...dal Corriere dello Sport:
Dall’inviato
Paolo Scalera
PHILLIP ISLAND - Fra mondiali veri ancora in palio (Kallio e Luthi nella 125, Pedrosa e Stoner nella 250), e “ mundialiti” validi per il secondo posto della MotoGP, il Gran Premio d’Australia offrirebbe già abbastanza motivi di interesse anche senza il debutto nella classe regina del vicecampione del mondo della SuperBike, Chris Vermeulen.
Chiamato a sostituire l’infortunato Troy Bayliss, alla guida della gialla Honda del team Pons, sarà invece proprio il pilota australiano l’“ osservato speciale” della terz’ultima prova di campionato.
Ventitre anni, in pista dall’età di sette, ex iridato nella categoria Supersport con la Honda nel 2003, Chris questa stagione è stato l’unico pilota ad opporsi con regolarità allo strapotere di Troy Corser e della sua Suzuki.
Per questo motivo, e grazie ad una stretta parentela fra sponsor - Winston, che lo appoggia in SBK e Camel, sono due marchi della JTI International l’HRC ha dato il permesso a Vermeulen di debuttare in quello che è il suo Gran Premio di casa.
« Si tratta di un accordo solo per questa gara - racconta il giovane Aussie Tutto dipenderà da Bayliss, comunque. Io spero che si rimetta, anche se non nego che mi farebbe piacere correre anche la settimana prossima, in Turchia. Non esiste, in ogni caso, alcun impegno per il futuro. C’è in giro la storia che io abbia ricevuto una offerta dalla Suzuki per correre con loro il prossimo mondiale nella Superbike, e per questo ora l’HRC sia corsa ai ripari offrendomi questa opportunità, ma non è vero. Addirittura io avrei dovuto provare la cinque cilindri lo scorso anno, non l’ho fatto solo a causa della frattura dello scafoide della mano destra. Oggi quel test mi sarebbe tornato utile. In ogni caso la mia priorità è rimanere con la Honda. Ovviamente il mio desiderio è arrivare in MotoGP, possibilmente il prossimo anno, ma sono disposto anche a ritentare la sorte nella Superbike, nel 2006, per poi approdare anche in un team come questo di Pons nel 2007. Il mondiale della Superbike vorrei vincerlo, ma questa stagione la Suzuki ci ha colto di sorpresa schierando una moto ufficiale ed il mio team, il Ten Kate, ha fatto il possibile con la Honda CBR 1000 RR, ma lo svantaggio che abbiamo accumulato nelle prime gare è stato irrecuperabile ».
Discretamente alto, magro, Chris Vermeulen sembra la versione anglosassone di Valentino Rossi. Inevitabile dunque chiedergli se sente il peso della sfida. Dopotutto è lui, ancora prima di Daniel Pedrosa, il pupillo dell’HRC.
«Sinceramente l’obiettivo che mi sono posto per questa prima gara è di non essere il peggiore dei piloti Honda in pista - risponde con un largo sorriso, quasi a scusarsi, Vermeulen - è vero che una moto è una moto, ma fra la mia Honda quattro cilindri che guido nella Superbike e la RC211V ci sono 50 cv in più con 20 Kg di peso in meno. Come se non bastasse io corro con gomme Pirelli, mentre qui utilizzerò le Michelin, che però per fortuna ho provato alla 8 ore di Suzuka. Inoltre anche se a mio favore c’è il fatto che corro sulla pista di casa, dovrò rivedere tutti i miei riferimenti, visto che noi corriamo con dischi di freni in acciaio, mentre la MotoGP utilizza un gruppo in carbonio molto più potente».
Insomma, nessuna sfida, per il momento.
«Il desiderio ci sarebbe. Spero solo che Rossi non vada via prima del mio arrivo definitivo. Mi dispiacerebbe, perché ovviamente oggi il sogno di qualunque pilota è di battersi con lui».
Peccato essere arrivato in un momento in cui la Honda sembra non brillare eccessivamente.
«Io sono convinto - è la risposta pronta, e divertita, di Chris - che il problema della Honda si chiami Valentino... ».
Scoperto e lanciato dall’indimenticabile Barry Sheene, Chris Vermeulen ha un solo rimpianto, alla vigilia del “suo” Gran Premio d’Australia.
«Mi avrebbe fatto piacere avere Barry al mio fianco - confessa - lo conobbi quando ero poco più che un ragazzino. Lui faceva già il commentatore TV e fu il primo a scommettere sul mio talento. Mi ha addirittura insegnato come si sta dietro ad una telecamera. Mi dispiace non poter correre con il mio numero, il 77, che è un doppio tributo al suo 7, ma è occupato da Ellison. Così ho optato per il 17... ».
Ne ha di coraggio, il ragazzo.
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