dalla gazzetta
Hayden, campione nato in giardino
DEDICATO A TE Nicky Hayden, 24 anni il prossimo 30 luglio, festeggia
la vittoria nel GP Usa a Laguna Seca con un passeggero davvero
speciale sulla Honda RC211V. È papà Earl, che lo segue in ogni gara
del Motomondiale (Milagro)
Le prime sfide di Nicky con i fratelli Tommy e Roger. Sull'ovale costruito da papà Earl Il dominatore del GP: «Avevamo i buchi nel tetto ma i soldi servivano a farci correre»
segue dalla prima
Ma ora Nicky, in 45 minuti di piegamenti mozzafiato sulla lingua d'asfalto di Laguna Seca, ha cambiato il suo destino: ha vinto per la prima volta una gara che conta, in una vetrina collegata in mondovisione e davanti agli occhi di Brad Pitt, Michael Jordan e 55 mila tifosi. Per un americano, il massimo.
Ma la famiglia degli Hayden non si sfalda certo per un successo così. Anzi. E' proprio a Tommy, che si era appena contuso una mano quando era in testa nella gara che precedeva la MotoGP, che Nicky ha pensato sulla griglia di partenza: «Ero preoccupato per lui, poi la tensione saliva, era venuto persino Brad Pitt a stringermi la mano e a dirmi "good luck, man!". Non ne potevo più, non vedevo l'ora che iniziassero le danze. Ho spinto quanto potevo, ho dato tutto, c'era la mia famiglia al completo e il pubblico meraviglioso di casa».
Poi a Nicky, conosciuto anche come Mister Dirt, Signor Terra, per via dei tempi, neppure troppo lontani, in cui dominava nel dirt track (corse su terra battuta), è scesa una lacrima, durante la premiazione, al momento dell'inno. Hayden è stato in testa dall'inizio alla fine, ha esibito una sicurezza da veterano. Prima pole in MotoGP sabato, prima vittoria domenica: un en plein che lo ha mandato in trance.
Almeno così sembrava, quando, dopo aver tagliato vittorioso il traguardo, ha piantato la moto numero 69 in mezzo alla pista per dare un passaggio al padre e metterselo in sella dietro di sé, con la bandiera americana in mano, così come si celebra proprio nel dirt track, da dove la sua avventura era partita.
Era stato proprio papà Earl, rivenditore di auto usate, a trasmettergli la passionaccia per le moto: aveva costruito nel giardino di casa giù in Kentucky un piccolo ovale dove faceva correre fra loro i tre figli. La leggenda degli Hayden era cominciata così: «Mio padre faceva di tutto per farci gareggiare. Ricordo che avevamo dei fori nel tetto di casa. Ed invece di ripararlo papà, quando pioveva, metteva i secchi per terra. I soldi preferiva spenderli per finanziare le nostre corse. Ma il buffo è che io non sono il più bravo: il più veloce in famiglia è mio fratello più grande Tommy. Spesso prendevo delle ripassate che non mi sono mai dimenticato. Ma a volte la vita prende delle pieghe diverse e, così, dei due, sono stato io a raggiungere la MotoGP».
Il debutto nella classe regina arriva nel 2003: miglior esordiente e tante ambizioni per il futuro. Ma la stagione successiva Nicky non progredisce come ci si aspettava, complici anche molti infortuni: «Quando mi sono trovato con il contratto in scadenza e una clavicola fratturata ho avuto paura di non farcela. Ma la Honda ha creduto in me e mi ha dato una mano». Come dice lui, le corse e le vittorie le ha sempre avute nel sangue: prima con i trionfi a grappolo nel dirt track, poi con un titolo nella Supersport nel 1999 e uno nella Superbike nel 2002, a 20 anni, il più precoce a riuscirci.
E ora l'ex Signor Terra rischia di diventare uno dei possibili rivali di Rossi. Dice: «Io spero che questa vittoria possa far decollare la mia carriera. Credo che vincere la prima gara sia la cosa più difficile, poi, una volta ottenuta quella, le cose diventano più semplici. Io lo so che posso fare bene, che posso diventare forte: ho molta fiducia nei miei mezzi». E ammette che quella fiducia domenica gliel'hanno trasmessa anche i tifosi: «E' stato un bello show. Se il Motomondiale è uno sport internazionale, è giusto portarlo anche in America. Anzi è un dovere organizzare qui un GP: per gli sponsor, per i team. Io spero di tornare anche il prossimo anno».
Non gliene importa niente degli europei. Che pensino pure che l'1-2 americano di Laguna Seca è arrivato solo perché gareggiavano su un circuito che conoscevano a memoria: «I nostri rivali sono dei supercampioni e le cinque ore a disposizione per provare sono abbastanza per conoscere la pista. Cosa dovremmo dire noi che siamo costretti da sempre a gareggiare all'estero?».
Papà Earl, la faccia arsa dal sole e il baffetto curato, schizza come una pallina da flipper: dal podio di Nicky, al centro medico per capire le condizioni della mano di Tommy e poi torna alla griglia per assistere alla partenza delle Supersport, dove al via c'è l'altro figlio Roger. Solo lì si accorge che Tommy, seppur incerottato, è pronto anche lui a fare la gara. Roger perderà di un soffio, superato all'ultima curva da Jason Di Salvo, mentre Tommy difenderà con i denti, il sesto posto. «La festa non è completa», dice papà Earl un po' deluso, nonostante il successo di Nicky. Sì, i signori Hayden sono anche degli incontentabili.
Massimo Lopes Pegna