Cannibali mangia campioni
Rossi chiude Gibernau come Merckx-Gimondi, Thoeni-Gros, Schumi-Barrichello
Quanti Mondiali avrebbe già vinto Sete Gibernau se non avesse incontrato sulla sua strada Valentino Rossi? La domanda assomiglia a quella su come sarebbe andata la nostra storia se gli americani non avessero vinto la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, trattandosi qui di sport, è meno oziosa di quanto sembri. Dopo l’ennesima sconfitta patita a Le Mans, infatti, dove il Cannibale biondo se lo è cucinato in una salsa che non aveva ancora assaggiato, il motociclista di Barcellona è ormai entrato ad honorem nel club dei «gimondizzati». Si tratta di quel circolo di sportivi, bravi, a volte campioni, saltuariamente persino fuoriclasse, che a un certo punto della loro carriera (o, nei casi più terribili, in tutta), si trovano a combattere con un marziano. Questione di contingenze storiche, karma negativi, scherzi della natura, voleri divini. Forse solo sfiga. Fatto sta che a loro essere primi dei mortali non basta. Devono combattere con il sovrumano, loro. E, va da sé, perdono. Oppure, pur vincendo comunque, non vincono quanto potrebbero.
Sete per il momento, anche se ride sempre ed è soprannominato Hollywood, appartiene ai gimondizzati più tristi. Quelli cioè che non hanno vinto niente. Dalla sua, va riconosciuto, c’è l’esplosione tardiva. Fino alla stagione 2003 l’hondista era ritenuto un buon pilota e niente più. Poi, quasi all’improvviso, l’ascesa nell’élite. Molti si rifiutano di ritenere Gibernau un campione, ma le classifiche parlano chiaro: per due anni di fila è stato lui l’indiscusso secondo dietro Rossi e anche in questa stagione, se le cose torneranno alla normalità come è stato in Francia domenica, sarà lui il vero «contender» di Valentino. Cioè il vicecampione del mondo per la terza volta.
Il problema dell’Hispanico, neosocio del club, è che il Dottore per lui è come Merckx per Gimondi. Ricordate il campione italiano? Ciclista superbo, ai limiti della fenomenalità, ha vinto Giro, Tour, Mondiale, Vuelta, tutto insomma, e in questo è certamente un bel gradino più su di Gibernau. Ma proprio per questo la sua è una situazione persino peggiore. Il grande Gimondi, il cui nome è sempre suonato così una perfida ironia del caso, è vissuto infatti nella stessa epoca di Eddy Merckx, probabilmente il più grande ciclista di sempre. Non a caso il belga, che ha vinto lui pure ciò che ha vinto Gimondi, solo moltiplicato per due, per tre, per cinque, ha il copyright del soprannome Cannibale, le cui caratteristiche principali sono: vince tutto, vince sempre e induce nella concorrenza uno stato d’animo che va dalla frustrazione alla depressione.
Sono situazioni difficili, ma se Gibernau si vuole consolare sappia che ci sono passati in molti. Piero Gros, per esempio, sciatore di classe, non solo aveva il suo Cannibale, ma ce l’aveva pure in casa e si chiamava Gustavo Thoeni. Forse anche per questo Pierino si sveglia ancora la notte ricordando il giorno che, a St. Moritz ’74, il futuro testimonial di uno speck gli soffiò il titolo mondiale di slalom speciale con una rimonta (molto valentiniana) nella seconda manche da ottavo a primo, mentre Gros, primo, saltò e rimase con in mano niente.
Volendo poi - l’analogia può sembrare forzata ma i numeri la sostengono - anche il tanto vituperato Rubens Barrichello, vittima dell’altro Cannibale a motore dei tempi moderni, Michael Schumacher, è arrivato due volte secondo nel Mondiale di Formula 1, nel 2002 e nel 2004. Rubinho, a dirla tutta, non ha mai entusiasmato come Gibernau nei duelli con Rossi, ma a scagionarlo almeno in parte è la storica necessità di eseguire gli ordini di scuderia Ferrari. La domanda torna: sarebbe cambiata la sua storia di pilota triste se fosse vissuto in un’altra epoca, senza la mascella sguainata del tedesco sulla testa?
Non lo sapremo mai. O forse sì. Basterebbe che il Cannibale si ritirasse (e mettessero Rubens come prima guida, ma questa è un’altra storia...). Quando è successo, per alcuni cannibalizzati la vita è cambiata. Ha ricominciato a trionfare Stefania Belmondo nel fondo quando Manuela Di Centa si è ritirata. Ha ricominciato a vincere nel tennis Steffi Graf dopo che Monica Seles, che ne aveva spento parzialmente la stella, si è ritirata vittima dell’accoltellamento da parte di un tifoso della tedesca. Sete, si capisce, è un signore e i suoi tifosi non arriverebbero a tanto. A lui basterebbe che Rossi se ne andasse in Formula 1. Gibernau resterebbe gimondizzato, ma vincerebbe e diventerebbe un po’ più felice. Con la minuscola.
Alessandro Pasini
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