CRITICA alla POESIA PURA: per un momento vorrei cercare di analizzare insieme a voi una delle maggiori espressioni di arte poetica dei nostri tempi, un modo di esprimersi nuovo, acuto e interessante, che tanto ha dato e tanto sicuramente darà alla letteratura italiana.
A Max (come si fa a mettere una musichetta dolce di sottofondo?)
Gli occhi di una persona,
Incipit da manuale di poesia greca: mai scontato, mai banale,sempre vivace, sempre appassionato…
una persona semplice,
in questo verso, il poeta parla della stessa persone che prima di salire in moto si liscia il pizzetto con la brillantina e sceso dalla moto rifugge i giornalisti per il concetto greco del kalòs kai agathòs: in sostanza non è bello farsi vedere sudati…, rende cattivi.
che vive la sua vita al Massimo,
nomen est omen. Un nome (Massimo) un destino (non c’è molta aderenza, ma soprassediamo e andiamo con gaia gioia a scoprire la sublime essenza dei versi a seguire!)
come pochi sanno fare,
(respiro di sollievo!!) Percossi e attoniti al nunzio stiamo: pensiamo ad un fuorigiri in cui tutti i piloti parlano in modo sibillino (maxino è il termine moderno!): (a parte che durerebbe 8 ore), ma neppure l’oracolo delfico riuscirebbe a dischiudere le porte della conoscenza e svelare l’arcano che si cela dietro la favella di bananito!
lottando per tutto,
anche in questo poderoso esasillabo, il poeta rammenta al lettore le gesta eroiche di colui che qualche gran premio fa preferì accontentarsi di un quanto mai inglorioso secondo posto piuttosto che andare a riprendere Makoto beatamente assorto in una gita turistica in pista nel paesaggio brasiliano….
con l'umiltà
il poeta, acuto, sottolinea le ineguagliabili doti del protagonista, ovvero di colui che afferma: “datemi la moto di Rossi e vi faccio vedere io!”
di chi sa che significa soffrire
esempio di rara poesia. Da incorniciare e rileggere prima di coricarsi. Il poeta in questo modo rende omaggio a colui che, stoicamente, soffre ogni volta che sale in sella…una sorta di martirio catartico…
e non dimenticare...
con questo verso il poeta richiama alcuni romanzetti di moda a quel tempo: Harmony.
Gli occhi di una persona,
per un istante il poeta lascia trapelare tutta la sua nobiltà d’animo e si interroga, colto da un dubbio amletico: “ma sto parlando di una persona o di una banana?” In ogni caso, meglio puntualizzare!
quelli che hanno sofferto,
repetita iuvant!
pianto,
apoteosi di superba virilità
e non solo per se stessi,
ad una lettura poco attenta, si introduce il concetto di altruismo. Andando poi a ricercare il significato recondito, si scopre come la chiave per enucleare la corretta versione dell’eptasillabo stia nella contrapposizione degli opposti: la commozione non è solo per sé stessi riguardo alla frustrazione di non ottenere risultati, ma soprattutto in quella di vedere il nemico raggiungerli sistematicamente.
quelli che vedi sempre attenti
ipse dixit!
a non lasciarsi sfuggire il particolare...
una perla. Che cela tutta la veridicità e la lealtà del poetà nel descrivere colui che, dotato di memoria elefantiaca, non se ne lascia scappare una: la frizione non friziona, il casco non casca, il freno non frena, il chattering non chattera, la moto non mota….
Gli occhi di una persona,
Con la repetitio, il poeta sente la necessità di ribadire un concetto già esposto precedentemente
un uomo pari al mito,
dal particolare si passa al generale. Ma il poeta dimentica di citare il mito, che dopo attente analisi compiute da molti illustri studiosi, sembra ancora sconosciuto ai più…
pari ad un leone,
continuum della deificazione. Il poeta ribadisce per l’ennesima volta un concetto che evidentemente può non apparire chiaro, sfociando però in una contraddizione: Max appartiene al regno delle piante (bananito) o degli animali (leone)?
che con grinta
memento audere semper!
e pazienza
e pazienza! (alla pugliese!)
raggiunge i suoi scopi..
apogeo, fulcro dello sviluppo poetico. Momento di rara classe artistica. Il poeta svela al lettore il fine ultimo della poetica maxiana. Ma da poeta maledetto con mente ottenebrata dalle droghe e dall’alcool, si dimentica di assistere agli ultimi anni di motomondiale arrestando la sua documentazione a tempi oscuri e remoti.
Gli occhi di una persona,
ultima repetitio (yuhuu!!!). Il poeta tende ad avvicinare il mito al mondo imperfetto dell’uomo: questo espediente poetico prepara il lettore all’arrivo della stangata finale, della chiusa che eleverà il protagonista al rango di bananito, ultimo stoico eroe del mondo dei MAF (motociclisti alla frutta, antica confraternita che annovera tra gli iscritti importanti nomi di spicco tra cui Barros),
nei quali vedi le fiamme,
una sorta di Polifemo circense mangiafuoco. In questo verso si nota l’ispirazione del poeta che si rifà ad una antica storia per bambini: Pinocchio.
ma non per la rabbia
per carità! Mai insinuazione più deplorevole! E’ un uomo sempre corretto il bananito!
o per l'odio,
il poeta commette una svista: non accenna le ultime dichiarazioni di bananito nei confronti dei suoi colleghi.
ma per il sangue che ha,
Il poeta, non rammentando più a quale mondo regno appartenga il protagonista, assimila erroneamente Max ad un umano, dimenticandosi che nelle banane non scorrono globuli rossi.
quello del vincente...
Deificazione completata. Passo e chiudo.
Participio presente del verbo vinco. Secondo l’analisi attenta di numerosi studiosi, trattasi di errore oppositorum, di lieve lapsus freudiano in cui si pensa una cosa ma se ne dice un’altra, in molti casi addirittura l’oppposto. Secondo queste voci, il participio non sarebbe attribuibile al verbo vinco, ma si dovrebbe ricondurre al più corretto “perdo”, ergo, nella forma corretta diventerebbe perdente.
Ultimo acuto prima della gloriosa chiusa che suggellerà il bananito come principe unico e assoluto del regno MAF
Gli occhi di Max Biaggi...
A deificazione completata, il poeta svela l’identità del suo mito ispiratore. Alcuni studiosi maxiani, tra cui molte donne, preferiscono interpretare in altro modo quest’ultimo verso, non trovando aderenza e senso nell’invocazione degli occhi di max biaggi che tutto sono tranne che belli. Questo verso è dunque decodificato presupponendo o un’invocazione al concetto di “brutto” o un altro modo che però è ancora allo studio a causa della difficoltà nel trovare una versione alternativa a quella appena esposta.
Preludio al cambiamento.
Spero la leggerai e di incontrarti un giorno,
Il poeta compie una Invocatio alla musa (che nei tempi antichi era però d’uso porre all’inizio dei brani!) e si rivolge al suo ispiratore rivelando la speranza di incontrarlo un giorno. Gli studiosi però non sono riusciti a comprendere di quale giorno si tratti. La teoria più accreditata vorrebbe “un giorno” generico da intendersi, nell’accezione comune, “il giorno di quando e il mese di mai”. Alcuni letterati pensano addirittura che il poeta, letta la storia di Orlando recatosi sulla Luna per ritrovare il senno, abbia deciso di compiere lo stesso viaggio, e, rinsavito, abbia preferito chiudere la sua poesia con un verso provocatorio e di cattivo auspicio. Per ragioni pecuniarie e per accordi presi con l’editore Scalera, dovette per forza pubblicare la poesia, ma si dice che nell’ultimo verso abbia rinnegato il suo precedente pensiero. Una sorta di abiura meno palesata.
magari davanti una birra...
Conferma dell’abiura. Il poeta rinsavito, a questo punto, spera di leggere a Max questo componimento solo dopo averlo costretto con false adulazioni ad abbandonarsi ai fumi dell’alcool, e questo proprio per nascondere il disagio e il suo nuovo credo pieno di enormi discrepanze dai versi iniziali della poesia, scritti in un momento di sudditanza psicologica da Scalera.
Ultima modifica di Maya il gio 09 set, 2004 10:17 am, modificato 1 volta in totale.
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