SETTE A UNO
Il Brasile é a lutto. Il Brasile sta piangendo di dolore e di rabbia. Il Brasile piange per la vergogna della disfatta della "selecao" di futtebbolle.
Per fortuna non siamo arrivati agli eccessi del 1950, con tanto di suicidi per la sconfitta 2-1 nella finale con l' Uruguay al Maracaná, ma si son pur sempre visti parecchi autobus dati alle fiamme e qualche negozio saccheggiato, il tutto come forma di "protesta" per la cocente delusione. Nel frattempo in TV, sui giornali, in internet, nei bar e per le strade i brasiliani non smettono di cercare una spiegazione al 7-1, e insieme alla spiegazione cercano un colpevole. Che ovviamente é stato subito individuato: il tecnico della selecao in primis, seguito a ruota dagli 11 giocatori. Da tutte le parti qui non si parla d' altro che degli errori nelle tattiche, strategie, formazioni, tecniche di gioco, mancanze del centro campo e buchi nella difesa, e un mucchio di altre spiegazioni tecniche, di storie da addetti ai ai lavori, perché é ovvio che in momenti simili tutti i 200 milioni di Brasiliani diventano tecnici, e tutti sanno dove come quando e perché é stato commesso l' errore. E tutti a dire in coro che questa seleção é da rifare e rifondare, che Scolari deve essere cacciato e i giocatori cambiati. Crucifige!, crucifige!
Ma a quanto pare nessuno qui si domanda come sia possibile che la selecao abbia disimparato tutto d' un botto come si gioca a pallone, quella stessa selecao che fino al giorno prima tutti ritenevano giá campione del mondo, con le mani giá sulla coppa, quella stessa selecao che non perdeva una partita da non so quanto tempo, quella stessa selecao che appena un anno fa ha vinto la Coppa delle Confederazioni. E nessuno qui in Brasile si domanda se certe spiegazioni tecniche siano sufficienti a spiegare come sia possibile che una Germania che aveva pareggiato col Gana e sudato le sette camice per vincere 1-0 gli USA e l' Algeria faccia invece polpette della pluricampionessa Verde-Oro.
E vabbé, ve lo dico io, io che di futtebbolle non capisco una cippa, che non ne voglio capire e me ne frego di chi ne capisce.
Perché io non capisco di futtebbole, ma capisco qualcosina di esseri umani, e forse il mio non capire una mazza di futtebbole mi aiuta a vedere piú chiaro e piú in lá, oltre le tecniche e le formazioni. Perché qualche cosa io l' ho vista in quella partita, e oltre.
Ho visto che la responsabilitá della disfatta non va cercata appena in campo, ma nel Brasile tutto.
Perché i veri responsabili di questa sconfitta secondo me sono i 200 milioni di Brasiliani, a partire dalla presidente della repubblica per finire con l' ultimo dei mendicanti, perché tutti i Brasiliani (o quasi) per mesi e mesi non hanno fatto altro che vendere le pelle dell' orso prima di averlo preso.
La Presidentessa ha ripetuto non so quante volte che questa sarebbe stata la "Copa das copas", una specie di madre di tutte le coppe del mondo, e fatte salve poche migliaia di Brasiliani lungimiranti che dissentivano, tutti gli altri hanno applaudito fino a spellarsi le mani. E cosí i politicanti hanno speso e spanto miliardi e miliardi per fare gli stadi nuovi, molti dei quali vere e proprie cattedrali nel deserto, mentre il paese aveva invece bisogno di scuole e ospedali degni di questo nome. I padroni del vapore si sono dimenticati, e han cercato di far dimenticare al popolo, che la "vergogna" non é perdere una partita di pallone, ma é l' avere ospedali che sembrano lazzeretti e scuole che sono peggio di stalle. Ma i capoccioni hanno fatto tesoro del vecchio detto romano "panem et circenses", e hanno abbindolato 200 milioni di Brasiliani con l' illusione della Coppa del Mondo di futtebbolle. E i Brasiliani non aspettavano altro che farsi abbindolare, ed é stato tutto un proliferare di magliette giallo verdi, di bandierine e gagliardetti in ogni angolo delle cittá, di musichine e di marcette, di pubblicitá televisive, una vera miriade di messaggi subliminali o proprio espliciti che dicevano "abbiamo giá messo le mani sulla Coppa! La coppa é nostra!" Tutti ci hanno creduto, e hanno venduto la pelle dell' orso prima di averlo catturato.
Ma tutto questo "mangiare l' uovo in culo alla gallina" di riflesso ha avuto l'effetto di caricare le spalle dei calciatori della selecao con un fardello immane di responsabilitá. In pratica gli 11 in campo sono stati trasformati anzitempo negli 11 salvatori dela patria, a loro é stato deputato la difesa dell' onore della nazione, a loro é stato chiesto di andare a prendere quella coppa che tutti i Brasiliani ritenevano giá propria.
Ma quegli 11 altro non erano che ragazzi poco piú che ventenni, che fino a che tutto é andato per il verso giusto hanno fatto del loro meglio, hanno sopportato la pressione, sono stati al gioco impostogli da 200 milioni di persone per le quali il futtebbole é la cosa piú importante del mondo. Si, proprio cosí, perché é inutile che oggi molti brasiliani piú o meno illustri vengano a dire ai propri figli che al mondo ci sono cose piú importante del futebbolle, perché non era questo il messaggio che davano fino a ieri a figli e popolo quando decretavano giorno festivo nazionale tutte le volte che giocava la seleção, e addirittura festivitá locale tutte le volte che c' era una qualunque altra partita dei mondiali in questa o quella cittá. Qui a Rio da quando sono iniziati i mondiali non si é piú riusciti a fare nulla, perché ogni volta che c' era in TV una partita della seleção o quando al maracaná c' era una qualsiasi altra partita la cittá si fermava, chiudevano scuole, banche, poste, uffici, ambulatori pubblici e quant' altro. Mi spiace, ma dalle mie parti non é cosí che si insegna ai propri figli che al mondo ci sono cose piú importanti del futtebbolle!
E, insegnamenti a parte, tutto questo clima di festa e di vittoria si é accumulato sulle spalle e nella testa dei ragazzi della selecao, che finché tutto é girato per il verso giusto giusto hanno fatto il possibile e l' impossibile ... ma poi un bel giorno succede che il loro capitano Thiago Silva viene sospeso per una partita, e il fuoriclasse Neymar non puó giocare per infortunio! E, con la complicitá di TV, stampa e opinione pubblica che si strappano i capelli per queste assenze, alcune piccole crepe cominciano ad aprirsi nella sicurezza dei ragazzi della selecao. Che entrano titubanti in campo contro la granitica Germania, che come un branco di lupi della foresta nera annusa l' aria e sente odor di paura, e ai 10' del 1º tempo azzanna il Brasile.
E sul morso dell' 1-0 la sicurezza della seleção comincia a fare acqua.
Immaginatevi quegli 11 ragazzi con addosso gli occhi di 200 milioni di brasiliani, immaginatevi cosa devono aver pensato quando la Germania ha fatto il primo gol: "Il Brasile ci guarda ..... Qui o recuperiamo alla svelta o siamo fottuti ... Il Brasile vuole la coppa, dobbiamo reagire .... Non possiamo perdere, non qui in Brasile" e mille altri pensieri simili. Ma, approfittando dello sbandamento della selecao, i lupi tedeschi azzannano ancora al 20', ed é l' inizio della fine: la selecao va in bambola, cadono le braccia e le gambe diventano di piombo. É la catastrofe.
Quegli 11 ragazzi non hanno scordato tutt' un colpo come si gioca a pallone, no, molto piú semplicemente sono andati "nel pallone", si sono trasformati in zombie che in pochi minuti beccano altri 3 gol.
Sbaglio? Ma allora ditemelo voi, cosa altro puó aver causato questo vero e proprio black-out se non il peso della eccessiva responsabilitá che all' improvviso si é fatta immane e insostenibile.
Non per nulla quando inizia il secondo tempo la selecao sembra reagire, forse potrebbe addirittura fare tre gol ma la palla non entra mai, il brasile continua ad attaccare e si scopre, e la germania ne infila altri due, poi sul finire il brasile segna il gol della bandiera.
Secondo tempo 2-1. Ecco, questo si é un risultato accettabile e ragionevole: la palla é tonda e ci sta che la Selecao perda 2-1 dalla Germania. 2-1 si, ma non 7-1! La selecao, quella vera, é quella del secondo tempo, non quella del primo! Quella del primo tempo é una squadra di ragazzini schiacciati dal peso di una responsabilitá troppo piú grande di loro, una responsabilitá che gli é stata data da 200 milioni di Brasiliani, che gli hanno chiesto a gran voce la Coppa sicuri che giá fosse sua, 200 milioni di brasiliani che hanno cantato vittoria troppo presto, 200 milioni di Brasiliani per i quali la cosa piú importante del mondo é quel maledetto gioco del pallone, 200 milioni di brasiliani che si ricordano di essere una nazione solo quando la selecao gioca e che si inorgogliscono di essere brasiliani solo quando la seleçao vince, perché se perde spengono le televisioni e lasciano lo stadio avanti tempo, e nell' ora della sconfitta rinnegano la seleçao come Pietro rinnegó Gesu Cristo, cercado un colpevole tra quei ragazzi, quando invece il vero responsabile della sconfitta sono loro e il loro fanatismo per il futtebbolle.
Ecco perché io assolvo la Selecao e condanno il Brasile, i Brasiliani e un certo modo di intendere il futtebbolle (che, badate bene, purtroppo esiste anche a casa nostra!). Ed ecco perché sabato tiferó per la Selecao, sperando con tutto il mio cuore che vinca la partita contro l' Olanda e mandi cosí un messaggio al Brasile e ai Brasiliani: "Ecco qua i ragazzi della selecao che avete crocifisso e rinnegato, siamo qui a dirvi che il futtebbolle é appena un gioco, un gioco da ragazzi!"
_________________ Lo Zio Tazio
"Io vi daró tutto ... basta che non domandiate nulla!"
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