eccolo ...
servizio completo da MOL di Luigi Rivola
Un inverno strano. L’anno del grande rilancio del Mondiale Superbike è iniziato in sordina, scontando nei mesi freddi le conseguenze del ritardo con cui Yamaha, Suzuki e Kawasaki hanno preso la sofferta decisione di risalire nuovamente quelle valli che avevano abbandonato con orgogliosa sicurezza (vedi proclama della vittoria del generale Diaz).
A differenza degli anni passati, i test non sono mai stati affollati perché le moto non erano pronte, così i piloti hanno girato poco e in più occasioni sono stati perseguitati dal maltempo, maledizione – si dice – scatenata da uno stregone esperto in voodoo al soldo di un’organizzazione nemica.
In pratica, i test di quest’ultimo week-end a Losail, nel Qatar, dove fra tre giorni prenderà il via il primo gran premio della stagione agonistica 2005, sono stati l’unica occasione di confronto diretto fra i protagonisti del campionato entrante.
Il sunto di questo confronto è abbastanza articolato. Troppo facile sarebbe attaccarsi al risultato finale – pur corroborato da precedenti test solitari che avevano dimostrato una competitività indiscutibile – per affermare che il dato eclatante emerso domenica sera è semplicemente la superiorità della Suzuki, e prevedere di conseguenza che tale rimarrà fino alla fine del campionato.
A mio giudizio il fatto di maggior rilevanza è invece la prestazione di Luis Cardoso e della sua Yamaha R1 privata, acquistata ed elaborata dal Team DFX. Una Yamaha che a Losail è stata protagonista non solo con Cardoso, ma anche con Gimbert, sfiorando con entrambi il colpaccio del miglior tempo assoluto. Constatando la sorprendente competitività delle R1 private, non posso non supporre che quelle ufficiali di Haga e Pitt, in mano a due piloti di assoluto valore e gestite tecnicamente da un Team espertissimo e legato a doppio filo col Giappone, come il Team Yamaha-Italia, non possa essere in grado, a breve, di andare anche oltre.
C’è infine la prestazione complessiva delle Yamaha a convalidare la mia impressione che il dato di maggior rilievo emerso a Losail sia il potenziale della R1: valutando la classifica dei tempi, emerge prepotentemente la presenza di sette Yamaha nei primi dodici migliori crono dei due giorni, col sesto tempo in mano a un debuttante, lo spagnolo Ivan Silva Alberola, del quale sentiremo parlare ancora.
E’ interessante e promettente anche il livello già raggiunto dalla Kawasaki del Team PSG-1, sulle cui reali possibilità di competere per le prime due file dello schieramento in poco tempo nutrivo qualche dubbio. Non si trattava di sfiducia nelle capacità del Team, ma di perplessità relative alla strategia impostata dalla Casa giapponese, che sembrava essersi convinta a lanciare il sasso, pronta però asubito a nascondere la mano. Ebbene, Chris Walker con la ZX-10R è già in seconda fila e a Losail si è lasciato alle spalle piloti di massima fama, segno che la sua moto è già in grado di dargli qualcosa che altri, che certamente come manico non gli sono inferiori, faticano ancora ad ottenere.
A questo punto parliamo della Ducati. Il quarto tempo di Laconi a Losail non fa testo, alla luce del minimo distacco dai primi, ma preoccupa un po’ se si considera l’aggressività abituale del francese, che si impegna sempre a fondo e non ama concludere né test, né gara alle spalle altrui. Certo, la lezione dello scorso anno avrà pur insegnato qualcosa a Regis, che si è dichiarato disposto anche a fare il ragioniere pur di vincere il titolo 2005, ma dirlo è una cosa, farlo è un’altra. Si saranno invertiti i ruoli nella squadra Ducati? Toseland, che l’anno scorso collezionava punti, in questo week-end è caduto due volte; è diventato lui l’attaccante senza se e senza ma? E Laconi l’attendista?
A prescindere dalle combattive dichiarazioni della vigilia, nel Team Ducati Xerox non tutti sono ottimisti, c’è anzi chi in confidenza non nasconde i suoi timori. Ciò non toglie che la 999 F05 prende ancora una volta il via di un nuovo campionato col ruolo di moto da battere. E non sarà facile per nessuno riuscirci.
La Honda merita un discorso a parte. Dopo aver perso per un soffio il titolo mondiale 2004, l’anno del debutto, tutti la vedevano sicura protagonista del 2005, oltretutto considerando la moltiplicazione delle CBR-RR 1000 sulla griglia di partenza, e con piloti come Muggeridge, Chili e Bostrom a dare man forte al già fortissimo Vermeulen. Invece la Fireblade alla vigilia del campionato sembra stranamente in ritardo di preparazione, la sua certa competitività non emerge e i due piloti del Team Ten Kate sono pieni di acciacchi, mentre Bostrom e Chili scontano una partenza ritardatissima. Ciò non ha impedito al nostro Pierfrancesco, mentre si sforza di capire meglio la nuova moto ed è in attesa di un motore più potente, di stabilire il miglior tempo a Losail fra i piloti Honda. Un guanto di sfida? Certamente sì.
In ultimo, visto che ultima è nella graduatoria dei tempi fra le Case, accenniamo alla Petronas. Non c’è molto da dire, la migliore delle verdi tre cilindri anglo-malesi naviga a 3” dalla Suzuki di testa: una vita. E soprattutto non si scorgono prospettive di crescita: in tre anni la situazione è rimasta sostanzialmente immutata anche cambiando uomini e piloti. E non sarà certo il bravo Steve Martin a riuscire in ciò che non è riuscito a Corser. Quanto a McCoy, provate solo ad immaginare come lo abbiano accolto a fine test i famosi occhi di Fogarty, quando è rientrato al box soddisfatto per aver strappato per meno di venti centesimi il ventisettesimo posto a Miguel Praia...
Quest’anno, oltre a McCoy, il Mondiale SBK vede in pista anche altri due piloti già vincitori di gran premi nella MotoGP: Norick Abe e Fonsi Nieto. Entrambi hanno provato a Losail con risultati discreti, ma non ancora all’altezza della loro fama: Abe ha ottenuto l’11° tempo con la Yamaha-France e Nieto il 20° con la Ducati 999RS del Team di Stefano Caracchi.