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 Oggetto del messaggio: ...perchè la festa continui
MessaggioInviato: mar 27 set, 2005 2:59 pm 
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Nonna Papera
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da Repubblica - martedì 27 settembre 2005

''E quando scende dalla sella è di una lentezza esasperante''

di Corrado Zunino

Gibo Badioli dichiara 48 anni. E' un signore innamorato di moto che a un certo punto della vita, dopo aver studiato arte e lavorato in uno studio di architettura, si è trovato a fare il manager di Valentino Rossi. Al paddock viene considerato un uomo che sotto la barba bianca protegge i segreti del più grande pilota di moto contemporaneo. Gibo Badioli ''per questa e unica volta'' ha deciso di parlare di sè, di Valentino, del futuro.

Perchè questi misteri su di lei e sul suo rapporto con Valentino?

Nessun mistero. Valentino è un rgazzo che fa cento cose e una straordinariamente bene:andare in moto. Ha bisogno di una persona che faccia i suoi interessi senza apparire, una persona di cui si fidi. credo che sia questo il ruolo di un manager.

Contratti, sponsor, residenze fiscali: Valentino vive a Londra per pagare meno tasse?

Vive a Londra perchè gli piace e perchè, come ha spiegato nella sua autobiografia, cerca una vita meno pressante. Sulle tasse bisogna chiedere a un esperto, io non seguo la sua pianificazione fiscale.

Chi è Gibo Badioli? Viaggiano leggende: vive tra Londra, Cattolica e misano e quando è in Italia vive di giorno con le tapparelle di casa abbassate ...

Sono un anarcoide che ragiona di testa sua, nè di destra nè di isnistra ... amo le cose belle, mi emoziono con le moto e vado d'accordo con Valentino perchè non entro nelle sue scelte.

Ma come entra nella storia di Valentino?

Attraverso suo padre, un amico dai tempi del motocross. Vengo da quel mondo e sono stato un mediocre pilota. Graziano Rossi invece correva per una scuderia di Pesaro ed era molto veloce. Ero il suo amico-accompagnatore-manager inizio anni '70. La mia passione per le moto nasce sui circuiti cittadini, mio padre mi faceva seguire le gare seduto su una balla di paglia.

Torniamo a Valentino. Questa storia delle gag?

I travestimenti, le gag, all'inizio partecipavo anch'io. A Donington, nall'agosto 1997, cercai per tutto il weekend un cappellino da Robin Wood: eravamo nella foresta di Sherwood e non c'era una berretta verde. La trovai in un negozietto e sul podio nacque quella bella fotografia.

Avete creato ad arte anche gli attacchi a Biaggi: irridendo un campione del mondo, Rossi chiamava a sè l'attenzione. Una volta il pilota confessò: ''Con Biaggi sono stato mal consigliato''.

Non c'è mai stato niente di pianificato: sono contro le polemiche artificiose.

Biaggi è stato il vero avversario di Rossi?

Valentino è stato curioso di vedere Biaggi all'opera, ma quando lo ha affiancato ha scoperto che non sarebbe stato lui l'avversario. gli sarebbe piaciuto incontrare Doohan.

E' difficile lavorare con Rossi junior?

E' nevrile come un cavallo da corsa, bisogna scoltarlo e rispettarlo. E non tirarlo per la giacca: non lo sopporta.

Ha mandato a quel paese anche Ross Brown, uno dei capi della Ferrari.

Valentino vuol far capire che sulle sue cose decide lui. Con la Ferrari è stato chiaro. Non esiste nessuna pianificazione del suo futuro, non esistono contratti, soldi promessi. Con Ross Brown non abbiamo mai parlato di futuro.

Rossi-Ferrari è ancora un dubbio.

Venti per cento che si faccia. il pilota ha molte perplessità, sulla bellezza della guida in F1, sull'impegno, sull'addio a questo mondo che ama. E' più facile che provi un'altra avventura con una nuova moto piuttosto che la F1. A novembre, comunque, dovrebbe fare un altro test.

Nel suo staff gli date sempre ragione, in Qatar la sua squadra ha pulito la partenza con un motorino e lui è stato retrocesso. Grida ancora all'ingiustizia.

In Qatar si è sentito colpito alle spalle e ha reagito con durezza. Valentino spesso si carica contro qualcuno. Individuando il prossimo avversario.

Diceva il coraggio, la più grande dote dell'uomo Valentino Rossi. E il difetto?

Giù dalla moto è di una lentezza esasperante. Difficile gestirlo.

Il suo segreto profondo?

Sente di avere una missione: dare emozioni forse anche felicità agli altri.

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MessaggioInviato: mar 27 set, 2005 3:01 pm 
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Nonna Papera
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Ormai è un idolo, ma sa ancora come mantenere in vita
la memoria della vecchia caciara paesana che lo ha svezzato

Valentino Rossi,
la leggenda del re bambino


di MICHELE SERRA


Rossi e i sette nani dopo la vittoria a Sepang
Valentino Rossi, arrivando alle spalle di Capirossi nel Gran Premio di Malesia, vince il suo settimo titolo mondiale e lo festeggia con uno dei consueti piccoli varietà che ama allestire con gli amici, come per mantenere saldo il rapporto con le radici amatoriali e picaresche del suo motociclismo nativo, quello di suo padre Graziano, quello nomade e rompiossa dei circuiti cittadini in riva all'Adriatico.

Perché anche se si corre sopra uno di quei fiammanti circuiti della nuova Asia di vetro e acciaio, Valentino sa come mantenere in vita la memoria della vecchia caciara paesana che lo ha svezzato.

Nel mezzo dei suoi vent'anni Valentino è già un veterano degli albi d'oro, un testimonial pubblicitario di prima fila, un collezionista di record. Soprattutto, è uno di quegli sportivi che hanno saputo uscire da una fama specialistica per diventare star a prescindere, molto più noti del loro stesso sport, riconosciuti e applauditi anche da chi niente sa di pistoni e di traiettorie. Se si considera, poi, che Rossi ha cominciato a profilare la propria precocissima fama negli anni in cui il motociclismo era stato semi inghiottito dai canali satellitari, lontano dalla audience di massa, si deve concludere che qualcosa, nella sua figura, calamita lo sguardo e l'attenzione del pubblico, "buca" non solo il video ma anche la patina collosa di uno star system fin troppo affollato, e zeppo di comprimari.

Forse proprio la precocità - della quale paiono un perdurante strascico la voce sottile, il viso quasi femmineo, il fisico esile - è stata il segno che ha maggiormente conquistato, o anche turbato, una società che invecchia, e nella quale si è apprendisti fino a trent'anni suonati, ormai. Il ragazzino - quasi un bambino - che cominciò a stravincere quasi dieci anni fa, sorpassando in gran fretta un tempo di maturazione dannatamente troppo lento per lui, fece un effetto quasi mozartiano, doppiamente scandaloso in un'epoca e in un paese di Salieri, cioè di gerarchie consolidate, di codici appannati, e di giovinezze tenute a stagionare fino alle prime rughe.

La velocità anche biografica di Rossi (diventare divo mondiale a neppure vent'anni) evoca, in controtempo, quella di generazioni passate, ricche di star imberbi, come James Dean o Hendrix o Jim Morrison, che ebbero vite come vampe. Valentino infatti ne è attratto: ama Morrison, è affascinato dalla corsa energica, vorace e pericolosa verso il proprio destino, nel canone classico di un esistenzialismo azzardato e ingombrante (nel suo caso, ingombrante soprattutto per gli altri).

In una recente intervista, quasi per antidoto, Rossi si definisce anche molto paziente, persona dai tempi lunghi nelle decisioni che contano, riflessivo e cauto. Lo fa, si suppone, soprattutto in funzione del suo futuro di pilota, molto attirato da quel passaggio alla Formula Uno, e alla Ferrari, che sulla carta sarebbe un passaggio di ruolo, un salto in avanti nel cursus honorum di un corridore. Eppure dà l'impressione di ritrarsi, per una volta di frenare, forse perché intuisce che il superprofessionismo della Formula Uno lo promuoverebbe "adulto" in modo irrimediabile, e lo strapperebbe alle sue radici anarco-provinciali.
Invece il bello, per Valentino, deve essere questo stravincere e straguadagnare pur rimanendo, tutto sommato, un ragazzino, uno dei pochi ventenni dominatori nell'occidente gerontocratico, un re bambino che può permettersi di guardare tutti dall'alto in basso senza mettersi la cravatta.

Il Briatore che lo ha di recente snobbato, con un atteggiamento tipo "se ne resti a fare il bambino sulle due ruote, questo qui è un mondo per gente seria", ha dato voce inconscia alla paura che gli anziani hanno dei giovani. Il pilota Alonso, pur essendo il più giovane campione mondiale nella storia della Formula Uno, vicino a Valentino Rossi sembra suo nonno. Non è una questione di età, ma di simboli. La Formula Uno in questo momento non riesce a rappresentare, neanche un po', la giovinezza spavalda e incontrollabile che Valentino incarna sul palcoscenico dello show-business.

(26 settembre 2005)


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Motospugna
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l'anna.. che spettacolo... :bunnygo:


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grazie anna


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Succhia ruote
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Nonna Papera
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Nonna Papera
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Sfasciacarene

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Nonna Papera
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Intervista ai genitori di Valentino Rossi

Chi è il Valentino Rossi che ha vinto 7 titoli mondiali?

mamma Stefania: lo stesso che nel 1966, quando ha cominciato. Ora è cresciuto, è più maturo, autonomo. Noi non abbiamo realmente un rapporto madre/figlio, ma abbiamo un rapporto da adulto ad adulto.

papà Grazia : è un ragazzo che ha ancora voglia di guidare delle moto e di metterle a punto ,voglia come quando ha cominciato. Perchè le moto sono sempre più veloci e più divertenti.

E come era quello che a 4 anni è salito sulla sua prima piccola moto?

mamma Stefania : curioso, attento a ciò che aveva tra le mani. Un giorno, era già un po' più grande, ero andata al lavoro e la signora che mi aiutava ( in casa) non lo sentiva più. E' andata nel garage e l'ha trovato con la moto tutta smontata.

papà Grazia : un bambino molto curioso, come la maggior parte dei bambini, forse un po' di più. Era un bambino il cui padre l'ha ''obbligato'' ad avvicinarsi alla moto. Fortunatamente, ci ha presto preso gusto.

Quale vi piace di più?

mamma Stefania : tutti e due, ogni Valentino ha il suo lato positivo. I rapporti cambiano, diventano più maturi: io stavo bene con quello di prima e mi trovo bene con quello di adesso.

papà Grazia : subito, direi quello di prima, ma amo anche quello di adesso. Il rapporto tra il padre sportivo e il figlio pilota è migliore ora. Ma tornerei indietro con piacere.

Che ricordo avete (del Valentino)di prima?

mamma Stefania : era un bambino tranquillo, responsabile. sempre pronto a scherzare e a giocare. Ma usava il suo tempo in modo costruttivo.

papà Grazia: mi ricordo le prime volete che siamo andati a Cattolica con le mini-moto. Aveva 11-12 anni e fino ad allora lo avevo obbligato a guidare dei kart. Con le mini-moto, lui ha scelto qualcosa di diverso da quello che gli proponeva suo padre. E questo lo ha portato ad appassionarsi per le due ruote: io dovevo verificare se avevo abbastanza benzina per ritornare a casa [ questa è così, ma non l'ho capita, forse manca una frase...]

Sapevate che sarebbe diventato Valentino Rossi?


mamma Stefania : no, poteva diventare tutto e niente [n'importe quoi]. Nessuno pensava a una carriera così. Anche quando ha vinto il primo titolo in 500 con Honda, era qualcosa di importante, ma io pensavo che era una cosa come un'altra. Ho capito solo da poco l'importanza che ciò aveva.

papà Grazia : no, non lo pensavo. Finchè non ha vinto la prima corsa in 500 a donington non ero certo che fosse un buon pilota. Oggi penso che abbia ancora un margine di miglioramento.

La vostra più grande gioia sulla pista?

mamma Stefania : è il gruppo che è riuscito a formare attorno a lui che mi rende orgogliosa. E' bello vedere l'attaccamento della gente [ l'affection des gens]

papà Grazia : a lui ho detto il primo GP vinto con Yamaha in sud africa. Io amo ricordarmi del primo anno in sport production. Era 7° o 8°. Mi ricordo di un'espressione nel suo sgardo che che mi esaltava. Uno sguardo triste, ma pieno della voglia di riuscire. Quando, durante l'ultima corsa a Misano ha fatto la pole fu una gioia bestiale.

La delusione?

mamma Stefania : non ho grandi delusioni. Con Valentino tutto è sempre andato bene. E' una questione di armonia dei carettere. sulla pista ha sempre mostrato rispetto verso gli altri piloti. Per ora è andato tutto bene.

papà Grazia una sorpresa più che una delusione: il suo debutto a Magione. Appena in pista, è caduto alla prima curva. Durante il mondiale del 97, in 125, in Giappone, è caduto all'ultima curva dopo una buona gara: O durante la orsa 250 in Malesia: con Harada si sono toccati all'ultima curva.

Avete mai avuto paura?

mamma Stefania : sì. Me ne ricordo una in particolare, quando è ''volato'' in Gran Bretagna ( durante le prove del venerdì, ha avuto un trauma cranico). Ero al lavoro e non avevo notizie. Non fu un bel momento.

papà Grazia : Ad Assen, quando, toccatosi con Cecchinello, si è ferito a una mano.

( continua)


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Sfasciacarene

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Nonna Papera
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(...e ora scommetto che chem si mette a segnami tutti gli errori, quanto ci fate?)
:-P preventivo

( vado a tradurreil resto di un'intervista rilasciata in italiano e trovata in versione francese :lol: :lol: )

( ma dove la trovate una come me, dove?????)
:lol: :lol: :lol:


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