MOTO / In Malesia cerca i punti decisivi per il settimo titolo
«Briatore dice che qui sono all’asilo? Io penso solo a vincere il Mondiale»
DAL NOSTRO INVIATO
SEPANG - C’è ancora qualcosa a cui il motociclista più veloce del mondo non riesce a sfuggire: il tormentone della Formula 1. Insistente, noioso, eppure appiccicoso come questa aria umida malese che spegne i riflessi ma non le polemiche, il motivetto che piace tanto è arrivato anche qui, sotto forma di dichiarazione all’aceto di Flavio Briatore. «Valentino Rossi è ancora all’asilo, a divertirsi con i suoi giocattoli - ha sibilato Mister Billionaire da San Paolo -. Facile vincere in moto dove non ha rivali. Venga invece fra i grandi e dimostri che cosa sa fare». Briatore a piedi uniti, ecco. Un po’ perché lo pensa, un po’ perché è così furbo da sapere bene che cosa serve per far parlare di sé e del proprio mondo.
E allora ecco che il Dottore - il quale proprio giovedì aveva dichiarato di non voler più affrontare il tema F1 e che ieri avrebbe preferito parlare solo del suo quarto posto nelle prime prove libere e, eventualmente, dei suoi problemi di sottosterzo, della Yamaha M1 che non curva bene come al solito, di questo «asfalt not cent per cent» perché un po’ piove-un po’ no e non è ben chiaro quali siano i pesci da pigliare - deve per forza replicare.
Naturalmente a modo suo.
Prima, quando gli porgono la rassegna stampa con le frasi di Briatore, Valentino la allontana discretamente schifato: «Io non voglio sapere proprio che cosa dice Briatore». Poi però non si trattiene: «Non penso che potremo mai andare d’accordo. Io fortunatamente ho delle cose molto più importanti da fare che leggere quello che dice Briatore di me. Basta. Sono qui per giocarmi un Mondiale, ho già abbastanza beghe.... Ognuno ha i suoi punti di vista, va bene così. Gli faccio i complimenti e spero che Alonso vinca il Mondiale, perché è stato il più bravo».
Sorride Rossi, ma è evidentemente infastidito. A Motegi è andata com’è andata. Adesso, a due giorni dal secondo match point per il settimo titolo personale, arriva quest’altra scocciatura. Una persecuzione, un tormentone, una fastidiosa Macarena ripetuta a loop che gli (ci) rintrona la testa. E ora è troppo tardi per stare a riflettere su quanto ciò dipenda dalla morbosa attenzione dei media, quanto dall’invidia (come dice spesso Rossi) degli attori della F1 e quanto dal suo porsi fin troppo ondivago sull’argomento. Ormai il danno è fatto, queste sono le conseguenze.
«Io all’asilo? Ripeto, non so che cosa ha detto Briatore, non lo voglio sapere. Lascio a voi e alla gente che capisce di corse valutare le sue esternazioni». Poi, prima di andarsene, la battuta, che non spegne del tutto la tensione ma dimostra almeno che le provocazioni, se si è intelligenti, possono comunque essere disinnescate con un sorriso: «E comunque io all’asilo mi divertivo...».
Tutto ciò non finirà qui, ovvio. E tutto ciò accade mentre finalmente si è tornati in pista (anche l’infortunato Melandri, 14°) e la situazione è tornata favorevole al campione. Nelle prove del mattino infatti (le uniche davvero indicative perché poi nel pomeriggio ha piovuto e le marcature sono saltate) Rossi era quarto dietro Gibernau (Honda), Kenny Roberts (Suzuki) e Loris Capirossi, il Ducati man che, tonico e già continuo sul passo gara, sembra proseguire sull’onda lunga di Motegi. Niente di eccezionale invece per Valentino (con qualche problemino di troppo sulla moto e un’uscita senza conseguenze nel pomeriggio), tuttavia quello che gli interessa è che Biaggi, l’ultimo ostacolo che si frappone fra lui e il settimo titolo, è appena decimo, pieno di guai e discretamente furioso. «Non funziona nulla», ha ringhiato Max. Poiché Rossi invece pare fiducioso sulla possibilità di operare qualche modifica vincente sulla sua M1 in vista della gara di domani mattina italiana (si corre alle 9, le 15 locali), è chiaro che al momento l’avversario peggiore del Fenomeno non è qui ma a San Paolo. Non solo e non tanto perché si chiama Briatore. Ma perché simboleggia nella maniera più dura quel futuro affascinante e pericoloso che Valentino non ha ancora deciso se abbracciare o fuggire.
Alessandro Pasini
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