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Corsa senza incidenti, tutti in sella fino alla fine. E' scaduto l'anatema del parroco dell'Oca
SIENA - Nel centro di Siena stanotte sarà festa grande. La Torre, la contrada "nonna" per via del digiuno che durava da 44 anni, ha vinto il palio dell'Assunta. Era data per favorita alla vigilia grazie alla sorte, che aveva ricomposto la coppia vincente del fantino Luigi Bruschelli, detto Trecciolino, e del cavallo Berio. Per il fantino si tratta della quarta vittoria consecutiva, poiché con lo stesso cavallo, ma per i colori del Bruco, si era aggiudicato la corsa di luglio.
La corsa è partita dopo una mossa relativamente breve, con la Lupa che si è portata subito in testa. Il fantino Pes, esperto di piazza, ha sbagliato completamente la curva di San Martino. Trecciolino è passato all'interno, è andato in testa e ha retto bene l'attacco della Chiocciola e della Selva. La Torre è rimasta sempre in testa, in una corsa senza incidenti.
In tutto Luigi Bruschelli ha vinto con quella di oggi dieci edizioni del palio: dal '98 si è infatti aggiudicato almeno una corsa all'anno e ora insidia il primato del fantino Aceto, che di palii ne vinse 14.
Grande festa nella Torre, i contradaioli sono andati in Duomo per il ringraziamento, paralizzando via di Città. Tensione invece nella Lupa per la prestazione del fantino Beppino Pes, che era partito in testa. Ora la contrada "nonna" diventa la Civetta, che non vince dal '79.
Fra gli storici dirigenti della Torre c'era Artemio Franchi, dirigente calcistico internazionale, a cui sono intitolati gli stadi di Firenze e Siena: Franchi morì in un incidente stradale, proprio mentre andava a contattare un fantino.
La Torre torna a vincere dopo che è scaduto l'anatema lanciato ai torraioli da don Duilio Bani, nel 1961 parroco della contrada dell'Oca, la sua acerrima nemica. E' uno degli episodi più noti della cultura paliesca. Per festeggiare la vittoria, la Torre spennò vive 43 oche, tanti quanti erano i cenci che si era aggiudicata fino allora. Don Bani allora, si tramanda, augurò ai torraioli di non vincere il Palio tanti anni quante erano state le oche spennate.