dal corriere
Il suo team director: le auto? Sono il suo desiderio
«Dieci anni che corro in moto, è abbastanza» Valentino Rossi verso la Formula1: «Voglio restare ancora un anno con la Yamaha. Se mi capitasse l'occasione buona la prenderei».
PARIGI - «Sono ormai dieci anni che corro in moto, forse è abbastanza». Dunque? «Non ho ancora deciso. Ma se ci fosse l’occasione buona, mi piacerebbe coglierla». Bum. All’ora di pranzo - sotto il sole di Parigi dove è planato per un’insolita conferenza stampa pre-Gran premio personalizzata (gli altri, i mortali, parlano dietro una scrivania al circuito) - la verità rivelata di monsieur Valentinò Rossi scuote il bateau che lo porta placido lungo la Senna e lascia perplessa persino la torre Eiffel, pure lei in coda per una domanda al Fenomeno. Insomma, vuoi vedere che? Vuoi vedere sì. «Dopo questa stagione, voglio restare ancora un anno in MotoGp con la Yamaha. La mia gente ci parlerà presto e spero proprio che si metta d’accordo. Dopo però vedremo».
Ma il dopo, da ieri più che mai, appare segnato. Anche perché più tardi, 200 chilometri più a sud, nella grigissima Le Mans dove oggi inizia la tre giorni del Gp di Francia, Davide Brivio, team director della Yamaha, chiude il cerchio aperto dalla sua star nella capitale: «Cominceremo a discutere il nuovo contratto dopo il Gp d’Italia al Mugello (5 giugno, ndr ). Noi non abbiamo alcun problema a fargliene uno di un solo anno. Lo sappiamo bene che il suo desiderio è di andare in Formula 1». Uno allude, l’altro si sbilancia. Il risultato è che, in un giorno apparentemente di relax e cazzeggio - tra una frase di Vale sull’amico Vasco Rossi («Io sono dottore di soprannome, lui lo è ufficialmente. Ma chissà che anche a me, un giorno...») e una sui suoi eredi («Vedo bene Melandri, Pedrosa e Dovizioso, anche se spero che un altro come me non cresca mai...») - la rivelazione tanto temuta dal popolo della moto e tanto attesa da Ecclestone e dalla Ferrari è arrivata: il ragazzo ci sta pensando. Stavolta più seriamente che mai. Forse a ciò sta contribuendo il modo in cui Rossi ha fin qui ucciso la concorrenza, già in pesante deficit di punti e di certezze dopo appena tre gare. Forse invece (ovvio fattore economico a parte) è solo il vecchio amore che continua a fargli battere il cuore: «Da piccolino il mio sogno era di correre in macchina. Per fortuna poi ho scelto le moto, ma ho continuato a fare dei rally e l’anno scorso c’è stato il test con la Ferrari, che fu un premio per la vittoria di Welkom...».
Il flirt mai esaurito, insomma, adesso potrebbe diventare qualcosa di concreto. Rimangono tuttavia delle resistenze. Che non sono certo, come si potrebbe pensare, la paura di affrontare una disciplina nuova, anche se Rossi sa bene che «in F1 il pilota conta molto meno che nelle moto, dove incide per il 70 per cento». È, piuttosto, l’agitarsi di un’altra passione, quella per la moto: «Ora vinco anche sul bagnato ma non dite che sono diventato un pilota perfetto. Quando uno la pensa così è meglio che smetta. Servono le motivazioni. E io voglio ancora migliorare». E poi: ««Io prendo le gare come un gioco ed è per questo che la gente si diverte e tifa per me. Schumacher non è male, ma io sono più simpatico...». Il bel gioco allora durerà fino a fine 2006. Poi - sempre che, con uno dei suoi colpi di teatro, non decida di smettere per poi non fare niente a parte stare tutta la vita su una spiaggia - il ragazzo andrà veloce con due ruote in più. Resta l’incognita: rally o Formula 1? A forzare la mano e a prendere per buono ciò che ha dichiarato ieri Alain Prost alla Bild («Schumacher si ritirerà a fine di questa stagione»), Rossi (che dice: «A me se Schumacher smette spiacerebbe davvero») parrebbe già seduto sulla Ferrari per il 2007. In realtà, nulla sul suo reale approdo è già deciso.
Chiare però, anzi chiarissime, sono da ieri le sue inquietudini. Quanto poi a quelle di chi teme di vederlo fuggire dal moto-mondo, non è nemmeno il caso di parlarne. Ha spiegato ieri Valentino sulla Senna: «Anche senza volerlo, perché ho sempre pensato solo a divertirmi, ho fatto diventare il motociclismo importante e popolare. Se vinci e dai emozioni, la gente ti vuole bene». Lui vince e emoziona come nessuno. Lascereste andare uno così?
Alessandro Pasini
|