Valentino in Qatar ammette che la sconfitta gli ha permesso di maturare
Rossi si scopre predatore
«Dopo anni in cui ero l’uomo da battere, ora tocca a me riconquistare qualcosa»
Deve sciogliere il rebus pneumatici e manda alcune richieste: vuole la monogomma (preferibilmente Michelin), non vorrebbe correre in Cina e Turchia, apre al secondo GP in America e sogna Rio
NOSTRO INVIATO
MARCO BO
DOHA. In Superbike forse ci andrà tra 15 anni, come ama ricordare per prendere in giro il vecchio nemico Biaggi, in compenso qualcosa della Superbike gli piacerebbe provarlo subito in MotoGP: «Io vorrei la monogomma, sarebbe molto meglio per tutti. Adesso gli pneumatici sono diventati troppo importanti per il raggiungimento dei risultati. Prendete le Bridgestone che a Motegi vanno da paura e a Barcellona fanno ridere, che senso ha per i piloti vedere il loro rendimento che cambia così per colpa delle coperture? Io sarei d’accordo per la monogomma e mi sembrerebbe giusto che toccasse alla Michelin, che è impegnata al meglio qui e che in Formula 1 e rally non partecipa » . Così parlò Valentino
Rossi, al termine di una decina di conferenze, tra briefing tecnico, safety commission e incontri con la stampa di mezzo mondo.
Vale accende una vigilia del Qatar che, guarda caso, si muove tutta intorno all’interrogativo delle gomme. Anche le sue, che sotto la Yamaha potrebbero cedere nelle tornate finali, come è accaduto nella simulazione di circa un mese fa su questa pista, una lingua nera nel chiaro del deserto. «La Michelin ha portato delle gomme che sulla carta vanno meglio che durante i test, non vedo l’ora di verificare se vale lo stesso discorso anche sull’asfalto...». Il dilemma pneumatici quest’anno si muoverà comunque entro confini diversi essendo cambiato il regolamento: coperture contingentate, 31 per ogni pilota. «Io preferisco così, perché se è vero che la Michelin l’anno scorso poteva portare le gomme all’ultimissimo in base ai dati delle prove, è anche vero che era diventato più difficile trovare il set up ideale della moto perchè c’era una variabile che continuava a cambiare». Messo all’angolo, con la domanda su quante volte si è “salvato” grazie alla “gommina” perfetta arrivata al sabato sera, Rossi ci pensa su è conta fino a due: «All’Estoril e a Valencia... ». Dove il rendimento della sua Yamaha andò a picco proprio per le gomme jolly.
In ogni caso Valentino non è solo curioso di capire quanto vanno bene le nuove Michelin per questa pista, è anche carico per l’inizio della sua dodicesima stagione. «Sì, mi sembra un po’ di essere al primo giorno di scuola anche se a dire il vero pare che non sia mai finita la scuola. Per fortuna il lavoro sporco dei test si è concluso, basta vesciche alle mani e al sedere. Ora si suda e si lotta ma poi si viene via con qualcosa in mano. Comunque tutti gli sport stanno aumentando i ritmi. Io non sono contrario ad andare due volte in America se dovesse entrare Indianapolis, però finire a 19 Gran Premi all’anno mi sembra davvero troppo. Tra l’altro andiamo in un paio di posti dove fa freddo, c’è poca gente e delle moto non gliene frega niente a nessuno. Si potrebbero cancellare la Turchia e la Cina». Poi, pressato, ammette che anche tornare a Rio avrebbe il suo fascino...
Intanto c’è questa gara d’apertura del Qatar, “qui non è male, anche perché c’è un buon clima per iniziare a marzo, cioè un mese prima del 2006. E poi posso girare tranquillo nel paddock senza essere assalito, ormai per me è sempre un safari. Dopo anni in cui ero l’uomo da battere ora tocca a me riconquistare qualcosa. Stare dall’altra parte e gustare il sapore della sconfitta mi ha fatto bene, mi ha ha fatto maturare».
Vale qui punta alla vittoria che gli è sfuggita nelle ultime quattro gare. L’ultimo trionfo risale alla Malesia: «La mia Yamaha va forte, non credo che in questo senso avrò brutte sorprese. Vediamo come sarà la pista, la sabbia portata dal vento nei giorni scorsi potrebbe anche aver cambiato il grip. Con queste 800 mi diverto e il fatto di aver fatto bene con 250 e 125 mi aiuta perché lo stile di guida è simile, molto veloci in curva. Sono pronto e non vedo l’ora. Ho voluto firmare il contratto per il 2008 anche per evitare pressioni ulteriori e sentirmi mille domande sul futuro. Resterò nelle moto almeno altri due anni e qui il mio posto è uno solo: la Yamaha. Non ho altre motivazioni extra che mi potrebbero portare da un’altra parte». L’idea della moto italiana, ovvero la Ducati, non lo attirava più di tanto prima, figuriamoci adesso che la sua M1 ha il tricolore ed è marchiata Fiat: «Già, una bella idea, è una grande brand che è tornato forte puntando sulla qualità delle macchine».
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