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Un'inedita versione “replica” della sportiva media della Casa di Iwata. E' una R6 con le grafiche disegnate da Rossi. Prodotta in edizione limitata di 2.500 pezzi autografati, in sella fa sentire degli aspiranti dottori. Al prezzo di 11.290 euro c.i.m.
di Stefano Borzacchiello, foto di Alberto Cervetti
L'ingresso in curva è fulmineo, complice una ciclistica agilissima
Alla fine della scorsa stagione, dopo lo straordinario successo ottenuto da Valentino Rossi in MotoGp, la Yamaha ha voluto premiare il suo pilota dandogli la possibilità di realizzare le grafiche di una nuova R6, con il prezioso aiuto del designer Aldo Drudi. Il risultato è una limited edition realizzata in soli 2500 pezzi numerati con tanto di targhetta sulla piastra di sterzo, tutti autografati dal campione di Tavullia.
La linea è identica alla R6 standard, alla quale ormai tutti siamo abituati e che sinceramente ci ha un po’ stancato (il prossimo salone ci svelerà il nuovo corso stilistico di questa moto): nella sostanza quello che differisce sono le nuove grafiche ispirate alla filosofia che da sempre caratterizza i caschi di Rossi, e contrappone il sole alla luna.
I movimenti in sella sono naturali, e la guida diventa subito fluida
L’effetto sulle carene si traduce in due colorazioni differenti per i due lati della moto. Sul frontale domina un grande quarantasei, temibile da inquadrare nei retrovisori. Sul serbatoio fa poi bella mostra di se l’autografo del campione. A coronare il suo aspetto racing replica pensa poi il terminale di scarico, in carbonio, realizzato dalla Termignoni omologato per uso stradale, almeno fino a quando non si rimuova il “db killer” rivettato all’interno.
Come è fatta
Linea immutata, ma le grafiche realizzate da Aldo Drudi le danno un tocco di originalità
Le principali modifiche della Yzf-R6 in versione 2005 rispetto alla versione precedente riguardano la ciclistica. L’impianto frenante vede ora dei dischi freno di diametro superiore si è passati dai 298 mm a 310 mm, leggermente più sottili dei precedenti, da 5 mm a 4,5 mm. L’attacco è come oramai di consuetudine, radiale. La sospensione anteriore è una forcella upside-down di 41 mm, interamente regolabile e più rigida della precedente. Al posteriore è stato modificato il leveraggio della sospensione per aumentare la rigidità. Il telaio è sempre il mitico deltabox in alluminio a diamante: la sua geometria è stata leggermente cambiata, con un aumento di inclinazione di mezzo grado del canotto di sterzo, che ha comportato anche un piccolo aumento (di 5 mm ) dell’avancorsa e dell’interasse complessivo della moto.
I nuovi dischi maggiorati di 310 mm, con l'attacco delle pinze radiali
All’anteriore è stato poi montato un pneumatico meno ribassato, al fine di migliorare la guidabilità e di rendere la guida della moto meno nervosa.
Il peso è rimasto contenuto in 163 kg.
Il motore quattro cilindri in linea fronte marcia ad iniezione elettronica, può contare ora su corpi farfallati di maggior diametro (40 mm). Per adattarsi ai nuovi corpi farfallati sono stati anche modificati i condotti di aspirazione dei cilindri. Il propulsore mantiene inalterate le misure di alesaggio e corsa (65,5 x 44,5mm), mentre la centralina Ecu che gestisce l’erogazione adotta una nuova mappatura, che ha permesso di incrementare sensibilmente la potenza di circa 3 cv. Ora la potenza è di 120 cv che salgono a 126 cv con l’airbox in pressione.
Il terminale realizzato dalla Termignoni, regala un sound unico
Lo scarico non segue la moda e non finisce sottosella infatti si trova nella stessa posizione laterale del modello precedente, però potrebbero esserci grosse novità per il 2006, si parla di un possibile scarico sottopancia. La strumentazione è compatta e di facile lettura in ogni condizione di luce è caratterizzata da un grande elemento circolare che racchiude il contagiri, e da un piccolo display posto sul lato sinistro dove sono raccolte tutte le informazioni. In più è presente sopra il contagiri la spia a led che segnala il cambio di marcia.Il livello di finiture su questa moto è più che buono; la qualità delle plastiche e degli accoppiamenti è veramente all’altezza della miglior tradizione Yamaha. Infine non va dimenticato, che questa seicento vanta una potenza che fino a pochi anni fa era ad appannaggio solo delle settemmezzo, e non è poco.
Come va
I Michelin Pilot garantiscono un ottima trazione, e danno subito confidenza
La posizione in sella è raccolta, ma non sacrificata e anche i piloti più alti troveranno lo spazio necessario per muoversi con scioltezza. Il sellino sufficientemente ampio e ben imbottito, permette di arretrare e di spostarsi agevolmente in senso longitudinale. I semimanubri bassi ed inclinati, come di consuetudine sulle seicento, obbligano comunque ad una posizione di guida tutta protesa in avanti.
Sulla nostra pista la R46 si è dimostrata una moto efficace, non più però ai vertici della categoria. Il dominio dei primi anni, (il suo debutto risale al 1999), ora si è un po’appannato a favore della Cbr 600 RR, che sulle piste del campionato del mondo Supersport le ha tolto la corona di regina della pista. Il cuore della Yamaha a quattro cilindri è quello che più la distingue dalle concorrenti, infatti è l’unica seicento ad avere un motore con tanta schiena, e anche spalancando il gas regala un allungo aggressivo. Superati gli ottomila giri poi spinge senza sosta fino all’intervento del limitatore, a quota sedicimila indicati, in questi istanti il motore sembra non finire mai; il nostro consiglio, è quello di cambiare il rapporto mille giri prima, e a questo proposito è utile settare la spia del cambio marcia a quel regime. La ciclistica compatta della moto, la rende molto maneggevole: questo si traduce in ingressi in curva fulminei, che favoriscono i rapidi cambi di direzione.
L'autografo di Rossi, ci ricorda che siamo alla guida di una moto unica
Il comportamento delle sospensioni è più che buono nell’utilizzo stradale, mentre senza intervenire sulle regolazioni l’assetto standard in circuito si rivela troppo morbido e mette un po’in crisi nella guida in circuito più aggressiva. Il cambio nell’utilizzo pistaiolo, si è dimostrato affidabile, e capace di garantire dei buoni innesti anche senza l’utilizzo della frizione, (cosa che comunque sconsigliamo). Incollati all’asfalto i pneumatici, che pur conservando un design stradale (stiamo parlando dei Michelin Pilot) ci hanno permesso di mantenere le traiettorie, e di scaricare a terra tutti i cavalli a disposizione .
Le misure compatte della R6, agevolano la guida di corpo
A questo proposito è doveroso ricordare che l’asfalto del nostro circuito, è particolarmente adatto alla guida estrema infatti offre un grip molto elevato. I freni con pompa ad attacco radiale garantiscono spazi di arresto contenuti, ma la potenza complessiva dell’impianto non è al top rispetto alle rivali giapponesi. In sostanza quest’impianto è più adatto ad un impiego di tipo stradale, dove emerge la sua buona modulabilità. Il sound dell’impianto di scarico dedicato dalla Termignoni, è coinvolgente, e poi…uno sguardo sul serbatoio, e si incontra l’autografo di Rossi, a quel punto la spinta emotiva regala delle emozioni che nessun ingegnere sarà mai capace di realizzare.
Un giro in pista a Vairano
Le doti di maneggevolezza e di agilità vengono esaltate sul nostro circuito, con il quale imparerete ad avere sempre più confidenza “girando” sul sellino insieme a noi.
Semaforo verde!
Usciti dalla corsia box, percorriamo il breve tratto rettilineo, prima di affrontare l’ingresso nella prima variante. Ci si arriva in quarta, si scalano due marce (ma c’è chi lo percorre in prima).
L'ingresso svelto nella prima variante di vairano
Dopo un breve rettilineo si arriva alla seconda “esse” da percorrere in seconda. C’è poi una curva a sinistra in appoggio, che porta ad un’ennesima lenta variante. Un altro paio di curve lente introducono alla parte veloce del tracciato. Iniziamo la parte meno guidata, ma più veloce, con i due curvoni da raccordare, dove infiliamo le marce fino alla quarta, spingendo fino al limitatore il sedici valvole Yamaha. Ci aspetta poi una brusca staccata per affrontare la curva nord. Qui si fa la differenza ed emergono le qualità del pilota. L'ingresso infatti è molto impegnativo visto che si affronta a moto ancora inclinata con i freni pinzati. In uscita in fase di accelerazione apprezziamo il comportamento delle Michelin Pilot che ci permettono di aprire il gas con violenza senza innescare spiacevoli perdite di aderenza, riportandoci dopo un breve tratto sul rettilineo di partenza.
Dalla parte della luna, il lato sinistro della R 46
Motore: tipo 4 cilindri in linea inclinati in avanti, 4 tempi. Raffreddamento a liquido, cilindrata 600cc, alesaggio x corsa 65,5 x 44,5mm. Rapporto di compressione 12,4:1. Potenza massima 92,7 kW (126 Cv) @ 13.000 giri/min. con airbox in pressione. Coppia massima 68,5 Nm (6,99 kg-m) @ 12.000 giri/min. con airbox in pressione. Lubrificazione: carter umido. Carburatore iniezione elettronica. Accensione DC-CDI. Avviamento elettrico, trasmissione Catena. Distribuzione DOHC, 16 valvole. Impianto di scarico Euro 2.
Trasmissione: frizione in bagno d'olio, a dischi multipli. Cambio 6 marce, sempre in presa.
Ciclistica: telaio Deltabox III pressofuso in alluminio, sospensione ant. forcella teleidraulica rovesciata, 41 mm. Sospensione post. forcellone oscillante. Freno ant. doppio disco 310 mm, freno post. disco 220 mm. Pneumatico ant. 120/70 ZR17, post. 180/55 ZR17.
Dimensioni: lunghezza mm 2.045, altezza sella mm 830. Interasse mm 1.385, distanza minima dal suolo mm 145. Peso a secco kg 163. Capacità serbatoio carburante 17 litri.