dalla gazza
FUTURO Manuel Poggiali, 21 anni, da San Marino, in piena azione nei Related Topics
Sports
test spagnoli con l'ultima versione della Gilera 125 con cui correrà
la prossima stagione iridata. Un buon auspicio per Manuel arriva
dalla cabala: nelle ultime quattro stagioni è sempre stato vincente
nell'anno dispari e con moto nuova (Boscoscu)
Aveva bisogno di dare una sferzata alla sua carriera, lunga e ricca di successi a dispetto dei soli 21 anni, anche se probabilmente Manuel Poggiali sognava qualcosa di diverso. Campione del mondo 2001 della 125 con la Gilera, poi subito vincente anche in 250 con l'Aprilia, all'esordio nel 2003. Invece il 2004 è stato un mezzo disastro (senza giri di parole), sia per risultati (1 vittoria e 2 podi, che hanno significato il 9° posto finale, condito da tante cadute), sia per i rapporti umani, con squadra e Casa. Quell'Aprilia che lo ha scaricato senza tanti complimenti né riguardi per le vittorie centrate insieme. Una situazione che scotta dentro l'animo sensibile di Manuel, che chiude l'argomento con poche parole: «Questa stagione appartiene al passato: è un discorso chiuso. L'Aprilia? Ne riparleremo quando sarò sicuro che ne potrò parlare. Il bilancio dice che in questi due anni insieme ho vinto un Mondiale: ne sono contento, ora guardo avanti, alla nuova avventura». La chiama avventura, Poggiali. E in affetti si tratta di un'operazione a rischio. Mentre tutti guardano avanti, a salire di categoria appena possibile, lui è stato costretto dalle situazioni di mercato a ripiegare sui suoi passi: in sella alla Gilera con cui ha vinto il titolo 2001, soprattutto in una squadra che lo vuole fortemente, facendogli vivere una situazione quasi familiare, come piace un po' a tutti i piloti, anche se apparentemente fanno i «duri», che a Manuel serve ancora di più. Un po' una perversione del sistema di gestione del campionato, dove hanno voce in capitolo nelle scelte persone e associazioni che dovrebbero occuparsi di altro (se non addirittura sparire), dove la nazionalità conta più del talento, dove i giudizi diventano sentenze. Troppo spesso senza appello. Poggiali, il nuovo Poggiali - quello che la nuova-vecchia squadra definisce un pilota più aperto con gli altri, assolutamente sereno e disponibile - si butta tutto dietro con una filosofia che non fa una piega. «Questo ritorno in 125 non lo vivo come una retrocessione. Avevo delle possibilità e ho scelto quella che ritenevo migliore. L'unica cosa che mi interessa è vincere: sto bene solo se ci riesco, mentre, come tutti i piloti, soffro se perdo. Con la Gilera ho questa possibilità e sono contento di aver preso questa strada». Che, non sarà una nuova carriera, ma sicuramente Manuel immagina come un trampolino di rilancio. «Non credo che sia come iniziare tutto da capo. Quello che ho fatto è scritto e lo conoscono tutti. Adesso sono in 125 e ci sono per provare a vincere. È chiaro che il mio obiettivo, un giorno o l'altro, è approdare alla MotoGP. Quindi immagino un nuovo passaggio dalla 250. Aspetto anche le decisioni di quelli più grandi di me (si riferisce alla situazione societaria che sta vivendo il Gruppo Piaggio, di cui Gilera fa parte, quasi sul traguardo dell'acquisizione dell'Aprilia; n.d.r.)». E allora via in sella alla piccola rossa di Arcore. «In effetti me l'aspettavo più piccola. Meglio: la ricordavo più piccola. Invece l'hanno rifatta e mi ci sono trovato bene. Certo che venendo dalla 250 occorre un po' di abitudine. Quella moto è più divertente da guidare, perché ha più... di tutto. Però, lo ripeto, l'importante è vincere e con questa moto lo posso fare». Due test, a Valencia e Almeria («non siamo stati troppo fortunati con le condizioni meteo») per iniziare a prendere confidenza. «È andata benino, anche se devo migliorare tante cose. Ma per dire come va occorre sempre il confronto diretto con gli altri. Idem per capire gli equilibri in campo. Può succedere che vinca tutto uno, ma credo che la 125 rimanga sempre un grande mucchio. Sono andati via in tanti e chi l'anno scorso faceva benino ora può fare il salto di qualità». Lì in mezzo, meglio, lì davanti, vuole esserci anche lui. Filippo Falsaperla
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