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 Oggetto del messaggio: Medicina 33
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 4:33 pm 
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direi che un topic sulla salute ci mancava :bunnygo:

http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 4:52 pm 
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m.sono un pò indeciso da dove cominciare. Immagine


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 Oggetto del messaggio: Disturbo ossessivo-compulsivo
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 5:05 pm 
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Il distrubo ossessivo-compulsivo è un disordine mentale, è più precisamente un disturbo ansioso che si manifesta in diverse forme, ma è comunemente caratterizzato dalla spinta ossessiva del soggetto a compiere particolari azioni o insiemi di azioni, comunemente chiamate rituali.

Il disturbo ossessivo compulsivo, secondo il "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali" (DSM-IV, 1994) include, tra gli altri sintomi, una smisurata preoccupazione per l’ordine, una generica attenzione al perfezionismo con conseguente mancanza di flessibilità, o ancora smodata ansia generata dal desiderio di controllare se stessi e gli altri.

Il disturbo ossessivo-compulsivo non è la stessa cosa come il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità.



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 Oggetto del messaggio: Re: Disturbo ossessivo-compulsivo
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 5:21 pm 
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Lima gomiti
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 Oggetto del messaggio: Allergia
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 5:30 pm 
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Malattia del sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive portate da particolari anticorpi (reagine o IgE) nei confronti di sostanze abitualmente innocue (esempio: pollini, latte). Si tratta di malattia genetica e quindi trasmissibile da genitori a figli.

Indice

* 1 Caratteristiche
* 2 Sintomi
* 3 Diagnosi
* 4 Trattamento


Caratteristiche

Caratteristiche principali sono la specificità e la velocità.

Specificità: essendo dovuta a reazione di un tipo di anticorpi la malattia si manifesta esclusivamente in presenza della sostanza verso la quale è diretto l'anticorpo. Sostanze dello stesso genere (esempio pollini) ma di diversa struttura molecolare (es pollini di 2 famiglie diverse) generano allergie diverse. In sintesi un paziente con una allergia verso un certo polline non ha sintomi se a contatto con pollini di altre famiglie e strutturalmente diversi.

Velocità: la reazione allergica è per definizione immediata. Dal momento del contatto con la sostanza allergizzante al momento della manifestazione dei sintomi intercorrono da 5 a 30 minuti (mediamente 15 minuti).


Sintomi

Le allergie sono caratterizzate da una risposta infiammatoria agli allergeni. locale o sistemica. I sintomi locali tipici sono:

* Naso: rigonfiamento delle mucose nasali (rinite allergica).
* Occhi: arrossamento e prurito della congiuntiva (congiuntivite allergica).
* Vie aeree: broncocostrizione, attacchi d'asma.
* Pelle: irritazioni varie, come eczemi, orticaria e dermatite da contatto.

La risposta allergica sistemica è detta anche "anafilassi": a seconda del livello di severità, può causare reazioni cutanee, broncocostrizione, edema, ipotensione, coma e, come estrema conseguenza, morte.


Diagnosi

Gli anticorpi responsabili delle reazioni allergiche si chiamano "reagine" o più correntemente "IgE". Sono abitualmente presenti in tutti gli individui anche se a concentrazioni mediamente più elevate negli allergici. Il dosaggio nel sangue si esegue con un esame chiamato PRIST (Paper Radio Immuno Sorbent Test). Un livello elevato di IgE nel sangue orienta verso allergia ma può essere trovato anche in soggetti che non sono allergici. Il test principale per la diagnosi di allergia è il test cutaneo "prick-test". Con tale indagine si fa entrare in contatto una minima quantità di allergene con la cute lievemente scarificata del Paziente. Se il Paziente ha anticorpi IgE attivi contro un determinato allergene si osserverà una reazione di gonfiore localizzato con prurito (pomfo) in corrispondenza della sostanza cui è allergico il Paziente. Altre indagini utlilizzate sono il RAST (Radio Allergo Sorbent Test) che cerca la IgE direttamente nel sangue (è una indagine sierologica che quindi richiede un prelievo di sangue). Il test di scatenamento d'organo in cui si provoca sperimentalmente la allergia esponendo il Paziente al sospetto allergene (ovviamente test limitato per la scarsa praticità). Abitualmente utilizzato per la diagnosi di rinite e congiuntivite allergiche.


Trattamento

Sebbene non esista una cura definitiva per le allergie, è possibile una terapia di desensibilizzazione agli allergeni tramite "vaccino", fornendo al paziente l'allergene in questione, aumentando gradualmente le dosi.

Si possono inoltre trattare singolarmente i sintomi con farmaci che inibiscono la produzioni di istamina ( come la "Cetirizina"). Tuttavia, per poter ottenere la massima efficacia, questo genere di medicinale va somministrato prima dell'esposizione all'allergene.

Sono molto efficaci anche i farmaci dall'azione antiinfiammatoria, come il cortisone ("Prednisolone", "Betametasone")


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 Oggetto del messaggio: Stress
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 6:11 pm 
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Lo stress è un disturbo metabolico e viscerale, provocato nell'organismo a seguito dell'azione dei più svariati agenti.

Tra questi agenti (agenti stressanti), possono essere riscontrati:

* traumi
* shock chirurgici
* freddo
* malattie infettive
* emozioni
* sforzi fisici
* radiazioni
* intossicazioni.

Lo stress costituisce l'elemento principale della sindrome generale di adattamento formulata da Hans Selye. Questa capovolgeva alcuni punti di vista della medicina del tempo: l'attenzione era diretta sulla risposta dell'organismo, di conseguenza, si poteva cominciare a pensare ad una cura in grado di modificare e di contenere questa risposta dell'organismo. Il termine deriva da una parole inglese che significa "forza", "violenza", mentre nel linguaggio medico indica la "somma di tutte le forze che agiscono contro una resistenza". Il termine, in italiano, è avvicinabile al significato di "tensione"


Indice

* 1 Stressori
* 2 Stress e implicazioni socio - psico - somatiche
* 3 Distress cronico come amplificatore di fattori rischio per malattie
* 4 Trattamento del distress cronico
o 4.1 Lavoro comportamentale
o 4.2 Medicazione dello Stress
* 5 Stress e comportamento
* 6 Voci correlate
* 7 Bibliografia
* 8 Sitografia


Stressori

Di stressori ce ne sono miriadi. E quello che è stress per uno, è distensivo per l‘altro. E quello che mi stressa la mattina, il pomeriggio può non interssarmi più.

Abbiamo bisogno di continui stimoli per non finire in apatia o catatonia. L‘eccesso di stimoli ci manda d‘altronde in panico.

Non si tratta quindi di evitare stressori o di un ideale di vita armoniosa ma di metterci possibilmente in situazioni dove armonie e dissonanze si susseguono in modo gestibile (che per ognuno è qualcosa di diverso).

Lo stress è qualcosa che ci tocca e mette in moto diversi meccanismi inconsci vegetativi di preparazione all‘azione. La nostra vita quotidiana e le regole sociali sono fatte in maniera, che è difficile di agire spontaneamente: la preparazione non trova sfogo. E‘ un po' come far viaggiare una macchina senza lasciare la frizione.

Trovare regolarmente sfogo è quindi un‘ottima misura antistressante. C‘è chi si fuma una sigaretta (antistressante con notevoli effetti collaterali), c‘è chi si sforza fisicamente senza esito (sport, già meglio) e c`è chi fa legna (ottimo, perché distrugge materialmente qualcosa a scopo utile). Il grafico accanto raggruppa classi di stressori.


Stress e implicazioni socio - psico - somatiche

Lo stress è un meccanismo biologico, che mette l'organismo in allerta. Come tale è esistenziale (come p. e. il dolore). Gli stressori possono essere organici (dolore, rumore, puzza, …), psichici (ansia, preoccupazioni, …) o sociali (dipendenza, repressione, …). Il grafico sotto raggruppa risposte fisiche, psichiche e sociali a dei stressori.
Reazioni allo stress
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Reazioni allo stress
Reazioni neuro - endocrine allo stress
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Reazioni neuro - endocrine allo stress

Un altro effetto dei meccanismi endocrini (tramite l’asse dell’aldosterone) è la produzione di proteine immune - suppressori. Questo serve per concentrare tutte le forze sulla prevista azione. Se l’azione non viene mai e se lo stato di allerta persiste, viene notevolmente indebolito il sistema immunitario. Una volta a riposo (in vacanca) vengono adosso tutti danni e malanni che il sistema immunitario finalmente riesce ad affrontare.

Se lo stress supera una certa quantità nel tempo, non permette più il recupero dell'organismo. Si chiama allora distress. Con il tempo diventa cronico e malattia (Sindrome di adattamento).

È sofisticato di distinguere stress psicologico di stress somatico. Infine ogni distress cronico coinvolge disturbi fisici, mentali e sociali.


Distress cronico come amplificatore di fattori rischio per malattie

Da studi epidemiologici è risultato, che lo stress è uno degli importanti amplificatori di fattori di rischio per malattie cardiovascolari, tumorali e croniche. Il grafico accanto lo illustra con l'esempio del cancro polmonare.


Trattamento del distress cronico

Il distress cronico si tratta maggiormente con lavoro comportamentale e in casi d'emergenza con breve medicazione.


Lavoro comportamentale

Il lavoro terapeutico sullo stress consiste primordialmente in un lavoro comportamentale generico come p. e.:

* Test di autoregolazione e allenamento a maggiore autonomia
* Test e allenamento a maggiore piacere e benessere

secondo Grossarth-Maticek oppure in lavori comportamentali specifici come:

* Gestione del tempo
* Gestione finanziaria e di altre risorse
* Gestione relazionale e sociale
* Punto alla situazione di appagamenti e frustrazioni quotidiane

Il primo soccorso antistressante consiste in due regole:

* evitare con tutti trucchi situazioni frustranti
* cercare con tutti trucchi situazioni appaganti


Medicazione dello Stress

La medicazione dello Stress è ogni tanto inevitabile per calmare la situazione in modo da poter cominciare un lavoro comportamentale serio e portarlo al punto, che le stampelle medicamentose diventano superflue. Normalmente bastano dei rimedi fitoterapici per i sistemi nervosi e ormonali. In casi gravi occorrono potenti psicofarmaci prescritti dal psichiatra.


Stress e comportamento

I meccanismi reattivi e adattivi mentali e psichici furono descritti bene da Grossarth-Maticek. Il disegno accanto da una sintesi.


Voci correlate




Bibliografia

* Thibodeau Gary A. - Patton Kevin T.: Anatomia & Fisiologia; CEA 2005; Cur. Biondi C. - Ricci D. - Trevisi M.
* Grossarth-Maticek, Ronald: Systemische Epidemiologie und präventive Verhaltensmedizin chronischer Erkrankungen; ISBN 3-11-016518-X; de Gruyter, Walter, GmbH & Co., Berlin 1999
* Grossarth-Maticek, Ronald: Autonomietraining: ISBN 3-11-016881-2; de Gruyter, Walter, GmbH & Co., Berlin 2000
* Hüther, Gerald: Biologie der Angst; ISBN 3-525-01439-2; Vandenhoeck & Ruprecht (GmbH &, Göttingen 1997)


Sitografia





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MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 7:54 pm 
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La tachicardia è l'aumento di frequenza dei battiti del cuore. È un fenomeno comunissimo, ma che talvolta esce dalla normalità.

In una situazione tachicardica il battito cardiaco supera le 100 pulsazioni al minuto.

La tachicardia può essere una situazione fisiologica, legata ad una corsa o a uno sforzo fisico o ad una forte emozione. In tal caso si parla di tachicardia sinusale, in quanto lo stimolo di contrarsi si origina solo nel nodo del seno, il punto normalmente destinato a controllare le contrazioni del cuore.
Quando la tachicardia insorge a riposo in assenza di cause apparenti è da considerarsi patologica e lo stimolo della contrazioni può generarsi anche in altri punti del cuore. In questi casi si parla di aritmia, che può essere ritmica o aritmica.
Una tachicardia che insorge e cessa bruscamente, con 140-220 battiti al minuto, è quella parossistica. In base al punto in cui si origina la contrazione del cuore, può essere distinta in sopraventricolare (TPSV) o ventricolare (TPV).

Il riconoscimento delle varie forme di tachicardia e di tachiaritmia necessita in genere di un elettrocardiogramma (ECG), anche per escludere eventuali alterazioni ischemiche (infarto, angina pectoris).


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La tachicardia parossisistica è una forma patologica di tachicardia, in quanto fenomeno anormale nell'aumento della frequenza cardiaca.

È una tachicardia che insorge e cessa bruscamente, con 140-220 battiti al minuto, con una durata che va dal minuto fino a qualche ora.
La crisi inizia con una sensazione definita come un "tuffo al cuore", quindi si avverte il ritmo concitato. Se la tachicardia è molto elevata e si manifesta in un cuore non sano, la brevità del momento diastolico non permette il riempimento del cuore, diminuendo la quantità di sangue lanciato ad ogni sistole. La velocità della frequenza può sopperire a questa scarsità, ma non sempre è cosi: il sangue che arriva ai tessuti è quindi scarso. Il cuore risponde a questa esigenza con il dolore e con un senso di costrizione toracica avvertibile nell'emitorace sinistro. Compaiono sintomi come vertigine, stordimento, annebbiamento della vista, legati alla scarsa ossigenazione del cervello. Il resto dell'organismo reagisce con sudorazione fredda, difficoltà respiratoria e nausea. Durante la crisi l'eliminazione delle urine è scarsa, mentre è abbondante quando questa termina.

In base al punto in cui si origina la contrazione del cuore, può essere distinta in sopraventricolare (TPSV) o ventricolare (TPV).


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La tachicardia sinusale è un aumento della frequenza dei battiti cardiaci (tachicardia) dovuta a cause fisiologiche, come una corsa o uno sforzo fisico o una forte emozione.

Lo stimolo di contrazione si origina solo nel nodo del seno, il punto normalmente destinato a controllare le contrazioni del cuore.
La frequenza cardiaca raggiunge le 100-160 pulsazioni al minuto.
Nella fatica, la tachicardia risponde alle esigenze dell'organismo, sottoposto ad una maggiore fatica o ad uno stress, che richiede una maggiore quantità di energie da bruciare e di ossigeno da utilizzare.
L'aumentare del ritmo delle pulsazioni cardiache durante un'emozione è una cosa ben nota, tanto da essere utilizzato nella letteratura come indice di una situazione alterata. Il responsabile di questa situazione è il sistema nervoso simpatico. L'emozione crea condizioni cerebrali particolari, che stimolano il simpatico, che a sua volta agisce sul cuore. La reazione tende ad assicurare una maggiore ossigenazione periferica nel caso in cui l'organismo debba entrare immediatamente in azione.

Non tutti reagiscono allo stesso modo alle emozioni e alla fatica. In quest'ultima, la reazione tachicardica sarà maggiore nell'individuo poco allenato.
L'aumento della frequenza cardiaca può essere provocato dal consumo di caffè, di alcolici e di tabacco. Anche in questo caso, lo stimolo tachicardico sarà maggiore nei soggetti che sopportano male questi eccitanti.

Gli stati febbrili aumentano la frequenza cardiaca, in media 10 pulsazioni per ogni grado in più al di sopra dei 37°C. La tachicardia sinusale insorge anche in casi shock che seguono incidenti o ad emorragie; anche l'ipertiroidismo può provocare una tachicardia sinusale.

Normalmente la tachicardia sinusale non comporta alcun disturbo, a volte può comparire una sensazione di cardiopalmo (il classico "cuore in gola"). Il disturbo non va comunque sottovalutato, se non legato a cause fisiologiche, va interpellato il medico, affinché escluda l'esistenza di eventuali patologie. È consigliabile anche ridurre il consumo di sostanze eccitanti (caffè, te, fumo, alcolici).


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 Oggetto del messaggio: Re: Disturbo ossessivo-compulsivo
MessaggioInviato: sab 26 nov, 2005 8:46 pm 
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chesadafapecampà!
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Lo Zio Tazio

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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 1:50 am 
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Mr. Beer
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ottimo topic Chem :-D :cincin: :x :-D

non voglio andare OT e quindi discutero' sulla diarrea :-D :cincin: :-D



La diarrea è un disturbo caratterizzato da un aumento dell'emissione della quantità giornaliera di feci (in genere >200 g) con diminuzione della loro consistenza e da un aumento della frequenza di scarica dell'alvo.

La diarrea va differenziata da due condizioni: l'iperdefecazione (o pseudodiarrea) e l'incontinenza fecale.
Nel primo caso si ha un aumento della frequenza delle scariche ma il peso delle feci resta nella norma (<200 g).
Nell'incontinenza fecale, invece, si ha perdita di feci involontaria (favorita dalla presenza di feci liquide).


La diarrea non è propriamente una patologia quanto piuttosto una disfunzione dovuta ad una reazione intestinale che può essere provocata da:

intolleranze, allergie alimentari o sostanze tossiche;
infezioni intestinali e/o lesioni di flora intestinale;
metaboliti di germi patogeni intestinali;
infiammazioni o lesioni intestinali per sostanze ingerite o processi intrinsechi.
processi psiconeurovegetativi (colon irritabile)
I sintomi che si accompagnano alla diarea sono: dolore, tenesmo, incontinenza, presenza di muco, sangue o pus nelle feci. A livello sistemico si può avere: nausea, vomito, febbre, disidratazione, oliguria, ipotensione, tachicardia, tachipnea, crampi muscolari, anemia.

La diarrea viene distinta in acuta e cronica a seconda della durata del disturbo (meno di tre settimane per quella acuta ed almeno tre settimane per quella cronica). A questa distinzione se ne possono affiancare altre basate sulla patologia di base (organica o funzionale), sulla sede della patologia (pancreas, colon, ecc) e sul meccanismo fisiopatologico che ha portato al disturbo (diarrea secretoria, osmotica, infiammatoria o da alterata motilità).

Indice [nascondi]
1 Diarrea acuta
2 Diarrea cronica
3 Diarree secretorie
4 Diaree osmotiche
5 Diaree infiammatorie
6 Diarree da alterata motilità intestinale
7 Terapia
8 Rimedi alimentari
9 Cura popolare fitoterapica
10 Fonti
11 Bibliografia
12 Voci correlate
13 Collegamenti esterni



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Diarrea acuta
È scatenata principalmente da agenti infettivi (nel 70 % dei casi) ma può essere dovuta anche all'uso di farmaci (es: chemioterapici), alla presenza di fecalomi, alla reintroduzione di cibi solidi dopo un periodo di digiuno, alle radiazioni ed ad altre condizioni patologche (diverticolite, intossicazioni da metalli pesanti, ischemia intestinale, allergie od intolleranze).

I microrganismi che possono provocare diarrea acuta sono molteplici; tra essi vanno ricordati: Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Vibrio cholerae, Clostridium difficile, Campylobacter jejuni, Salmonella spp., Shigella spp., Giardia lamblia (o intestinalis), Entamoeba histolytica, Rotavirus, Adenovirus, alcune specie di elminti. La lista, comunque, è estremamente lunga.

La diarrea acuta da causa infettiva è un problema serio nei paesi in via di sviluppo in quanto si ritiene che causi, annualmente, la morte di almeno 4 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni. Queste patologie trovano un facile terreno di propagazione in aree con condizioni igienico-sanitarie precarie: mancanza di acqua potabile, affollamento, presenza di rifiuti non smaltiti, inadeguata cottura di alcuni cibi.

Alla diarrea da cause infettive si possono accompagnare altri sintomi che dipendono dal tipo di microrganismo responsabile dello stato patologico. Si può avere nausea, vomito e febbre e la diarrea può essere acquosa o sanguinolenta. In caso di ingestione di alimenti che presentano tossine batteriche generalmente si ha vomito, nausea e dolore diffuso di tipo crampiforme ma non molto forte. La febbre, invece, è poco frequente.

I microrganismi in grado di invadere l'epitelio intestinale (Salmonella, Shigella, ecc.) o di produrre tossine citotossiche (Clostridium difficile) determinano dolore addominale e febbre elevata e diarrea sanguinolenta. I microrganismi che non invadono la mucosa intestinale (es: Giardia) o quelli che la invadono producendo scarsa infiammazione (virus) determinano per lo più diarrea acquosa.

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Diarrea cronica
Il più delle volte è dovuta alla presenza di sindrome del colon irritabile ma possono essere dovute alla presenza di morbo celiaco o malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa). Ad esse si possono affiancare altre cause tra cui: gastroenterite eosinofila, radiazioni, insufficienza pancreatica, deficit di lattasi, sindrome dell'intestino corto, malattia di Whipple, sindrome da carcinoide, sindrome di Zollinger-Ellison, tumori o alterazioni del sistema endocrino, fecalomi, abuso di lassativi.
Nella diarrea cronica oltra ai sintomi già presentati si possono associare deficit nutrizionali dovuti od a malassorbimento od a consumo aumentato dei fattori in questione. I deficit nutrizionali possono essere sia generalizzati che selettivi.


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Diarree secretorie
Sono caratterizzate da un volume fecale elevato in quanto si ha una notevole perdita di liquidi. Sono scatenate dalla presenza di sostange endogene o esogene in grado di legarsi a recettori specifici situati sulla membrana delle cellule dell'epitelio intestinale. Ciò determina l'attivazione di cascate molecolari di vario tipo (a seconda del recettore coinvolto) che culminano nella fosforilazione di proteine di trasporto che aumentano la permeabilità della cellula al cloro (sezione apicale) ed al potassio (sezione basolaterale). La forte secrezione di cloro all'esterno costituisce la forza trainante per il richiamo di sodio, potassio ed acqua. Si verifica anche secrezione di bicarbonato ma non è noto il meccanismo con cui ciò avvenga.
La perdita di sodio, cloro, bicarbonato, acqua e, in misura minore, di potassio può determinare disidratazione, acidosi metabolica ed alterazione del gap osmotico fecale (diminuzione). Il meccanismo fisiopatologico spiega anche perché queste diaree continuano anche se la persona digiuna (test del digiuno negativo).

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Diaree osmotiche
Le diaree osmotiche compaiono allorchè l'osmolarità del lume intestinale supera di 50-100 mOsm/Kg quella plasmatica. Ciò fa sì che venga richiamata acqua dalle cellule, un processo opposto a quello che fisiologicamente avviene e che è dovuto all'assorbimento di sodio. Le cause di ciò sono dovute a malassorbimento di carboidrati, deficit di lattasi, uso di lassativi o di antiacidi contenenti magnesio.
La perdita d'acqua è inferiore a quella che si ha nelle diarree secretive ed il contenuto elettrolitico fecale è più basso rispetto alla norma, il che comporta un aumento del gap anionico. Una caratteristica tipica, invece, è il riscontro nelle feci di un aumento degli acidi grassi a catena corta e dell'acido lattico.
Diaree di questo tipo determinano ad alterazioni dell'equilibrio acido-base e degli elettroliti plasmatici poco significative. Il test del digiuno risulta essere positivo.

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Diaree infiammatorie
Sono caratterizzate da un danno della mucosa intestinale dovuto allo svilupparsi di un processo infiammatorio che può essere causato da svariati fattori: autoimmunità, ipersensibilità, infezioni, radiazioni, ischemia intestinale, farmaci. Tra le cause di diarrea infiammatoria vanno ricordate: il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, il morbo celiaco, le allergie alimentari.
Il danno infiammatorio stimola le cellule staminali delle cripte intestinali le quali si moltiplicano e si differenziano. Esse, poi, vanno a rimpiazzare quelle perse ma, a differenza di quest'ultime, presentano una diminuzione dell'attività di alcuni enzimi ed trasportatori di membrana. Le capacità secretive, invece, sono equivalenti alle cellule che sono state sostituite.
È da considerare, inoltre, che il processo patologico stimola l'invasione della lamina propria intestinale da parte di cellule della serie bianca (macrofagi, linfociti, ecc...) che producono fattori in grado di stimolare l'attività secretiva delle cripte (istamina, ossido nitrico, adenosina, serotonina, eicosanoidi ed altri).
Il risultato di ciò è lo svilupparsi di un tessuto con ridotte capacità assorbenti ed aumentate capacità secretive, il che genera lo sviluppo di diarrea. Se il danno infiammatorio continua si possono formare anche ulcere cui segue formazione di un essudato, proveniente dai capillari, contenente proteine e sangue.
Come si può capire le diarree infiammatorie sono di tipo misto, ovvero presentano sia i meccanismi delle diarree secretive che di quelle osmotiche. I meccanismi coinvolti nel loro sviluppo sono vari ma le specifiche sono differenti a seconda della malattia sottostante.
Dal punto di vista clinico si può avere febbre, dolore addominale, feci miste a muco, sangue e pus. Si possono sviluppare anche fenomeni di malassorbimento o deficit di nutrienti.

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Diarree da alterata motilità intestinale
Consistono in un aumento dell'attività propulsiva dell'intestino con conseguente diminuzione del tempo di transito dei nutrienti. La causa più frequente di questa condizione, che può, comunque, anche aggiungersi ai meccanismi patologici precedentemente presentati, è la sindrome del colon irritabile. Generalmente la sintomatologia di questa condizione compare con diarrea, a volte alternata a stipsi, cui si può aggiungere dolore addomunale, presenza di muco nelle feci e tenesmo.
Altre condizioni che possono produrre questo tipo di diarrea sono, curiosamente, anche quelle che determinano una ostruzione del transito intestinale (fecalomi, tumori) in quanto si determina un iperafflusso di liquidi attorno all'area stenotica.
Anche condizioni che riducono la motilità intestinale possono determinare la comparsa di diarrea in quanto vi è la possibilità dell'aumento della presenza di batteri i quali possono deconiugare gli acidi biliari, bloccandone la funzione di assorbimento dei grassi. Il risultato di ciò è la comparsa di diarrea e steatorrea.
È da ricordare che varie malattie neurologiche determinano alterazione i meccanismi di motilità intestinale con possibilità di comparse di diarrea.

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Terapia
Come visto precedentemente, la diarrea è un espressione di un processo patologico sottostante che deve, pertanto, essere individuato e trattato. L'antidiarroico può essere quindi solo una misura palliativa finché l'organismo stesso o il terapista hanno potuto rimediare alla causa a monte. Spesso è controindicato l'intraprendere subito qualcosa: se si tratta di infezioni, l'intestino fa bene a liberarsi dei germi.

La diarrea disturba anzitutto l'equilibrio idro-elettrolitico (acqua e sali) dell'organismo e nelle persone con poche riserve di grassi in breve varia anche l'approvvigionamento energetico. Come pronto soccorso si ricorre prima della somministrazione di antidiarroici, alla reintegrazione di liquidi, sali e zuccheri: bevande gassate a base di cola (liquidi, zuccheri e leggermente astringenti) e salatini (sodio, un po' di potassio) sono efficaci e piacciono ai bambini. Più efficaci ancora possono risultare brodi (animali o vegetali), e tisane con miele in alternativa). Esistono anche soluzioni reidratanti orali contenenti elettroliti e glucosio. Nel caso in cui la persona presenti segni di disidratazione o sia assai defedata, si può ricorrere all'uso di soluzioni elettrolitiche per via endovenosa.
Qualora si ravvisino deficit nutrizionali è bene correggerli somministrando i fattori di cui l'organismo è deficente.
In caso di diarrea acuta da infezione batterica la terapia tramite antibiotici è controversa in quanto tendono ad essere autolimitantesi e la diarrea stessa contribuisce a ridurre la carica microbica intestinale. Eventualmente si può far uso di probiotici. In alcuni casi, comunque, l'uso degli antibiotici può venir preso in cosiderazione in caso di diarrea persistente in cui si è riusciti ad identificare il microrganismo responsabile. Il ricorso agli antibiotici si rende necessario in persone immunodeficenti, con neoplasie, portatori di protesi ortopediche o vascolari.
L'uso degli antidiarroici (antimuscarinici ed altri) deve essere considerato con molta cautela, in quanto non agiscono a livello del processo patologico causale. Nel caso delle diarree di natura infettiva, poi, possono allungare la durata della malattia stessa nonchè indurre complicanze che possono anche essere serie quali: perforazione intestinale, megacolon. Possono essere saltuariamente utilizzati in caso di malattia diverticolare o sindrome del colon irritabile. Sono comunque prodotti il cui uso è sconsigliato in bambini ed anziani.

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Rimedi alimentari
Oltre all'uso di medicinali è possibile tamponare o eliminare il disturbo variando l'alimentazione, preferendo carboidrati e proteine ed evitando latte e derivati ed alimenti ricchi di scorie, e mangiando carote, patate, mele crude, Banane, limone, riso, carni scottate in padella e tè.





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Cura popolare fitoterapica
Ogni diarrea provoca forti perdite d'acqua e sali minerali, specialmente di potassio. Vanno in ogni caso e immediatamente sostituiti quanto si può. A diarrea guarita si sostituiscono ev. altri micronutrienti persi e si cura bene l'intestino maltrattato e la flora intestinale, con yogurt, OMNIFLORIN o altri preparati del genere (chiedere al farmacista).






Primo soccorso (per 2 - 3 giorni)
Rp. Sostituzione elettroliti (proposta WHO)

NaCI 3.5 (sale da cucina) 1/2 c.t.
Bicarbonato di sodio 2.5 (bicarbonato) 1/2 c.t.
Cloruro di potassio KCI 1.5 (p. e. REKAWAN) 1/4 c.t
Glucosio 20 (miele, saccarosio) 2 c.m.
Acqua H2O ad 1000 (oppure tisane).

D.S. q.s.. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista. (Ricetta medica magistrale)
Se al momento non è fattibile per mancanza di sostanze, il brodo (animale o vegetale) è un ottimo sostituto. Gli zuccheri vanno presi a parte in forma di saccarosio, destrosio, miele, fruttosio con tisane. Per bambini allattati si usa unicamente il lattosio! (farmacia). Dieta!






secondo intervento (per altri 2 - 3 giorni)
Rp. Antidiarreico mite

Calc. carbonic. subt. pulv. 100 (Carbone attivato, assorbente di germi e sostanze nocive)

D. ad scat. S. 5! gr/dì. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista.


Rp. Antidiarreico per bambini

Fruct. vaccinium mirtillus siccae 100 (mirtilli essicati: mite astringente intestinale)

D.S. decotto 10! c.m. / dì in ricotta. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista.


Rp. Antidiarreico (motilità intestinale)

Xysmalobium undulatum (Uzara) (in gocce anche per bambini piccoli)

Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista.






terzo intervento: per chi non l'ha ancora fatto: consultare il medico
Rp. Antidiarreico potente

Tinct. Tormentillae 30 (tannina, adstringente, battericide, fungicide)
Tinct. Belladonnae 5 (miorilassante di muscolatura liscia)
Tinct. Carminativae ad 50 (sedativo intestinale)

D.S. 100! gtt. / dì. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista.






in reconvalescenza
Rp. Postdissenterico, dispeptico fermentativo

Succus ribes nigrum 1'000

D.S. 1 bicchiere durante i pasti (alimentare).


Rp. Ricostituente flora intestinale

Iogurt q.s.

D.S. q.s. (alimentare).


Rp. Ricostituente flora intestinale

spore battero Escherichia coli (E.coli) IP 5832 (p.e. BACTISUBTIL) q.s.
oppure altri germi probiotici (fecali)

D.S. q.s. Questo è un medicamento. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista.





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Fonti
Ministero Italiano della salute: carbone attivato
Ministero Italiano della salute: Belladonna
Xysmalobium undulatum (Uzara)
Escherichia coli IP 5832 (BACTISUBTIL
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Bibliografia
Harrison: Principi di medicina interna. Quattordicesima edizione; McGraw-Hill Libri italia srl
Unigastro: Malattie dell'apparato digerente. A cura dell'Unigastro; Utet, Torino
Della Loggia, R (cur): Piante officinali per infusi e tisane. Manuale per farmacisti e medici; OEMF 1993
Fintelman V. Weiss R.: Lehrbuch der Phytotherapie; Hippokrates 2002; ISBN 3-8304-5243-8
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Voci correlate
Costipazione
Indicazioni fitoterapiche#Antidiarroici
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Collegamenti esterni
Diarrea




ottimo topic Chem :-D :cincin: :-D :oo: :oo:


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 Oggetto del messaggio: Infarto
MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 8:58 am 
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L'infarto è la necrosi di un tessuto per ischemia, cioè per una sospensione o dalla diminuzione dell'irrorazione sanguigna arteriosa, quella che porta ossigeno e nutrienti ai tessuti. Piu raro l'infarto dovuto ad interruzione del drenaggio venoso.


Cause

La causa primaria è costituita dall'occlusione di un'arteria da parte di trombi, emboli, o di processi granulomatosi delle pareti. La nascita di questi processi è costituita nella quasi totalità dei casi dall'aterosclerosi. Quando vanno incontro ad ulcerazione, le placche aterosclerotiche possono provocare occlusione arteriosa acuta (e quindi infarto), sia attraverso la formazione di emboli che attraverso la trombosi sovrapposta all'ulcerazione.


Sintomi

I sintomi sono diversi a seconda dell'organo interessato, tuttavia il sintomo principale è rappresentato da dolore acuto (ad insorgenza improvvisa), di varia intensità; è però possibile che l'infarto sia clinicamente asintomatico, soprattutto qualora sia di dimensioni molto piccole.

La regione colpita da infarto diviene necrotica (è questa necrosi che scatena i sintomi acuti): se il malato sopravvive alla fase acuta dell'infarto, l'organismo riassorbe i tessuti morti senza rigenerare la parte persa (cosa impossibile senza afflusso di sangue), ma forma in quella zona una cicatrice di tessuto connettivo fibroso, e l'organo interessato perde definitivamente una parte della sua funzionalità.


Forme

Le forme cliniche più frequenti sono:

* infarto cerebrale (cervello), responsabile dell'80% dei casi di ictus
* infarto del miocardio (cuore)
* infarto intestinale (intestino)
* infarto epatico (fegato)
* infarto polmonare (polmone).

Il più frequente fra tutti è quello del miocardio, tanto che l'uso della parola infarto indica comunemente quello a carico del cuore.


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 10:31 am 
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Mr. Beer
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LA DEPRESSIONE POST-PARTUM FORUM :-o :-D :-D :-D
LA DEPRESSIONE POST-PARTUM - FORUM :-D :-D :-D
La depressione post-partum (dal latino “dopo il parto”) è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcuni utenti a partire dal 3° o 4° giorno seguente la gravidanza e che può avere una durata di diversi giorni, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi.

Oltre il 70% degli utenti, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott ha denominato “baby blues”, con riferimento allo stato di malinconia (“blues”) che caratterizza il fenomeno. Si tratta quindi di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni.
Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum FORUM” che possono perdurare anche per un intero anno e che comprendono:

indolenza
affaticamento
esaurimento
disperazione
inappetenza
insonnia o sonno eccessivo
confusione
pianto inconsulto
disinteresse per il FORUM
paura di far male al FORUM o a se stessI
improvvisi cambiamenti di umore



La scienza medica non ha fornito ancora delle spiegazioni definitive riguardo alle cause del fenomeno, anche se alcuni studi imputano l’apparizione della “depressione post-partum forum ” a cambiamenti ormonali negli utenti, più in particolare nel calo del livello degli estrogeni e del progesterone, con un’alta statistica di casi tra donne che accusano forti fastidi nella fase premestruale. In realtà ci sono molti altri fattori che concorrono alla comparsa della “depressione post-partum FORUM”, perlopiù di origine psicologica legata agli eventi immediatamente successivi al parto, come il cambiamento di ruolo dell'utente in ambito sociale, il timore per le sue imminenti responsabilità, il proprio aspetto fisico. La sintomatologia della depressione post-partum FORUM si può manifestare in forma lieve e scomparire nel giro di pochi giorni, ma che se dovesse perdurare richiede l’intervento di uno specialista, maggiormente se nella sua patologia più grave, denominata “psicosi post-partum forum ”.

Le tipologie di quella che comunemente, ma non correttamente, viene chiamata “depressione post-partum” sono quindi essenzialmente tre:

Il baby blues
La depressione post-partum FORUM
La psicosi postpartum FORUM
Il babyblues
Chiamato anche blues post-partum forum , si manifesta attraverso frequenti e prolungate crisi di pianto, stati di tristezza e di ansia e, sebbene sia una condizione di disagio, tende a scomparire nell’arco di quindici giorni al massimo, non richiedendo particolari cure che non siano affidate al buonsenso, alla pazienza ed all’assistenza di coloro che circondano le donne che ne sono colpite. Si manifesta in un numero elevato di casi tra i neo-utenti, in una percentuale che supera il 70%.

La depressione post-partum FORUM
I sintomi sono quelli su riportati, che si manifestano in forme mutevoli per durata e per frequenza ma di intensità maggiore che non quelli del “babyblues”. Il fenomeno è riscontrato in circa il 10% degli utenti che hanno appena partorito, con un incremento del 30% se sono state colpite dalla stessa depressione, in occasione di un parto precedente. La percentuale sale sensibilmente in presenza di utenti che hanno già manifestato in passato disturbi mentali di varia natura. La durata dei sintomi varia da qualche settimana ad un anno, con rischi di ricomparsa successiva e la cura consiste nella somministrazione di antidepressivi (con conseguente interruzione dell’allattamento) e con la psicoterapia, da proseguire anche oltre la scomparsa dei sintomi.

La psicosi post-partum FORUM
È la forma più grave di depressione e richiede misure mediche tempestive. I sintomi comprendono stati di agitazione, confusione, pessimismo, disagio sociale, insonnia, paranoia, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino. La casistica delle psicosi post-partum FORUM è di un utente ogni mille e in alcuni casi si rende necessario il ricovero in ospedale e una serie di cure adeguate alle forme di psicosi riscontrate.

Come prevenire la depressione post-partum FORUM

Pur essendoci delle cause naturali, legate alla fisiologia delL'UTENTE , è possibile prevenire o quantomeno attenuare le manifestazioni della depressione post-partum FORUM agendo soprattutto a livello psicologico, sia da parte dell'utente che di chi le sta attorno. Per quanto riguarda l'utente può essere molto utile, ad esempio, limitare i visitatori nei giorni del rientro a casa dopo il parto, dormire nelle stesse ore in cui dorme il neonato FORUM , seguire una dieta adeguata che eviti eccessi e l’assunzione di eccitanti come alcool e caffè, chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno, mantenere i contatti con amici e familiari, rafforzare il rapporto con il partner e soprattutto cercare di mantenere un atteggiamento realistico nei confronti di se stessi, del forum e la piena consapevolezza di una situazione che avrà degli alti e dei bassi ma che esaurirà le sue manifestazioni negative nell’arco di pochi giorni. Da parte del partner o comunque dei familiari può essere utile offrire aiuto nei lavori domestici, nell’alleviare gli impegni del neoutente , nel mostrare disponibilità ad ascoltare e ad offrire sostegno, ma solo se questo non incontra resistenze.

Come curare la depressionepost-partum FORUM

Se necessario, se cioè i sintomi riscontrati sono di entità maggiore che non quelle di un semplice “baby blues”, la depressione post-partum FORUM può essere affrontata in ambito medico, in modo differente a seconda del tipo e della gravità dei sintomi. Le cure possono consistere nell’assunzione di ansiolitici e antidepressivi , nella psicoterapia e nella partecipazione a terapie di gruppo con utenti che manifestano la stessa sintomatologia.


Quando rivolgersi ad uno specialista

Se i sintomi sono di una entità allarmante o comunque persistono nella durata oltre due settimane, se si ha la sensazione di poter fare del male a se stesse o al proprio forum e se i sintomi di ansietà, paura e panico si manifestano con grande frequenza nell’arco della giornata.





:-D :??: :-D :cincin: :-P ;) :ba: :**: :sayan: :-o :cincin: :-D :lol:


Ultima modifica di Nurburgring il dom 27 nov, 2005 10:34 am, modificato 2 volte in totale.

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MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 10:33 am 
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 Oggetto del messaggio: Infarto del miocardio
MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 11:15 am 
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L'infarto del miocardio (o infarto miocardico) è la necrosi del tessuto del cuore causata da una sospensione o dalla diminuzione dell'irrorazione sanguigna arteriosa.


Indice

* 1 Cause
o 1.1 Sedi dell'infarto
* 2 Sintomi
* 3 Diagnosi
* 4 Terapia
* 5 Mortalità
* 6 Fattori di rischio e prevenzione dell'infarto


Cause

Si verifica per occlusione di un ramo delle arterie coronarie, originata quasi sempre da una trombosi su base aterosclerotica.
In questa malattia, avviene una deposizione di sostanze grasse sulle pareti delle arterie, con conseguente modifica della loro struttura e formazione di placche aterosclerotiche. Il vaso all'interno perde la sua levigatezza. Sulle placche ulcerate si vengono a depositare le piastrine del sangue e si formano trombi. Le piastrine, con la loro capacità adesiva, fissano a sé globuli bianchi e globuli rossi. Si forma così un coagulo. La massa corpuscolata si accresce rapidamente fino ad occupare tutto il vaso, attraverso il quale il sangue non circolerà più. Il territorio in cui questo sangue era diretto, resterà senza ossigeno e quindi morirà (infarto).

Oltre al motivo sopra, il sangue può essere bloccato anche da una emorragia nella parete dell'arteria, per rottura dei piccoli vasi che la nutrono.
Altre cause possono essere l'arrivo di un embolo o uno spasmo prolungato dell'arteria.

Queste cause, non sono comunque sufficienti all'insorgenza dell'infarto. Quando un'arteria si occlude, nelle sue diramazioni successive la pressione scende a zero, ma aumenta la quantità di sangue circolante nei vasi vicini. Il sangue raggiungerà la zona attraverso vasi che collegano territori dipendendenti da altre arterie. Se l'arrivo del sangue ha successo prima che le cellule muoiano, si eviterà ogni conseguenza, altrimenti insorge l'infarto. Affinché ciò accada è necessario che il diametro dell'arteria sia di una certa entità e che il fenomeno si verifichi rapidamente, in quanto impedisce la determinazione di un circolo collaterale che faccia affluire il sangue alle zone in cui necessita.
Quanto più grande sarà l'arteria occlusa, tanto maggiore sarà la zona necrotica che potrà arrivare fino alla superficie esterna o interna del cuore.
Se arriva alla superficie esterna, si avrà una infiammazione del pericardio, normalmente liscio, ma che in questo caso acquisirà una certa ruvidezza. Questo si tradurrà in un fruscio, detto rumore di sfregamento, durante le fasi di contrazione e di rilascio del cuore. È comunque un fenomeno di scarsa importanza. Ben più grave se arriva alla superficie interna. L'infiammazione locale dell'endocardio, può determinare trombi nella zona lesa, con il successivo staccarsi di questi (emboli) e la loro entrata nel circolo sanguigno.


Sedi dell'infarto

La sede dell'infarto varia in rapporto alla coronaria occlusa:

* infarto anteriore, occlusione del ramo discendente della arteria coronaria sinistra
* infarto anterolaterale, occlusione della arteria coronaria sinistra
* infarto posteriore, occlusione della arteria coronaria destra.

Interessa maggiormente il ventricolo sinistro e, in base all'estensione dell'area ifartuata, si possono distinguere: infarto massivo transmurale (tutto lo spessore della parete cardiaca), infarto massivo non transmurale, infarto laminare (verso la superficie interna del cuore), infarto miliare (a piccoli focolai).


Sintomi

Non sempre la sintomatologia di un infarto è chiara, a volte può essere mascherata da disturbi gastrici. Può persino mancare e venire rilevata casualmente da un elettrocardiogramma eseguito per altri motivi.
Normalmente, i sintomi dell'infarto sono imponenti e tipici, anche se non sempre a sintomi gravi corrisponde un infarto grave, in quanto la sensibilita al dolore è un fenomeno del tutto soggettivo. Solo un esame clinico potrà valutare l'entità del danno subito dal cuore.

Il sintomo che domina su tutti gli altri è il dolore. Insorge all'improvviso, a volte dopo uno sforzo o un pasto copioso, ma anche a riposo, specie nelle ore notturne. È un dolore che si localizza in mezzo al petto, che viene definito a sbarra: da l'impressione di schiacciare, con il paziente quasi immobilizzato. Il dolore si può irradiare al collo, al braccio sinistro, più raramente alle due braccia (specie negli infarti posteriori). A volte può localizzarsi nell'epigastrio (zona corrispondente allo stomaco), può durare ore o giorni.
La deficienza di ossigeno nella zona del cuore colpita è la responsabile del dolore.
Nella fase iniziale, si può avere un momentaneo aumento di pressione dovuta a stimoli nervosi e all'adrenalina immessa nel sangue. Presto la pressione si abbassa e il paziente entra in collasso, si spente spossato, è freddo, pallidissimo e suda; il polso è debole e frequente. Questo è il momento piu pericoloso.
A questi sintomi, si uniscono a volte anche nausea e difficoltà respiratoria.
Questo è il quadro della fase acuta dell'infarto, se questa viene superata, grazie alle possibilità terapeutiche esistenti, cessa ogni disturbo importante.


Diagnosi

Oltre che sulla sintomatologia, la diagnosi si basa anche sugli esami del sangue.
Dalla zona lesa, entrano nel sangue delle sostanze proteiche e degli enzimi che sono frutto della distruzione delle cellule. Le sostanze proteiche si cominciano a riscontrare già dopo un giorno dall'infarto e causano un aumento della temperatura corporea (37,5°-38,5°) ed un aumento del numero dei globuli bianchi e della velocità di sedimentazione dei globuli rossi. I piu importanti enzimi sono le transaminasi, la creatinfosfochinasi, la latticodeidrogenasi, ecc.
Gli elementi diagnostici fondamentali, vengono però dall'elettrocardiogramma, che consente di accertare la presenza dell'infarto, la sua localizzazione e la sua evoluzione.


Terapia

Gli obiettivi del trattamento sono:

* sedazione del dolore
* riduzione del fabbisogno di ossigeno
* prevenzione delle aritmie
* recupero della circolazione nella zona ischemica.

La dissoluzione del trombo attraverso farmaci (trombolitici) rappresenta la possibilità terapeutica più interessante, che consente il ripristino del flusso del sangue nelle coronarie.

Attualmente esistono altre strategie di rivascolarizzazione miocardica più invasive ma più efficaci. L'esame coronarografico e successivo trattamento delle stenosi coronariche tramite angioplastica con o senza impianto di stent è anzi oggi la terapia di elezione per i pazienti con infarto miocadico. Certamente come tutte le manovre invasive è gravata da alcuni rischi che vanno dai meno gravi come lo pseudoaneurisma della arteria femorale (frequentemente utilizzata per l'introduzione dei cateteri coronarici) ai più temibili come la dissecazione coronarica. Ad onor del vero in mani esperte tali rischi sono largamente superati dai benefici specie se, prima della procedura, il paziente viene trattato con i modermi farmaci antiaggreganti come gli inibitori delle glicoproteine 2b/3a (nomi commerciali: Aggrastat per la formulazione a lento rilascio e Reopro per la formulazione ad azione rapida; nome molecolare: Abciximab) che sembrano ridurre la microembolizzazione a valle della stenosi legata al microtrauma esercitato dai cateteri e dagli stent sull'endotelio coronarico. Per concludere, attualmente sono disponibili altresì stent a rilascio di farmaco, cioè in grado di rilasciare sulla parete del vaso interessata dall'impianto dello stent farmaci (Sirolimus e Paclitaxel ad esempio)in grado di controllare l'iperproliferazione neointimale riducendo sensibilmente la ristenosi a distanza.


Mortalità

La mortalità da infarto nel primo mese è di circa il 50%, la metà di queste avviene nelle prime due ore dalla comparsa dei sintomi. Negli ultimi anni i dati non hanno avuto miglioramento per le morti preospedaliere, mentre si è ridotta significativamente nei pazienti che arrivano in ospedale.


Fattori di rischio e prevenzione dell'infarto

Colpisce in prevalenza il sesso maschile (con fattore 4 a 1), con un incidenza di eta tra 40 e i 60 anni di vita. Il rischio nella donna aumenta dopo la menopausa, arrivando ad eguagliare quello dell'uomo dopo i 50-60 anni.
Fattori di rischio sono l'ipertensione arteriosa, il diabete mellito, il fumo, l'obesità e l'ipercolesterolemia. Importantissimo è il fattore ambientale ovvero il sistema di vita.
Poiché il fattore ambientale è modificabile, l'infarto può essere prevenuto.
Occorre curare in modo continuo e scrupoloso le malattie predisponenti, tra le più importanti il diabete e l'ipertensione. Occorre anche un regime di vita equilibrato, che tenda a limitare l'aterosclerosi, evitando la vita sedentaria, specialmente se associata a tensione emotiva.
Consumando energie con il moto, si evitano gli squilibri tra alimentazione eccessiva e scarsa quantità di energie spese dall'organismo. Il moto procura anche distensione, che serve a limitare gli stimoli nocivi che giungono al sistema nervoso.
Occorre evitare il fumo, in quanto è dimostrato che la nicotina ha effetti peggiorativi sulle malattie dell'apparato circolatorio in genere, predisponendo il cuore all'infarto. Importante anche seguire una dieta proporzionata al lavoro svolto. Si suggerisce di ridurre il consumo di grassi (specialmente grassi animali), anche se epidemiologicamente non è dimostrato il beneficio di questa misura (vedi grafico accanto).

Occorre tenere presente che tutte queste precauzioni non possono prevenire in assoluto l'infarto, ma di sicuro possono ridurne l'incidenza.


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 11:21 am 
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Per vivere meglio e risparmiarsi qualche malanno o svarione :D :-D :cincin:



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 Oggetto del messaggio: Ipertensione arteriosa
MessaggioInviato: dom 27 nov, 2005 11:29 am 
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Iscritto il: ven 03 set, 2004 6:30 pm
Messaggi: 7925



L'ipertensione arteriosa è l'aumento della pressione arteriosa nell'apparato circolatorio.
Per essere tale l'ipertensione deve essere stabile e deve essere tenuta presente l'età del paziente, in quanto la pressione arteriosa tende normalmente a crescere leggermente con l'età.
Quando l'aumento di pressione è momentaneo si parla di reazione pressoria.
L'ipertensione non è una malattia, ma un sintomo di altre malattie (vedi Ipertensione arteriosa secondaria). In un unico caso risulta essere la malattia stessa, nella ipertensione arteriosa essenziale. Tutte le altre ipertensioni dipendono da malattie quali l'arteriosclerosi, le malattie renali, le malattie endocrine, ecc.


Fattori di variabilità

Non esiste un limite certo oltre il quale si possa parlare di ipertensione, in quanto la pressione varia da individuo ad individuo ed anche nello stesso individuo che si trovi in condizioni diverse.
Esistono diversi fattori di variabilità:

* l'età, con l'avanzare degli anni, i vasi sanguigni tendono a perdere elasticità; indurendosi provocano un aumento della pressione sanguigna
* il sesso, fino a 40 anni è superiore negli uomini, dopo i 50 anni è più alta nelle donne
* le emozioni e l'esercizio fisico, portano ad un amento della pressione
* i pasti abbondanti, fanno anch'essi aumentare la pressione
* il periodo della giornata, al mattino la pressione è di 20 mm di mercurio inferiore a quella che si registra a mezzogiorno.

Si parlerà di ipertensione, solo quando tutti i fattori di variabilità possono essere scartati.


Danni derivanti

I vari disturbi provocati dall'ipertensione vanno a colpire gli organi più importanti: cervello, cuore, polmone e rene. Danni recati al cervello possono essere le emorragie con distruzione del tessuto cerebrale.
A carico del cuore, si hanno infarto e angina pectoris oppure asma cardiaco ed edema polmonare (con interessamento del polmone) quando il ventricolo sinistro cede; frequenti anche i casi di scompenso cardiaco, con cianosi, dispnea ed edemi nelle parti basse del corpo.
Il rene può subire gravi alterazioni che riducono la sua funzione escretrice.


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