Dall’inviato
MOTEGI - Il suo primo successo, Alvaro Bautista l’ha centrato all'inizio del Mondiale, a Jerez. L’ultimo, domenica a Phillip Island, in Australia, davanti a Mika Kallio e Mattia Pasini. E gli è valso il primo titolo iridato della carriera.
Avrebbe potuto, il Brad Pitt in sedicesimo della 125, limitarsi a fare un compitino, visto il vantaggio in campionato, ma poiché il pilota finlandese lo aveva sfidato - gli fosse arrivato davanti la festa sarebbe stata rimandata a Motegi - l’Achille di Talavera de la Reina (Toledo), 22 anni il prossimo 21 novembre, ha scelto la via più impervia, ma anche la più bella, centrando la settima vittoria della stagione.
CHE NUMERI! - Successi a parte, il suo è stato un campionato trionfale, grazie ad un ruolino di marcia impressionante: dodici podi su tredici gare disputate. Come se non bastasse il suo peggior risultato - un quarto posto in Francia - è arrivato a causa di noie meccaniche.
Grazie a ciò Alvaro - mi raccomando, l’accento sulla prima “A”, ci tiene molto - potrebbe raggiungere e superare il record di 321 punti stabilito da Rossi nel 1997: attualmente Bautista è a quota 280. Ha a disposizione 75 punti per riuscirci, ma per poter veramente paragonare il risultato con quello di Vale dovrebbe riuscirci con 15 gare, cioè 50 punti. Può farcela. Ha il carattere che serve.
Bautista appartiene alla categoria di piloti nati in sella: salito per la prima volta su una minimoto a soli tre anni, a nove ha fatto la prima gara. « E’ stato mio padre, un grande appassionato di motori, a insegnarmi a guidare - racconta Alvaro, con un sorriso da un orecchio all’altro - Ho iniziato nel motocross, ma in un viaggio ad Alicante mi sono innamorato delle minimoto. E lì ho incontrato Jorge Lorenzo, Joan Olive, Angel Rodríguez. Piloti che frequento ancora» .
VINCENTE - Vicecampione di Madrid già alla seconda stagione, Bautista è il migliore per tre anni di fila (1995, 1996 e 1997) ed è proprio nel 1997 che passa alla 50cc e conquista il suo primo podio. Nel 1998, continua con la Coppa Aprilia 50cc e giunge terzo dietro ai già noti Olive e Lorenzo. Nel 1999 esordisce nella 125cc, ed è quinto nella Coppa Movistar organizzata da Alberto Puig. Nel 2002 è secondo nel campionato spagnolo 125cc ed è nello stesso anno che avviene il suo esordio mondiale a Jerez, prima di entrare a fare parte definitivamente del Continental Circus la stagione seguente con la squadra di Clarence Seedorf. Addirittura quarto in Australia ed ovviamente stracampione spagnolo nel 2003, il 2004 lo vede per la prima volta sul podio con un ottimo secondo posto a Donington, che lo fa diventare una delle promesse per il 2005. Una stagione che si rivelerà un disastro. Il team passa alla Honda ed Alvaro non si adatta. Finisce in quindicesima posizione e molti tendono a dimenticarlo, tranne ovviamente Jorge Martinez Aspar, che gli mette a disposizione una delle sue Aprilia per il 2006. E’ la sua fortuna.
«La seconda. Perché la prima è stata quella di avere sempre l’appoggio totale della mia famiglia - spiega con orgoglio il neoiridato - Non solo mio padre, ma anche mia madre e i miei fratelli che dicevano: “Corra pure lui, è il suo sogno”» . Oggi a Talavera de la Reina una strada porta il suo nome... Un sogno realizzato, che però ha avuto anche momenti duri. «Pilotare è bellissimo, l’unica cosa negativa sono le cadute: mi sono rotto tibia e perone, la clavicola e un mignolo del piede. Quando guido, però, non me ne ricordo: penso solo ad andare veloce» .
SALTO - Il prossimo anno anche di più: nei piani di Bautista, infatti, c’è il passaggio in 250. Sempre con Aprilia, sempre nel team dell’ex iridato Jorge Martinez detto “Aspar”.
« Il mio pilota preferito è stato Michael Doohan - confessa Alvaro - Rossi è di un’altra galassia, ma il mio idolo è Mick» .
Qual è stata la tua preparazione domenica scorsa prima della gara? «La solita. Mi sono alzato due ore prima del warm up, doccia, colazione a base di frutta e mezzora prima mi scaldo un po’, faccio stretching per muovermi bene sulla moto. In vista della gara bevo molto, altra frutta, un po’ di prosciutto. Poi, quando mancano trenta minuti al via, mi concentro, mi isolo e penso solo alla gara. E’ molto importante essere tranquilli, rilassati » .
Per lui, parlano i risultati.
Spinto dal padre, Alvaro («con l’accento è sulla prima “A”») salì in sella a 3 anni e corse la prima gara a nove Adorava il motocross La svolta arrivò in un viaggio ad Alicante E oggi c’è una strada che porta il suo nome «Il mio idolo è Doohan, anche se Rossi è di un’altra galassia». E lui può soffiargli un record
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