Con l'eccezione 2004 Rossi ha sempre vinto con questa superiorità.
Allora era grazie alla moto, ora per gli avversari imbolsiti.
E' inutile: nun ce vonno stà.
Allego certificazione di acidità cronica:
Rossi: una rondine non fa primavera E' passata ormai un settimana ma l'esordio di Valentino sulla Yamaha fa ancora notizia. Ne sa qualcosa Luigi Rivola, tartassato sull'argomento da amici e parenti. Ma il nostro giornalista ha opinioni decisamente fuori dal coro...
di Luigi Rivola
Quando ci si occupa di moto da quarant’anni è difficile girare per strada senza che il discorso scivoli sul fatto motociclistico del momento, quello che si legge al bar e si ascolta almeno tre volte al giorno al telegiornale ed è oggetto di discussione nel varietà in prima serata TV. Tu con gli amici e i conoscenti parleresti volentieri d’altro, anche solo per dimostrare loro che la tua cultura e i tuoi interessi non si limitano a due ruote e un motore, ma loro, inesorabilmente ti portano lì, e lì ti tengono. “Hai visto Valentino, che fenomeno sulla Yamaha?”. "Certo che ho visto. Ha fatto ciò che doveva fare: andare più forte di Checa e di Barros con la stessa moto".
“Per te è tutto qui? Ma se ha girato a due decimi da Biaggi la prima volta che è salito sulla Yamaha, significa che è già vincente, non ti pare? La moto non la conosce ancora e poi è quella vecchia che non andava, figurarsi con la nuova, dopo che avrà detto agli ingegneri che cosa fare, visto che lui è un bravissimo collaudatore”. "Calma. Qualcuno di voi si aspettava che Rossi andasse come Barros e Checa sulla M1? Allora spiegatemi perché la Yamaha avrebbe dovuto offrirgli tanti miliardi in più degli altri. Certo che la differenza c’è, ed è emersa subito, ma da qui a vedere la Yamaha vincente ne passa, e anche le tanto celebrate doti di collaudatore di Valentino potranno al massimo favorire la miglior messa a punto della moto che ha, ma mai farla andare oltre i limiti della struttura esistente, a meno che non abbia in testa lui un nuovo motore da proporre..."
“Tu ce l’hai con Rossi”. "Eh, lo sapevo che ci saremmo arrivati: se io mi limito a riconoscere il talento di un campione ma mi rifiuto di elevarlo a divinità, subito mi si accusa di avercela con lui. È tipico degli italiani: bisogna sempre schierarsi, scegliere una parte, o l’altra. Ma è possibile che non capiate che un campione non ha mai vinto senza la moto vincente? Qualcuno crede ancora che le Honda ufficiali della HRC siano uguali, identiche a quelle in leasing? Chi dimostra la bontà delle evoluzioni a chi domani dovrà acquistarle a caro prezzo: il pilota che arriva sesto o quello che vince?".
“Andando al sodo, secondo te Rossi può vincere il Mondiale 2004?”. "Personalmente la vedo molto dura. Un conto è fare tempi eccellenti in prova da solo, un conto è vincere passando o tenendosi dietro tutti gli altri. Un conto è pennellare tutte le curve con lo stile e l’abilità che ti sono proprie per fare un giro pressoché perfetto, un conto è forzare la moto a un passo o a una manovra che non le sono congeniali, ma che ti servono per superare un avversario. La Honda sopporta bene queste forzature, a detta di tutti quelli che l’hanno guidata, la Yamaha invece no, o almeno così ha fatto fino ad ora".
“Quindi lo vince ancora la Honda...”. "Non è detto. La Honda potrebbe commettere lo stesso errore che costò alla Yamaha il titolo della Supersport nel 1999: aveva la moto vincente e vinse il campionato costruttori con largo margine, ma il titolo piloti andò a Chambon e alla sua Suzuki. La Yamaha vinse infatti sei corse su undici, ma con cinque piloti diversi. Se Edwards, Biaggi, Hayden, Gibernau e Barros si dividessero i punti importanti della Honda nelle prime gare, e Rossi si beccasse da solo quelli della Yamaha, non è difficile capire che a goderne alla fine potrebbe essere lui. Lega nel 1977 conquistò il titolo della 250 vincendo un solo GP".
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