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 Oggetto del messaggio: Intervista a Guido Meda
MessaggioInviato: mar 24 feb, 2009 9:09 am 
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Colonnello Bernacchia
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da Motocorse (http://www.motocorse.com/news/piloti/22 ... _Meda_.php)




Guido Meda non ha bisogno di presentazioni. Da anni è la “voce ufficiale” del Motomondiale per l’Italia. In via del tutto eccezionale, lo abbiamo messo dall’altra parte del tavolo, abbiamo girato verso di lui il microfono del registratore e lo abbiamo lasciato parlare. Guido è stato disponibilissimo ed ha risposto, con puntualità, a tutte le domande. Ne è venuta fuori una lunga ed interessantissima intervista che proponiamo, a puntate, ai nostri lettori. Di seguito la prima parte.

MotoCorse. Innanzi tutto: perché hai scelto di fare il giornalista e perché proprio il giornalista sportivo ?

Guido Meda. Non c'è un motivo codificabile. Mi piaceva l'idea, mi è sempre piaciuto scrivere, raccontare, parlare. Ho sempre adorato lo sport. Appena ho avuto l'occasione di provarci l'ho fatto. Ma erano altri tempi, era più facile iniziare, c'era fame di giovani che galoppassero. Il mestiere si imparava praticando, sul campo, seguendo direttori carismatici. Il mio primo fu Montanelli. Solo l'idea di scrivere per un giornale diretto da lui era fonte di una motivazione speciale che mi permetteva di studiare e lavorare contemporaneamente. Poi nell'88 Berlusconi acquisì le frequenze di Telecapodistria e io entrai nel gruppo che poi sarebbe diventato Mediaset. Da quel giorno non ne sono più uscito.

MC. Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un giornalista e specificatamente un giornalista sportivo?

GM. Un giornalista sportivo non si differenzia dagli altri giornalisti, è solo più fortunato perché l'oggetto del suo racconto ha a che vedere con il divertimento. Curiosità, capacità di raccontare, amore di verità, lucidità di analisi e, nel caso dei televisivi, un eloquio che sia coinvolgente, un lessico che sia comprensibile a tutti.

MC. Negli anni passati hai seguito per le reti Mediaset la Coppa del Mondo di Sci Alpino. Poi sei passato al Motomondiale: scelta dettata dai palinsesti o ha prevalso la tua passione per i motori rispetto a quella per lo sci?

GM: Sono cicli, corsi storici. Quando iniziai, seguii lo sci perché eravamo quattro gatti e ci spartimmo gli sport secondo passione. Io in realtà ero appassionato da sempre di moto, ma rimanevano il mio hobby perché la redazione motori era l'unica già al completo. Poi quando acquisimmo i diritti del Motomondiale e Nico Cereghini decise che non aveva più voglia di girare per il mondo segnalò me come suo successore. E io accettai con entusiasmo.

MC. Tra una discesa con gli sci sulla pista Streif di Kitzbhuel e un turno in pista al Mugello allora cosa scegli?

GM. Tutta la vita un turno al Mugello. Intanto perchè la Streif di Kitzbuhel a cannone non la saprei fare e poi perché con lo sci sono arrivato ad un punto di saturazione eccessivo. Ho cominciato a soffrire il freddo e il mio brutto incidente del 2003 ha reso le mie gambe poco compatbili con lo sci. In moto invece rinasco e in pista mi diverto più che a fare qualsiasi altra cosa.

MC. Parliamo della stagione che sta per iniziare, sei pronto a cominciare? In Moto GP che anno sarà?

GM. Migliore di quello che ci sia aspetta. Abbiamo riempito l'inverno con le analisi sulla crisi senza considerare gli aspetti sportivi che torneranno in gioco con la prima partenza. Un giornalista deve saper raccontare la crisi, ma non deve dimenticare nemmeno di dare il proprio contributo perché l'ambiente che ama dalla crisi ci possa uscire. Ne vedo tanti che si sono professionalmente convertiti alla SBK alla prima avvisaglia di tempesta. Troppo facile. Il Motomondiale è patrimonio di tutti gli appassionati, va difeso e non affossato. I talenti che abbiamo sono sensazionali, la tecnologia è straordinaria. Ci sono piloti che sono cresciuti, hanno fatto molta esperienza, con Rossi e Stoner che restano il riferimento. Ci divertiremo e miglioreremo lo stato di salute del Mondiale. Ne sono certo.

MC. Come vedi il pilota genovese Niccolò Canepa? Ha possibilità di far bene sin da subito?

GM. Se per fare bene intendi il podio, secondo me no. Considero Niccolò uno dei migliori talenti che l'era del quattro tempi abbia prodotto, ma con un team clienti e la disabitudine che ha a stare in bagarre quest'anno dovrà puntare solo a fare esperienza. Io spero che su di lui non ci sia troppa aspettativa. Non se lo merita. Il tifoso ducatista vuole dominare subito perché ha avuto Fogarty, Bayliss, Stoner e tende a non concedere appelli. Niccolò non ha seguito la trafila degli altri. Ha vinto un mondiale Stock senza passare per 125 e 250 e poi ha fatto il collaudatore. Capirà come girano le cose alla prima partenza e da lì in poi dovrà tenere gli occhi aperti senza strafare. Se passa quest'anno con risultati anche solo "normali", dall'anno prossimo può cominciare a ragionare su una crescita definitiva.

MC. Kawasaki sembra proprio che non sarà al via quest'anno: è una mancanza per lo spettacolo anche se la casa di Akashi non ha mai brillato per risultati nelle ultime stagioni, oppure non se ne accorgerà nessuno?

GM. La seconda che hai detto. Non se ne accorgerà nessuno di quella grande massa che segue le gare in Tv. Se ne accorgeranno gli appassionati che ne sanno un po' di più e ce ne accorgeremo noi. In effetti però il ritiro della Kawasaki in forma ufficiale è stato pretestuoso. Scarsi risultati e una crisi che in Giappone è anche più devastante che da noi li hanno spinti al ritiro. Se non altro hanno segnalato al Motomondiale e al motociclismo in generale che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare per essere più appetibili ed economicamente più avvicinabili.

MC. In 250 e 125, chi sono secondo te i piloti favoriti per il titolo?

GM. Io spero che in 125 sia l'anno buono per Simone Corsi, e credo che in 250 Simoncelli avrà poche difficoltà a riconfermarsi.

MC. Quali sono le tre cose che non possono mancare nella tua valigia quando parti per seguire una gara del Mondiale?

GM. Un media player ingolfato di telefilm americani, un buon libro e le fotografie di mia moglie e dei miei tre figli. Poi porto con me, sempre, un giubbotto di pelle vecchio e malandato, anche se vado al caldo della Malesia. E’ la mia coperta di Linus.

Moto Corse. A chi ti accusa di essere palesemente troppo a favore di Valentino Rossi durante le telecronache, cosa rispondi?

Guido Meda. Che sono stufo di rispondere a questa domanda. Io non sono diverso da un buon 90/95% di italiani ai quali parlo. Mi gaso passivamente se vuoi, mi lascio prendere. Si sente un entusiasmo? Pazienza, non è immeritato. La verità è che alcuni mi sottopongono a una prova fonometrica. Non mi dicono se sono un bravo o un cattivo cronista/giornalista, mi dicono che urlo troppo per Rossi. Ma chi mi accusa non tiene conto di quello che ha significato Rossi per il motociclismo e per la moto in generale. 97 vittorie, 8 mondiali, 151 podi. Siamo al 50% e oltre nel rapporto tra gare disputate e vittorie, gare disputate e podi. Cosa dovrei aggiungere? Senza considerare il patrimonio televisivo e spettacolare che ha rappresentato. Senza considerare l'affabilità nei rapporti, l'originalità e l'intelligenza con cui sa porsi. Rossi è odiato da un reflusso di tifosi del buon Max Biaggi, che vedono icone del male in tutto ciò che si avvicina a Valentino. In buona parte si sono riversati anche sulla Ducati. E infine ci sono quelli che non lo amano più per il suo casino fiscale e quelli che si sono stufati di vederlo dominare e di sentirlo nominare in continuazione. Comprensibili peraltro. Ma io personalmente non ce l'ho con nessuno, né con Biaggi che resta comunque una persona difficile, né tantomeno con la Ducati.

MC. Già, la Ducati, la “Regina Rossa”…

GM. Direi che in Ducati non c'è una persona con cui non vada sinceramente d'accordo. Posso dire che l'uomo mi affascina comunque più della macchina. A chi mi contesta il fatto di non considerare la Ducati alla stregua della Ferrari rispondo che uno dei vantaggi del motociclismo è quello di avere ancora una preponderanza dell'uomo sulla macchina. Non ho la “ferrarite”, pur essendo orgoglioso di quello che a Maranello e Borgo Panigale sanno fare. Al punto che in pista ci vado con una Ducati da molti anni, anche se ora ho aggiunto una Triumph Daytona 675 al mio box personale. Stimo Stoner e gli voglio bene come persona. Penso che sia un pilota geniale. Certo con lui non ho il rapporto che ho con Valentino, per questioni anagrafiche, di lingua e di carattere, ma non mi piace che mi si attribuiscano frasi od opinioni che su di lui e sulla Ducati non ho mai espresso. Forse pago un pochino il fatto di essere il frontman del gruppo per cui a volte attribuiscono a me opinioni espresse dal altri. Sono gli oneri di un mestiere che per fortuna ha anche tanti onori.

MC. Il tuo modo di commentare le gare è senz'altro originale, ma non pensi che un tono più distaccato e dettato da minor enfasi potrebbe essere apprezzato da un maggior numero di spettatori?

GM. Più di quelli che abbiamo già?? Abbiamo raggiunto livelli di audience pazzeschi, impensabili fino a qualche anno fa. Fino ad impensierire e a volte sorpassare la Formula 1 che va in onda su canali più potenti di Italia1 ed è un moloch. Abbiamo fatto sul motociclismo un lavoro incredibile, anche perché abbiamo usato enfasi ed originalità che sono spontanee. Se mi chiedessero di cambiare il mio modo di raccontare lo sport mi ritirerei. Non in segno di protesta, semplicemente perché sono capace di lavorare solo in questa maniera. Devo divertirmi, sentire la gara, appassionarmi. Fino a qui ha funzionato da Dio, avvicinando alle moto molta gente, donne comprese, che non si sarebbe altrimenti mai sognata di seguire il Mondiale.

MC. Chi è il pilota diciamo più alla mano ed estroverso che hai avuto l'opportunità di intervistare, e quale quello, diciamo più riservato e timido, per non dire magari più antipatico?

GM. E' scontato che quello più alla mano ed estroverso sia sempre stato Valentino. Al quale aggiungo anche Melandri quando è di buon umore. Perugini era fantastico, Locatelli lo è, Pasini è gradevolissimo, Schwantz è brillante e gradevole. Stoner è decisamente introverso, o meglio,riservato. Ma è distante dall'essere antipatico. Anzi è diretto, molto duro o quando può molto dolce. Difficilmente ti dice qualcosa di banale, scontato. Di timidi non simpaticissimi ce n'è una sfilza. Era antipatico Gibernau quando lottava con Valentino e pensava che la stampa italiana lo odiasse. E' uno che di fondo ha una grande considerazione di se stesso e faceva fatica a digerire i risultati che lo davano secondo. Kocinski non era simpatico, matto e scontroso le poche volte in cui ci ho avuto a che fare. Pedrosa parla poco e malvolentieri, non si scopre, ma non si può dire che sia antipatico in assoluto. Con Biaggi non ho mai avuto problemi veri, a parte una volta in cui non digerì una mia domanda, che in effetti era cattivissima. Ma può capitare. Io gliela dovevo fare e lui aveva il diritto di incazzarsi. E' vero che vedeva complotti ovunque, è vero che era ipercritico con tutti e poco con se stesso, ma erano atteggiamenti che influivano soprattutto sul suo lavoro e ne era direttamente responsabile. Nel rapporto con me non c'è mai stata una vera difficoltà di comprensione.

MC. Dimmi cinque caratteristiche a cui un pilota non può rinunciare per essere un vincente.

GM. Egoismo, ferocia, puntigliosità, generosità, passione.

MC. Pensi che il paddock della Moto GP sia avviato a diventare sempre più come quello della Formula 1 dove pullulano attori,attrici del cinema ed artisti più o meno famosi? Oppure è già dichiaratamente così da tempo?

GM. Né uno né l'altro. E' un'altra domanda che si fonda su un luogo comune, ma ci sono abituato. Non si può ragionare solo per quello che si legge sui blog e sui forum. C'è troppa gente che nascondendosi dietro ai nickname si finge esperta solo perché ha qualche punto di carisma in più rispetto ad altri ai quali racconta la sua sublime e incontrovertibile verità. Si leggono in rete della cazzate che se le insegui tutte non ti bastano le ore del giorno. Bisogna anche fidarsi di chi le cose le vive in prima persona, anche se in Italia abbiamo una propensione a credere che i giornalisti dicano sempre e solo balle. Diciamo invece che sono solo il ...50%. Se io dico che Valentino è simpatico, c'è subito chi pensa che io abbia con lui un rapporto clientelare. Follie! Il paddock della MotoGP è distante anni luce da quello della Formula 1. C'è gente molto più alla mano, meno menate, meno chiusure, meno segreti. Coi piloti ci vai a mangiare quando vuoi. Di attori non se ne vedono se non occasionalmente e non danno nessun fastidio. Non vedo perché non dovremmo accoglierli. C'è tutta la parte di 125 e 250 che vive sul sudore di gente semplice e appassionata. Certo, in MotoGP ora c'è molta tecnologia e molta specializzazione, quindi c'è meno tempo per i rapporti umani. Ma il margine che rimane è comunque più che sufficiente per considerarlo ancora un ambiente fantastico. Attenzione ai luoghi comuni. Attenzione. Poi c'è un aspetto negativo che è quello del paddock della MotoGp cintato da una rete. Quella è una cazzata, una cosa inutile perché sia dentro la gabbia che fuori c'è gente che ha sempre convissuto e di sera continua a trovare i momenti per farlo. Alle 17 la gabbia si apre e torna tutto come prima. Lo hanno fatto per dare agli sponsoroni una zona più esclusiva e meno affollata. Io non lo avrei fatto. Se scegli di sponsorizzare le moto scegli di vivere in toto un ambiente, quello del paddock, che resta comunque bellissimo anche se non hai il tuo surrogato di Montecarlo dove fare il figo.

MC. Quando Valentino Rossi smetterà di correre i media perderanno interesse per le gare della Moto GP e gli appassionati dovranno accontentarsi di seguire le gare trasmesse in differita magari nel cuore della notte?

GM. In parte sì, sarà fisiologico. Ma non per questo bisogna considerare dannosa l'esistenza del Valentino che abbiamo vissuto fino a qui. Sarebbe come se mi lamentassi oggi perché un giorno andrò in pensione e non potrò più fare le telecronache. Valentino è un magnete, di appassionati ed ascoltatori, ma il livello dell'audience è così alto che anche dimezzandolo rimane comunque un prodotto televisivo molto appetibile. L'"effetto Tomba" non sarà così devastante come fu nello sci. Là c'erano altri fattori di programmazione televisiva che disincentivarono le televisioni a comprare i diritti dello sci. Un'assurdità. Qui ci sono piloti buoni, è più radicato il senso del sorpasso e della bagarre (sperando che tornino come prima), ci sono eccellenze italiane tra i piloti e i costruttori.

MC. Se un giorno tu ricevessi un'offerta economicamente molto allettante per andare a La7 a seguire il Mondiale Superbike cosa faresti?

GM. Mai dire mai. A me la SBK piace da pazzi. E' il motociclismo in tv che finalmente posso godere come svago non dovendoci lavorare. Mi diverto come un normale telespettatore. Il problema è che un'offerta molto allettante da La7 non arriverebbe. Purtroppo l'assetto economico di quella rete è sempre stato poco solido. Ci sono dei colleghi bravissimi che soffrono da anni il rischio di essere appiedati. Però sarebbe una bella sfida. Magari invece un giorno potrebbe arrivare la SBK su Mediaset! Ovviamente è utopia, è una mia illazione personale, però non sarebbe male fare di Italia Uno la tv delle moto! Ci vedono in tanti e la programmazione quando si investe su un evento è molto duttile, sacrifica molto di sé per dare spazio. Anche se, mentre la MotoGP deve darsi una ridimensionata ... la SBK deve fare lo stesso. C'è una dispersione di identità da un parte e dall'altra che porta i costi a crescere, i team a far fatica. In SBK i piloti che dovevano essere 32 sono già scesi a 30 e ci sono squadre, come in MotoGP, che non sanno come arrivare a fine stagione.L'Aprilia, la BMW, la Yamaha Motor Italia non hanno lo sponsor. La KTM che doveva entrare non è entrata. Questo per me è fonte di preoccupazione, mentre vedo che in giro c'è gente che gode dei mali dell'uno e dell'altro campionato, che hanno senso di esistere entrambi soltanto a condizione che siano due cose profondamente diverse. Uno il Mondiale dei prototipi, l'altro delle derivate di serie, ma derivate di serie per davvero. Secondo me è più la SBK ad essersi allontanata dalla sua essenza. La MotoGP ha sbagliato a non darsi dei limiti, sentendosi euforica e onnipotente e si è piegata troppo a logiche poco compatibili con il buonsenso. Ancora ci chiediamo perché abbiano abbandonato il mille, ancora ci lecchiamo le ferite per quanto il giochetto sia costato caro a tutti, spettacolo compreso.

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3° parte Intervista a Guido Meda:

Terza puntata della chiacchierata con Guido Meda. Il telecronista ufficiale della MotoGP ci parla del suo rapporto (in strada ed in pista) con la guida e delle MotoGP provate.

Moto Corse. So che quando hai tempo vai in pista a girare con la tua moto. Cosa pensi dei costi davvero eccessivi che gli appassionati devono sobbarcarsi per andare in pista a divertirsi in sicurezza?

Guido Meda. Ho un'opinione un po' controcorrente, nel senso che gli autodromi sono impianti che hanno dei costi di gestione spaventosi, quindi si può magari scendere un po', ma non si arriverà mai ad avere prezzi popolari. Il motociclismo sportivo è e rimane uno sport per chi ha le tasche gonfie o l'intenzione di sacrificare buona parte del proprio reddito. C'è molta gente in pista che fa dei sacrifici per arrivarci. Non bastano, come nel calcio, un prato una palla e due giubbotti buttati a terra per fare la porta. E non ci arriveremo mai. Alla stessa stregua allora dovrebbero scendere i prezzi delle gomme. Certe volte i costi eccessivi delle piste sono un alibi. Molta gente dice che va forte per strada perché non ha i soldi per andare a sfogarsi in pista e quindi è colpa degli autodromi se la gente per strada si ammazza. Mi sembra una boiata. Uno va forte a suo rischio e pericolo. Anche in macchina. La gente che si ammazza il sabato sera fa gli incidenti perché non può andare in autodromo? Su , dai. Manca l'educazione, ancora prima che i prezzi agevolati. Il fatto è che noi motociclisti siamo tutti così. Arriviamo a 40 anni e in buona parte siamo dei sopravvissuti. E' terribile, ma è vero. Pensa che c'è gente che dà la colpa a me, perché mi agito raccontando una gara, come fosse un'istigazione a delinquere. E' proprio il segno che non vogliamo assumerci responsabilità, che non sappiamo mettere in discussione noi stessi. Mi è capitato il caso di un ragazzo che mi ha scritto per parlarmi di un amico che è morto contro un guard rail mal rifinito. Una porcheria. I guard rail fanno schifo ed è assurdo che non ci sia nessuno, uno straccio di politico, che se ne renda conto. E' tutto vero. Però, quando mi sono rivolto alla Stradale per saperne di più ho scoperto che avevano rilevato una velocità d'impatto prossima ai 240 all'ora. Mi sono arreso. Non avrei potuto sostenere una battaglia credibile per quel povero ragazzo. Anche le case, prima o poi, si renderanno conto che omologare moto da più di 180 cavalli non ha più senso.

MC. La moto la usi anche per andare in strada oppure solo in pista?

GM. Per strada ci vado pochissimo. Anch'io ho fatto i record casello-casello, per anni. Sono stato un irresponsabile, sono un sopravvissuto ed un miracolato. Ora ho anche moglie e tre figli. Nel 2003 ho fatto un incidente micidiale, che poteva capitare a chiunque. Ero del tutto incolpevole. Lì ho capito che la strada, la città nel mio caso, è una minaccia costante. In moto ci vado ancora, ma cerco di andare piano e fuori città. Quando posso vado in pista o faccio dell'enduro. La fregatura è che il motociclista di norma è così appassionato che la maturità arriva molto più tardi rispetto ad altre passioni. Non è una colpa, è un dato di fatto. Ci siamo passati tutti.

MC. In quanto giornalista professionista hai l'onore e l'onere di provare a fine stagione le moto che hanno corso il Mondiale. Che sensazioni si provano a guidare le moto di gente come Valentino Rossi, Nicky Hayden e soci?

GM. E' una buona abitudine che purtroppo si è conclusa proprio a fine 2008, quando a provare è stato il solito Mamola che poi ha girato le sue sensazioni e il suo articolo a tutti. Capisco che per le case cominciasse ad essere un costo importante. Addio prove. Però ho guidato veramente ogni mostro. Sulle prime sono molto più simili alle moto da strada di quanto si pensi. Intendo dire nella gestione dei comandi. Partono senza strappare, non si spengono, tengono il minimo. Per il resto è un altro mondo. La protezione aerodinamica è totale, ti trovi a 300 all'ora senza accorgertene e sei in aria calma. Fa quasi più impressione la frenata. Lì hai l'impressione che la moto sprofondi nel cemento per quanto è stabile mentre si carica sull'anteriore e rallenta. In curva senti il rigore del telaio. La Yamaha era una gazzella, puntavi alla corda col pensiero e lei ci andava. La Ducati ce la dovevi mandare a forza, tirandola giù col peso, ma quando arrivava la botta di motore era una goduria. Con l'ultima Desmosedici mille ho fatto il rettilineo di Valencia senza riuscire a tener giù l'anteriore e in fondo ho staccato sulla ruota davanti perché ho dosato male la pressione sulla leva. Ho rischiato di fare come Gibernau a Barcellona, un bel danno. Nel box erano terrorizzati. Poi quando sono rientrato i ragazzi del team erano tutti fuori ad applaudirmi. Non ho mai capito se lo facessero perché gliel'avevo riportata intera, perché ero intero io, o perché il mio tempo, rispetto a quello degli altri giornalisti s'intende, non era affatto male…


MC. So che hai una splendida famiglia: come vivono in casa la passione che hai per le moto e la velocità?

GM. Condividono! Mia moglie sa tutto di moto. Ogni tanto si perde i passaggi di mercato e ci resta male quando si accorge che un pilota che identificava con una certa livrea l'ha cambiata. Oppure magari uno ha cambiato di categoria senza mandarle un telegramma. Mi chiama indispettita. Però è una donna fantastica: sopporta il fatto che io stia in giro per il mondo 120 giorni l'anno e gestisce la casa e tre bambini senza una lamentela. E' il vero mondiale della mia vita. I figli si divertono, mi fanno il verso, ma il piccolo non ha ancora capito come faccio a parlare mentre gareggio. Cioè per lui io sono un pilota che parla. Per ora glielo lascio credere, fa sentire un po' più importante anche me.

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La Saetta del Gennargentu
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Sempre da Motocorse ultima parte intervista A Guido Meda :

MC. E' possibile secondo te stilare una classifica dei primi cinque piloti più forti di sempre?

GM. Tenendo conto che ognuno è stato grande relativamente alla propria era, una classifica reale non si può fare. Però: Agostini, Rossi, Hailwood, Saarinen, Roberts, Nieto, Sheene, Roberts, Spencer, Rainey, Schwantz, Doohan. Mi sa che sono più di cinque vero?

MC. Chi preferisci tra Valentino Rossi e Troy Bayliss?

GM. Beh, non ho dubbi: Valentino. Gli voglio bene, è stato ed è una presenza cruciale per me e per la mia vita professionale, mi ha fatto vivere un'era così entusiasmante da raccontare che credo non si ripeterà più. Ma non conosco Bayliss alla stessa maniera, e considero che la sua esperienza in MotoGP prima con Ducati e poi con Honda sia stata un bel po' sotto le aspettative e sotto il suo potenziale. Come fosse uno nato davvero per il bicilindrico e la Superbike. In archivio ho una gara di Bayliss da giovanissimo in 250 a Phillip island dove era wild card che è qualcosa di fenomenale. Forse nel Motomondiale è stato solo un poco sfortunato. Però è senza dubbio il più grande della Superbike, oltre ad essermi piaciuto da pazzi come personaggio. Con quel coraggio assurdo, quella passione che gli faceva buttare il cuore oltre l'ostacolo anche quando c'erano di mezzo...parti del suo corpo. Mi sembra irrispettoso metterli a confronto, al punto che ero quasi soddisfatto quando Troy ha fatto capire che il tempo per una sfida era scaduto. Due miti, punto e basta, ognuno per il suo verso.

MC. Chi tra Wayne Rainey e Kevin Schwantz?

GM. Ad istinto direi Schwantz, come direi Villenuve per la Formula 1. Però Rainey, conosciuto da ex in questi anni, è meraviglioso. Ha una dolcezza e una sensibilità che se torno indietro nel tempo mi spiace quasi avergli preferito Schwantz. Rainey era elegante e faceva andare forte qualsiasi cosa. Schwantz era matto. Due aspetti che amo comunque.

MC. Chi tra Freddie Spencer e Kenny Roberts?

GM. Kenny, più americano, aperto, cazzaro, concreto. Spencer era troppo chiuso ed è durato troppo poco per bucarmi il cuore del tutto. Però l'idea che sia stato l'ultimo a gestirsi due mondiali contemporaneamente me lo fa mettere comunque tra i grandissimi di sempre.

MC. Ad un giovane adolescente che volesse iniziare a correre in moto, e che non abbia alle spalle una famiglia facoltosa, consiglieresti di lasciar perdere? E magari lo spingeresti a provare con un altro sport che abbia costi decisamente più contenuti e sia anche meno pericoloso?

GM. No, e non la metterei sul pericolo. Io penso che andare in pista non sia più pericoloso di altri sport. Certo, non è il golf, qualche osso può saltare, ma il male vero te lo fai solo in rari casi. Ci sono molti ragazzi che sono riusciti come motociclisti senza avere le spalle coperte. Costa, purtroppo si. Comporta dei sacrifici, ma non lo ordina il medico. Se un padre crede nel proprio figlio, ma soprattutto se il proprio figlio ha passione il padre può provare ad aiutarlo, ad avviarlo, fin dove riesce. Senza eccedere in quelle forme di fanatismo e frustrazione di cui troppi padri sono protagonisti e vittime. Da lì in poi entri nel campo della fortuna e del talento superiore. Melandri non aveva una lira, Biaggi era molto normale, Pedrosa famiglia normale con reddito basso, Capirossi famiglia di contadini. La famiglia di Stoner ha vissuto in camper una vita di stenti. Ce n'è una marea, così come ci sono quelli che hanno iniziato con la pappa più o meno pronta. Però ho l’impressione che riescano meglio quelli che hanno fame. E' una cruda realtà, ma ha un fondamento certo.


MC. Fai un saluto ed un augurio ai lettori di Motocorse.com?

GM. E' stato il primo forum sul quale io sia intervenuto, per qualche anno anche l'unico, nickname GuGu. Ci sono affezionato, tanto. E' stata la prima comunità di motociclisti che mi ha accolto come telecronista che veniva paracadutato da estraneo in un mondo non suo. Sono stato benvoluto, incentivato, incoraggiato e corretto da Motocorse, dove avevo qualche amico. Era il 2001 e sono ancora in contatto con alcuni iscritti. Le discussioni erano costruttive, interessanti, civili. In buona parte lo sono ancora, grazie a pochi fedelissimi competenti e attenti. Il modo di ragionare di Monia75, che non ho mai visto in faccia e peraltro credo non mi stimi particolarmente, secondo me è esemplare. E' "giornalistica", è opinionista, è critica. Non pretende di dare notizie, giudica quelle che ha. Si basa sul certo, non fa illazioni e se le fa ci mette dell'ironia. Non ti vuole fregare. Un po' tutti i forum hanno perso in serietà, in curiosità, ironia. Tutti gli appassionati hanno
sentito la necessità, legittima, di far tornare il motociclismo una passione per pochi. E io questo desiderio, per ovvi motivi forse lo capisco, ma non lo posso certo condividere.

The End

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