IL SOLE, LA LUNA E VALENTINO ROSSI
di PAOLO SCALERA
Paolo Scalera
Solare e lunatico. Così è Valentino Rossi, un ragazzo dal profilo dichiaratamente doppio, come del resto si deduce dal disegno del suo casco sul quale inalbera, come facevano gli antichi cavalieri con il proprio elmo, un sole sorridente ed una luna incazzata.
Con tali propositi esposti alla luce del giorno, cosa ci si può aspettare da Rossifumi-Valentinik-Dr.Rossi - questi i soprannomi sotto i quali si è presentato in questi anni - se non che sia irriverente e simpatico, fantasioso ed iconoclasta, in una parola: eccessivo?
E' tutto qua il segreto del giovane figlio di Graziano, ottimo pilota, questi, in 250 e 500, negli anni '80, maggiormente famoso (ingiustamente) più per aver portato una gallina a guinzaglio in giro per Rimini che per risultati sportivi.
E' cominciata presto la carriera di Vale-lingua-lunga nel motomondiale, nel 1996, infatti, correva e cadeva nella 125, ma non era ancora Valerossi, quanto, piuttosto, un fenomeno per pochi intimi. Grande lo diventò l'anno successivo, dominando nella sua classe, ma il "là", l'inprint direbbe uno psicologo, glielo diede - e non poteva essere altrimenti - proprio Max Biaggi quando l'apostrofò a Suzuka, nel Gran Premio del Giappone, invitandolo a lavarsi la bocca con il sapone prima di parlare di lui. Era a cena, Valentino, e ce lo ricordiamo ghiacciato ed impacciato, muto di fronte al Campione. L'odio, probabilmente, nacque lì, anche se Rossi, fino a quel momento, l'aveva ottimamente coltivato.
La risposta, a quell'altolà, a Valentino venne in mente solo qualche tempo dopo: "io il Biaggi della 125? Sarà Max il Rossi della 250".
Fu solo l'inizio, poi vennero "meglio un giorno da Rossi che una vita da Biaggi" e tanti, tanti altri motti, alcuni salaci, altri semplicemente offensivi. Era la luna, no? Ed altre volte il sole. Comunque, l'antipatia, andò avanti, crescendo con la stessa logica della valanga, che non ha mica bisogno, per ingrandirsi, del consenso dei detriti che raccoglie lungo il cammino. Semplicemente scivola, e si ingrossa.
Dentro, Valentino, ci ha buttato un titolo mondiale, il suo della 125 e l'ottima prima stagione in 250, poi il secondo titolo, nella quarto di litro, nel 1999, ed infine il passaggio in 500, con un secondo posto alle spalle di Roberts all'esordio (come Biaggi, all'esordio, si arrese solo a Doohan) ed il titolo contro Max, quest'anno.
Una carriera che ha dato voce e timbro a proteste, sempre dirette contro l'imperversante Biaggi, che altrimenti, come il raglio degli asini, non avrebbero raggiunto il cielo. Non che avesse sempre torto, il ragazzo di Tavullia, è che spesso ha parlato e fatto cose a sproposito (la luna, ricordate?), ma a sua discolpa si può dire che con la medesima veemenza se l'è presa anche con Schumacher, che nemmeno conosce e con la Ferrari, quest'ultima aggressione sì, veramente un atto di coraggio nell'Italia mammona e ferrarista che tutti conosciamo. Anzi, a dirla tutta, se la è legata al dito più Luca di Montezemolo che Max Biaggi, visto che il primo si è preso la briga di punzecchiarlo a distanza ("Se faremo provare la nostra monoposto anche a Valentino? La Ferrari non è mica l'Avis..."), mentre il Corsaro mai ha risposto sposando la filosofia del non ti curar di loro...perlomeno fino al GP di Barcellona, quest'anno.
Il sacco dell'odio, accuratamente riempito ad ogni occasione (dal pilota non a caso cresciuto in casa Aprilia che in quel periodo non ha saputo o, peggio, voluto controllare le intemperanze giovanili del campione), ha dimostrato però di esser pieno di una sola cosa - parole - quando si è improvvisamente afflosciato allorché, durante la penultima sessione di prove in Malesia, nel 1999, a Sepang, nel bollente metà marzo orientale, fermo a bordo pista dopo una caduta, Valentino accettò il passaggio che cavallerescamente Biaggi gli offerse sulla sua Yamaha 500 per evitargli una lunga passeggiata sotto il sole cocente. Una drammatica marcia indietro per l'antiitaliano che, nel GP di Francia del 1998, al Paul Ricard, sul casco attaccò un adesivo con sù scritto "Grazie Mick". Bè, certo, rifiutare sdegnosamente per tener fede al proprio personaggio sarebbe stato logico, ancorché esageratissimo, ma Vale, in quel momento, non ci ha affatto pensato, ragionando con il sole (e sotto il sole), ha visto solo la sudata che lo aspettava ed i due sono così tornati, abbracciati, su di una sola moto, nei box, mentre la luna, sempre più incazzata, sul casco, questa volta, faceva finta di niente.
14/10/2001
_________________ Lo Zio Tazio
"Io vi daró tutto ... basta che non domandiate nulla!"
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