Incontro in Gazzetta col pilota romano che ha parlato a ruota libera: "Lo scorso anno Valentino ha fatto una cosa grande, ma io lo so che ha un punto debole...".
MILANO, 15 gennaio 2005 - Sono passati più due mesi dall’infortunio con la Supermoto e le stampelle sono ancora lì, quasi a voler ricordare a Max Biaggi che la guarigione va conquistata con sofferenza. Intanto il 23 gennaio c’è la Honda RC211V che lo aspetta a Sepang per i primi test.
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Quando diventa pilota ufficiale Honda... ufficialmente?
«Spero a breve, ma tocca a loro decidere se annunciarlo o meno. Intanto mi sembra che ormai lo sappiano tutti...».
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Il tecnico Erv Kanemoto farà parte della sua squadra?
«La Honda sta organizzando un po’ tutto. Comunque anche dopo il 1998, l’ultimo anno che ho lavorato con Kanemoto, è rimasto un bel rapporto di amicizia e stima reciproca. E il responsabile della mia moto sarà una sorpresa».
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Come sono andate le vacanze?
«Sono stato in America. A Los Angeles ho visto la prima gara del campionato supercross. Pioveva, ma c’erano 70.000 spettatori. Lì ho incontrato Hayden, il mio compagno, Schwantz, Mamola».
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Facciamo un nome: Rossi...
«Ha fatto una grande cosa con la Yamaha. Come piloti, la nostra è una stima reciproca. Anche lui lo ha detto più volte. Le nostre strette di mano non sono per i fotografi. A volte parte da lui, a volte da me. E dopo quest’anno in Yamaha, dove si è misurato fino all’ultimo con Gibernau, forse mi ha rivalutato».
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Rossi è un pilota imbattibile?
«No, si può battere. Perchè inizia un’altra stagione di corse...».
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Ma Valentino ha un punto debole?
«Sì, ma non ve lo dico».
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E di Rossi in F.1 che ne pensa?
«Anch’io ho avuta la possibilità, ma la scelta l’ho fatta. Non sono andato in F.1 perchè sarebbe stato chiedere troppo al destino. È un po’ come chi viene dal nulla, crea qualcosa di importante e cambia la sua vita perché vuole di più. Non va...».
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Qual è la moto del cuore?
«L’Aprilia 250».
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A proposito di Aprilia: Noale ha rinunciato alla MotoGP.
«Dispiace. Ma anche se rimanessimo in 15 a correre non cambierebbe tanto. Chiedete alla gente chi sono i piloti di F.1 o della MotoGP: scommettete che non arrivano a dieci nomi?».
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Cosa si aspetta dalla Honda?
«Vorrei essere messo in condizione di renderla vincente. Essere assecondato nell’indirizzo tecnico. Finora mi sono dovuto adattare a moto fatte da altri».
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Per questo vuole esserci a tutti i costi domenica 23 gennaio a Sepang?
«Delle due è meglio esserci. Perché non sempre può andare come nel ’98, quando Doohan sviluppò una Honda perfetta che andava bene per chiunque guidando pulito o di traverso. Allora, anche se debuttavo in 500 e avevo fatto 3 soli test ho vinto la prima gara e ho lottato con Doohan fino alla fine».
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Potrebbe svilupparla Gibernau?
«Secondo me è meglio che lo faccia io. La Honda starà a sentire un po’ tutti e alla fine spero che si indirizzi un po’ più verso la nostra strada».
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Quale è il pilota più forte?
«È come chiedere ad un agricoltore se il suo vino è il migliore...».
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E i piloti americani?
«Bisogna dar loro tempo. Vengono da campionati e circuiti diversi dai nostri. E da loro il livello è un bel po’ più basso».
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A cosa pensa durante una caduta?
«Vai già al seguito, non a quanto sta accadendo. Lucidità pura».
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E rivedendosi alla televisione?
«Mi stupisco sempre di come non si trasmettano dallo schermo le difficoltà incontrate per arrivare a quel punto».
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Chi è il più grande staccatore?
«Per me il brasiliano Alex Barros».
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I circuiti più belli...
«Per il pubblico Laguna Seca con il suo micidiale cavatappi: rettilineo, poi una discesa ed una esse. Per me Brno».
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Come è cambiato il Motomondiale?
«Dal punto di vista dei rapporti tra noi piloti ha perso un po’. Con Schwantz, Mamola e compagnia si giocava a calcio nel paddock, si facevano le gare in bicicletta, c’era sempre una trovata. Adesso quasi non vedi neanche il tuo compagno di squadra. Anche le prove ufficiali: adesso le fanno solo al sabato. Sono tempi che servono più alle tv che a noi».
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È stato vicino alla Ducati?
«Sono stato contattato nel 2003. A sentire loro ero la prima scelta. Ma avevamo un modo di vedere le cose diverso e allora ho preferito rimanere con i giapponesi. E poi, dopo anni di collaudi con la Yamaha, non volevo ripartire con una moto nuova: mi sarebbe costato troppa energia».
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Fortuna, talento: cosa conta di più?
«Aiutati che Dio ti aiuta è un detto che vale sempre. Detto questo, arrivi a un certo punto dove pensi di avere imparato abbastanza e pensi che è difficile ancora progredire. Invece no. Allora devi stuzzicare la tua fantasia. Anche nell’allenamento».
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In moto c’è più sofferenza o divertimento?
«Percepisci la sensazione del divertimento. Fare un numero è come far vedere un album di fotografie ad un amico. La moto non è un lavoro, è un piacere».
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In questi due mesi di stop per l’infortunio a cosa ha pensato?
«Due mesi e 5 giorni, ormai li conto. Ho fatto le cose semplici. Tutti i piloti sono così. Ad esempio a casa può darsi che li trovi a rompere la legna perchèquel giorno devono essere boscaioli. Nella sofferenza ho trovatoaiutodai tifosi e dalla gente. Mi hanno chiamato anche alcuni colleghi: Hayden, McWilliams, Hopkins».
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C’è il doping nel Motomondiale?
«Cosa può dare il doping ad un pilota?».
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E la cocaina?
«Penso di no, ma non ne sono sicuro. Però chi va a troppe feste rischia».
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Sarà pronto per il Motomondiale?
«Sì. In questi due mesi non ho usato neppure un antidolorifico. Questo per prepararmi eventualmente a prenderli. La mobilità al piede è ancora poca e il dolore è tanto. Domenica a Sepang non sarò al cento per cento. Però voglio esserci perchè la mia è una gran scommessa.Quando mi sono rialzato dall’asfalto, sulla pista di Latina, mi è passato nella mente il film di quello che sarebbe stato il 2005».
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E l’incidente di Rossi con lo snowboard? Lì anche lui ha rischiato...
«Innanzitutto, quello investito non è il mio commercialista... Scherzi a parte, non ci ho pensato più di tanto perchè quel giorno è morto Meoni».
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Non è che voi piloti rischiate un po’ troppo con i vostri divertimenti extra... «Sono manifestazioni di vitalità. La libertà di fare un salto di venti metri con la moto da cross può darti gusto come una cena con gli amici».
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Si può voler bene ad una moto?
«Se riesci a farla tua sì. Io la rispetto come un amico, ma la vedo molto femmina. Ogni tanto mi è anche capitato di parlarle. E a casa, all’ingresso, ne ho due: ma non vi dico quali».
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Cosa non le piace di se stesso?
«Sul lavoro mi irrigidisco e la gente non mi conosce per quello che sono davvero».