da racingworld.it 06/07/2004
Ogni stagione ha il suo male: l’inverno ha l’influenza, la primavera l’allergia, e così via.
Il 2004 del motomondiale, come male di stagione, ha il chattering.
Categorie a rischio? In particolare i piloti, specialmente se Honda. Partiamo dall’inizio: abbandonando una moto che andava e vinceva da sola, Valentino Rossi è passato ad inizio anno alla rivale meno competitiva Yamaha, lasciando in mano a sei piloti quel piccolo gioiello di tecnologia a due ruote.
Ma le cose, improvvisamente, cambiano: la “piccola” Yamaha si avvicina nei tempi alla Honda, ogni giorno di più. L’ala dorata, dal canto suo, non sa ancora scegliere il top driver, per affidargli il materiale migliore, e i suoi sei cavalieri sgomitano per il posto in prima fila.
Si arriva in Australia con un nulla di deciso: pronti, via e vince Rossi. Le moto che un anno fa vincevano praticamente da sole sono tutte dietro, una sola ha tenuto il passo e per giunta non è ufficiale.
La seconda gara riaccende un barlume di speranza: condizioni difficili, quasi proibitive, vince Gibernau che nella gara dopo si ripete, Rossi è solo quarto. I valori in campo sembrano tornati alla normalità: e invece quella è l’eccezione, non la regola.
Ultimi tre GP: Rossi vince in sequenza guidando al limite e sopra i problemi che quella moto, ancora un po’ acerba, gli dà.
Gli altri, nello specifico quei sei di cui vi parlavo prima, collezionano una serie di posizioni (i più bravi) e di cadute rovinose (i meno bravi), ma di vittorie neanche a parlarne.
Siamo arrivati ai giorni nostri: la Honda dei sogni è diventata una miniera inesplorata di problemi, una moto che proprio non va.
Merito della Yamaha e di chi quest’anno (e solo quest’anno, sia chiaro) l’ha saputa sviluppare. Ma questo recupero non si giustifica solo con i meriti: ci sono anche, per forza, delle colpe altrui. All’unanimità i sei piloti Honda la causa dei mali la trovano: è il male di stagione, è il chattering.
Ma cos’è davvero il chattering? Fondamentalmente è un fenomeno di saltellamento: la moto sobbalza e trasmette attraverso il manubrio scossoni e vibrazioni al pilota, che ha la sensazione di un’aderenza “intermittente” della ruota anteriore durante la percorrenza di curva. Un fenomeno che si sente, e tanto, ma non si vede dall’esterno con altrettanta facilità, trattandosi, per l’appunto, di vibrazioni.
Istintivamente si tiene chiuso il gas fin quando la piega non ha raggiunto valori di sicurezza (cioè si è quasi in piedi) e poi si apre la farfalla.
In rettilineo il chattering scompare e il pilota torna ad avere feeling con la moto.
Ma, come spesso accade per questi fenomeni, anche il chattering è direttamente proporzionale alla velocità di percorrenza di curva: in condizioni di bagnato pesante i saltellamenti non sono più un problema e il “rimbalzo” sembra scomparire, visto che la velocità è estremamente ridotta.
Ovvio quindi che il problema nasca soprattutto in circuiti che presentano asperità pronunciate e curve ad alta velocità, come può essere Brno.
Ecco cosa succede: mentre la moto percorre una curva gli ammortizzatori non sono perpendicolari al terreno, ma arrivano quasi ad essere paralleli ad esso.
Se in quel momento si incontra una superficie ondulata, il movimento impresso alla gomma è verticale e gli ammortizzatori faticano ad assorbirlo vista la loro posizione: la vibrazione viene così assorbita completamente dalla carcassa dello pneumatico.
Per ovviare al problema si deve ammorbidire la mescola per fare in modo che le spalle e il battistrada riescano a disperdere l’energia cinetica il più rapidamente possibile.
Altrimenti, il movimento della gomma (che avviene, come già detto, in direzioni differenti da quelle ottimali per gli ammortizzatori) provoca un saltellamento che causa aderenza “a tratti” e poco feeling sull’anteriore per il pilota.
Ma il problema non riguarda solo gli pneumatici e sospensioni: per assorbire un colpo verticale c’è una forte interazione dei sistemi sospensivi col telaio.
Imperfezioni strutturali di quest’ultimo possono portare ad un mancato assorbimento delle vibrazioni e, quindi, ad un’amplificazione del chattering.
In pratica, come spiega Emmanuel Fournier, GP Manager Michelin, “telaio, sospensioni e pneumatici si comportano come tre molle. Quando la flessione di questi componenti entra in risonanza si ha il saltellamento". Ovvero, anche il mal funzionamento di una sola delle “tre molle” può causare chattering.
Quello che può venire spontaneo chiedersi è: visto che il chattering non è stato mai lamentato prima d’ora, o almeno non in questa misura, qual è tra questi il fattore principale scatenante?
Sicuramente non le gomme: Yamaha e Honda usano tutte e due coperture Michelin (e Tamada che usa le Bridgestone si lamenta pure lui), semmai sbagliano i piloti a scegliere le mescole, ma di solito non si vedono grandi differenze in questo campo.
Telaio e sospensioni pare strano: può Honda aver toppato in questa maniera lo sviluppo della sua moto?
E allora cosa rimane? Due ipotesi: la meno cattiva è che tutti, ma proprio tutti, soffrano di chattering, e poi in pista si dividano tra chi ci convive e chi ne fa un problema esistenziale.
La più cattiva è che quei sei spavaldi cavalieri non accettino una sconfitta simile: non da quel fortunato che guida sempre le moto migliori.[/img]