L’EVENTO / Il Mondiale sbarca a Pudong e in un Paese affamato di novità Cina, la sfida è in moto Affari e competizioni: si prova a replicare il successo della F1
DAL NOSTRO INVIATO
SHANGHAI - È la sfida epocale: sedurre con il suono delle moto una città di 16 milioni di persone la cui canzone preferita è quella dei clacson in delirio. Suonano ovunque e comunque dalle auto che paralizzano le strade a tempo pieno e riuscire per almeno tre giorni a sospenderli con qualcosa che profuma di due ruote sarebbe una bella impresa. Non è facile, poiché qui sembra esserci molto più interesse per il Mondiale di tennis da tavolo. Ma ci si prova. Con i poster di quel Numero 46 giallo in campo blu lungo le autostrade e una buona dose di speranza.
Shanghai e il Motomondiale si osservano, si annusano, cercano di capire che sarà di questa loro prima volta. Perché la Formula 1, approdata qui l’anno scorso, era un’altra faccenda, un affare a colpo sicuro. Ma le moto? Apparterrà anche a loro questo impianto kolossal nato dalla mente dell’architetto-star tedesco Hermann Tilke, che con 400 milioni di euro ha riprodotto in Cina la sua creatura malese di Sepang moltiplicandone all’infinito tribune, paddock e box e inserendovi laghi, torri, design, varie e eventuali? Farà per loro questo Gp sponsorizzato da Taobao.com, portale di e-commerce emblema della nuova Cina che spaventa i nostri mercati e che dichiara 56 milioni di pagine visitate al giorno e oltre 5 milioni di utenti registrati? Piacerà a loro questo luogo fatto per stupire e un po’ inquietare, il luogo dello spropositato messo a confronto con lo sport del dettaglio, della minuzia, dell’arte di creare sorpassi e imprese dentro un centimetro? Prima ancora che il dato tecnico, per adesso è questo che incuriosisce: come il Motomondiale, una festa mobile gelosa e fiera della sua semplicità, reagirà a questo gigantismo che stordisce. Per dirla in breve, con il solito potere di sintesi sfoggiato da Valentino Rossi poche ore dopo essere sbarcato all’aeroporto di Pudong, «in questo circuito sembra di essere in un sogno: ci sono i laghi, il verde, sembra l’ideale per andare in vacanza invece che per correre». E invece correre si deve, in pista come fuori. Fuori, si è capito dove dovrebbe portare tutto ciò, qual è lo sfondo dell’evento, perché si è venuti a dare gas in Cina, ventottesima nazione a ospitare un Gp del Motomondiale. Ieri infatti, a pochi minuti uno dall’altro, sono stati inaugurati due negozi molto occidentali, ammesso che questo aggettivo abbia ancora senso: uno Gas (con festa per Max Biaggi che domenica correrà il 200° Gp), l’altro Ducati, dentro il «Three on the Bund», megacentro commerciale sulle rive del fiume Huang Pu che divide la città.
Segnali. E, in un Paese che nel 2004 ha venduto 16 milioni di moto, persino doveri. I cinesi (quelli ricchi) accorsi in loco sorridevano soddisfatti. Se son rose (e Rosse) fioriranno.
In pista, invece, si sarà capito qualcosa solo tra la notte e l’alba italiane con le prime prove libere. Qualcuno l’ha vista in playstation, altri solo in foto, tutti ieri l’hanno approcciata in scooter, trovandosi generalmente preoccupati da un tracciato di 5,451 km fatto del più lungo rettilineo del Mondiale (1202 metri), curve scomode («la prima difficile anche in scooter», ha scherzato Rossi), molti passaggi lenti da prima marcia creati per le auto e dunque assai difficili da interpretare in moto. In più c’è il fattore climatico, con 30 gradi ieri ma incombenti previsioni di pioggia. Tutti concordano: «Bisognerà capirla bene e in fretta». Come la Cina è la sua pista. Una sfida da non perdere.
Alessandro Pasini
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