ROMA - Aumentano i casi di Aids attribuibili a contagio sessuale; in diminuzione, invece, quelli dovuti a tossicodipendenza e trasfusioni. Aumentano pure gli immigrati che contraggano la malattia. Dopo un periodo caratterizzato da una diminuzione, nel nostro paese sembra delinearsi un quadro di ripresa dell'epidemia. E' quanto risuta alla Commissione nazionale per lotta contro l'Aids dell'Istituto Superiore di Sanità, riunitasi per discutere l'epidemiologia della malattia nel 2004 in Italia.
Tutta la popolazione sessualmente attiva è potenzialmente a rischio: ancora poco è diffusa la consapevolezza del pericolo che deriva da rapporti occasionali e non protetti. Per di più, la meta' dei malati di Aids non sa di essere sieropositiva e continua, inconsapevole, a diffondere il virus.
Nel primo semestre 2004 sono stati diagnosticati 848 nuovi casi, mentre i decessi sono stati 321. Tra le regioni più colpite Lombardia, Lazio, Liguria ed Emilia Romagna.
L'età media della popolazione affetta da Aids si è innalzata passando dai 29 anni per gli uomini e 24 per le donne nel 1985, a 41 anni per gli uomini e 38 per le donne nel 2004.
Anche la percentuale degli immigrati colpiti dall'Aids aumenta: nel 2003 poco più di otto immigrati su cento erano malati. L'anno scorso, la percentuale è salita di un punto, attestandosi poco sotto il 10%.
Appena dieci giorni fa, l'immunologo svizzero premio Nobel per la Medicina nel '96 Rolf Zinkernagel, affrontando l'emergenza Aids, disse senza mezzi termini che la guerra contro l'Hiv è "una guerra infinita". E svelò che è nato un Hiv2, meno terribile del suo predecessore, ma altrettanto rischioso: "L'Aids al momento resta una malattia molto pericolosa. E' una malattia che uccide. Ci mette 10, 15 o 20 anni, ma alla fine uccide".
"La storia mostra che ogni volta che una nuova infezione colpisce per la prima volta una popolazione - spiega Zinkernagel - la sua manifestazione è assai più aggressiva e virulenta rispetto a una situazione in cui una popolazione convive da tempo con tale infezione".
"L'Hiv è un'infezione nuova per l'umanità - continua Zinkernagel - questo è vero per l'Hiv1. Ne esiste però una variante, l'Hiv2, diffusa in alcune zone a ovest dell'Africa che è molto vicina a Hiv1 come virus, ma che ha manifestazioni molto meno terribili. Una spiegazione di questo è che l'Hiv2 ha subito un processo di adattamento".
"Può darsi che tra un secolo o due, l'Hiv1 diventi come l'Hiv2 - dice ancora Zinkernagel - comportandosi in maniera meno drastica, come accade per esempio per la malaria, l'Epatite B e l'Epatite C, tutte malattie che non uccidono in maniera così efficiente".
"Un aspetto che vorrei sottolineare è che - conclude Zinkernagel - in molte circostanze le malattie a trasmissione sessuale, perlomeno nel mondo occidentale, prosperano grazie alla stupidità della gente. Per questo prevenzione ed educazione sono cruciali per evitarne la diffusione".
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