dalla
gazzetta dello sport
Quella pressione addosso che ti porta a sbagliare
P erdere la testa guidando in testa. Di solito quando si arriva in un circuito, favorevole o no alle proprie caratteristiche, si comincia di buona lena a prepararsi per disputare il gran premio. Si lavora preparando ogni dettaglio con dedizione maniacale, sognando di guidare il gruppone per più tempo possibile, magari fino alla bandiera a scacchi. Raggiunto questo obiettivo, arrivano le difficoltà vere. La sensazione è di trovarsi a guidare nella nebbia dietro a qualcuno che sembra andar piano, appena possibile lo si supera e in un attimo ci si accorge di quanto faticoso sia mantenere la testa. Essere in prima posizione, dettare il ritmo è difficilissimo, si tira al massimo e ogni giro, guardando la tabella dei box, ci si accorge che non è abbastanza, che il nostro più acerrimo rivale è lì, incollato alla ruota posteriore. E non molla la presa di un centimetro. Molti sono i pensieri che passano per la mente di un pilota in questa situazione: sarà anche lui in difficoltà? O si sta preparando per farci rimediare l'ennesima brutta figura?
I piloti, che sono in genere oltre che coraggiosi, grintosi e generosi cosa fanno in questo frangente? Danno di più; vanno oltre i propri limiti cercando di imporre la propria effimera supremazia. È esattamente quello che ha fatto ieri al Sachsenring Sete Gibernau, provato dai risultati sin qui ottenuti, succube di una dittatura pressoché assoluta, nel circuito a lui sempre favorevole ha osato l'impossibile per restare in testa. È bastata, però, solo la lunga ombra di Valentino Rossi, in formato cacciatore di record, a farlo sbagliare regalandogli la 76a vittoria. Un trionfo che lassù in cielo farà di sicuro felice anche Mike The Bike, ieri raggiunto dal pesarese ma sempre pronto a riconoscere il valore dei rivali.