dalla gazza.
I morti della Dakar
Andy Caldecott è la 44esima vittima della Dakar in 27 edizioni, il 23° concorrente. Già l'anno scorso erano morti lo spagnolo Josè Manuel Perez e il nostro Fabrizio Meoni. Tanti nel corso degli anni i drammi nel deserto.
Nel 1986 l'edizione più tragica: periscono ben 7 persone. Durante il trasferimento in Francia, da Parigi a Sète, muore il motociclista giapponese Yasuo Kaneko. L'organizzatore e inventore della Dakar, Thierry Sabine perde invece la vita a Gourma Rarhous, Mali, nella caduta del proprio elicottero. Con Sabine muoiono altre 4 persone: il cantante Balavoine, la giornalista Nathalie Odent, il pilota svizzero Bagnoud e il tecnico di RTL, Le Fur. Giampaolo Marinoni infine spira 48 ore dopo la fine della gara: era caduto a 40 km dall'arrivo della speciale conclusiva, aveva ripreso la corsa senza rendersi conto che nell'impatto col manubrio della propria moto aveva riportato gravi lesioni al fegato. Operato a Dakar, non aveva mai più ripreso conoscenza dopo l'operazione e sarebbe morto in seguito ad una grave infezione.
Due anni dopo la Dakar contò sei vettime: il camionista olandese Von Loevezijn, il pilota francese Canado, una bimba di Kita, nel Mali, il motociclista francese Huger, una donna e un bambino in Mauritania (investiti da una vettura dell'organizzazione su cui viaggiava una troupe Fininvest). Nel 1991 un'altra tragedia: Charles Cabane, che era alla guida di un camion di assistenza dell'organizzazione, venne ucciso a fucilate dai alcuni militari del Mali.
L'anno successivo il 29enne francese Gilles Lalay, trionfatore dell'edizione 1989, morì dopo che la sua moto si era scontrata con una vettura estranea alla competizione. Nel 1996 perse la vita un altro conducente di un camion di assistenza, il francese Laurent Guegnon. Il camion prese fuoco dopo essere finito su una mina.