi ancora due zeri per inesperienza, soprattutto a Laguna Seca quando non ci ascoltò chiedendo subito troppo alla gomma non ancora in temperatura e ora la grande ripresa ». Che è coincisa con il superamento della paura: «derivata anche dal fatto che non trovava più il feeling con la moto, con la gomma anteriore. Le Michelin quest’anno, tranne Laguna e Brno, non sono andate malissimo ma il grip che offre la gomma davanti della Bridgestone e tutta un’altra cosa. Chi guida con quelle gomme può permettersi di frenare molto dopo».
BATTAGLIA NEL DNA E il prossimo anno, complice la nuova regola del monogomma, anche Lorenzo avrà la possibilità di essere equipaggiato come Rossi, Stoner e Pedrosa. Nel 2009, se la sua crescita proseguirà, Jorge potrà chiudere davanti a Dani e sorpassarlo così non solo negli indici di gradimento. «Ho un potenziale più alto di quello di Pedrosa. Dani è molto veloce ma nella bagarre lui non sa stare, se lo infilano non risponde. Lorenzo invece nella battaglia si esalta. Anche quest’anno ha fatto numerose gare in rimonta grazie alla facilitò con cui riesce a sorpassare. Ce l’ha nel sangue la lotta in pista, oltre a un talento mostruoso. E’ per questo che dico, fate attenzione a Lorenzo nel 2009. Stupirà».