DAL VOSTRO INVIATO OLIMPICO
(si mi sono autonominato, ma d'altra parte non mi pagate, perciò..)
Emergono dai miasmi delle nebbie catodiche, che ne celano l’esistenza al mondo, regolarmente, con la puntualità di un vecchio orologio a cucù elvetico, per poi ritornare nel dimenticatoio con altrettanta regolarità. (si ho bevuto, si vede tanto, ma solo qualche bicchiere giuro!)
Sono gli sport minori, parenti della pelota basca, e della corsa dei sacchi, più che non del calcio sfavillante o della rutilante formula uno.
Sono quelle discipline come il curling, incrocio delirante tra le freccette e le bocce.
Mi piace immaginare che sia stato inventato così, da quattro teppistelli dalla pelo rosso, una sera, in una periferia polverosa di una città scozzese, scacciati dal pub dai più grandi, che monopolizzavano il bersaglio per le freccette.
Seduti, a pensare come combattere la noia di quella fredda sera d’inverno, tra una battuta sulle gambe di Jenny, e una sulle tette di Mary, a uno venne l’idea di utilizzare lo stagno ghiacciato, per un nuovo gioco. Di pietre c’è n’erano in abbondanza, e per fare un bersaglio, non serviva altro che svuotare la vescica, ruotando su se stessi nel farlo. In effetti, tale era il freddo che il bersaglio venne un po’ piccolo, e non perfettamente circolare, perché tra i 270 e 360 gradi, il getto si andava riducendo, e il pistolino congelando.
Adesso sono qui, i nipoti di quei pionieri della pietra sul ghiaccio, nella vecchia e calma Pinerolo, a sessanta chilometri dal centro esatto della XX olimpiade invernale, proprio sulla strada che dal capoluogo conduce al colle del Sestriere, e ai riflettori dello sport invernale che conta.
Sembra quasi che li abbiano lasciati qui, dicendo loro: “Poi passiamo, torniamo a riprendervi, state buoni”
Ma pensate che questa gente, gente che cammina sul ghiaccio (che poi altro non è che acqua ghiacciata, e se se ne rende conto un politico nazionale, ci gioco la camicia, che questa la sfrutta)
gente abituata a fare a meno del clamore e della ribalta, pensate che questi si possano smontare?
No, certo che no, e in effetti, si sono subito adattati, integrati con la tranquilla cittadina, amalgamati con la popolazione locale, in un connubio fatto di complicità e di stima.
L’altra sera li ho incontrati, in un caffè, sotto i portici, seduti a consumare improbabili intrugli, dall’alto tasso alcolico.
Ogni tanto, qualcuno degli avventori di passaggio, timidamente, si avvicina al loro tavolo, un ragazzino allungava un foglietto stropicciato, per il rito dell’autografo.
Firmare autografi per un lanciatore di pietre, non dev’essere cosa da tutti i giorni, e si vedeva, e disegnava imbarazzo e stupore, su quei volti giocondi.
Oggi, va così, domani o tra una settimana si ricomincia la vita solita, tra la Val di Cembra e il West, persi nella periferia della Scozia, o nelle lande desolate del Canada, ma oggi va così, ed è una gran figata, questa olimpiade, si.
Dal vostro inviato è tutto, a voi la linea motobar
Pinerolo 15 febbraio 2006