Guido Meda
“Per favore Manu, alza le lenzuola là in fondo che voglio vedere coi miei occhi”. E’ una vampa di profonda lucidità quella che restituisce Roberto Locatelli al completo risveglio dal coma in cui è stato tenuto a scopo precauzionale per una settimana. Il Loca ha voluto vedere le proprie dita dei piedi, vederle muovere, per festeggiare un ritorno alla realtà da essere acciaccato, ma già pronto per riprogettare una vita normale. Nella quale il mestiere di pilota abbia ancora un ruolo. Locatelli ormai è pienamente cosciente, mangia i pasti che gli vengono serviti, inforca gli occhiali per guardare la tv. Per vedere in Tv le due manche della Superbike. Paura della moto, niente. Anzi, al Dottor Costa che sta al suo capezzale da giorni (e notti) ha rivolto la solita domanda: “Dai, dimmi quando posso tornare a correre”. Una risposta non c’è, non ancora, ma Locatelli è sulla buona strada per dare un’altra volta ragione a Costa che in uno dei suoi impeti di ottimismo aveva pronosticato il Mugello, il 3 giugno! Ha il volto di uno che ha preso delle botte; non è sfigurato, ma tumefatto sì. E’ comunque in un reparto di terapia intensiva, all’Ospedale Bellaria di Bologna, ma si preoccupa che il Professor Zanello ed il suo aiuto Pomponio, siano troppo rigorosi nel rispetto dei tempi medici protocollari. Si tranquillizza quando scopre che il professor Zanello è cresciuto a bordopista insieme al Dottor Costa con il quale condivide grandi capacità e uno straordinario senso pratico. Lo stesso senso pratico di Locatelli che qualche ora prima dell’incidente di Jerez era in guanti da lavoro sul tetto della clinica mobile ad orientare la parabola che consentisse allo staff di vedere le prove. “Bisogna trovare quel pirata che mi ha investito” ha detto il Loca alla fidanzata Manuela mentre provava a rimettere assieme i cocci di un ricordo che non c’è. Convinto di un banale incidente stradale vicino a casa, è stato ricondotto alla realtà dalle persone che gli stanno accanto. “Ah, è vero, eravamo a Jerez, ricordo fino al sabato mattina. Poi più niente. La moto com’è, distrutta? Va beh, tanto ne ho un’altra”. Dolori ne ha dappertutto, “ma per quello che è successo son contento di essere vivo. Sopporterò tutto” dice un Loca straordinario che nei prossimi giorni tornerà in sala per l’applicazione di due piccole placche sulle ossa del volto fratturate. La sua Gilera intanto viene completamente smontata al reparto corse di Noale, in cerca di una causa che spieghi l’incidente, ma che ancora non si vede. Se non altro ora possono lavorarci con più serenità.
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