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MOTEGI - Honda ha perso la testa. La più grande azienda di moto al mondo, frastornata dalle vittorie di Valentino Rossi sulla sella dei primi avversari, Yamaha co., nel giorno in cui Valentino cade e non va punti sceglie di iniettare nuovo veleno nel motomondiale. La Honda Hrc a fine gara - la gara di Motegi, Gran Premio del Giappone - ha deciso di inoltrare reclamo "per comportamento antisportivo" di fronte a un chiaro incidente di gara: Rossi aveva commesso un errore in entrata di curva, era andato lungo, aveva speronato - e purtroppo ferito - l'hondista Marco Melandri e poi era caduto compromettendo la possibilità di diventare campione del mondo della MotoGp con cinque gare di anticipo. Senza dubbio, Rossi in pista non aveva fatto scorrettezze.
Il grande capo Hrc Seguru Kanazawa, contro la volontà dei suoi uomini da campo, contro lo stesso Team Gresini che fa correre Melandri, ha provato comunque a far squalificare il campione Yamaha per la prossima gara in Malesia. Kanazawa ha profittato del fresco precedente di Lorenzo per tentare il colpo a tavolino: un'ora prima, nella gara delle 250, l'aggressivo spagnolo prima aveva tamponato Pedrosa, poi era entrato duro su De Angelis (comunque fuori traiettoria) fermando la gara sua e di De Angelis. La direzione gara, dopo due anni di sorpassi scorretti, aveva fermato lo spagnolo: non correrà in Malesia, uno stop educativo.E Honda, al volo, ha tentato di legare le due situazioni, Il suo reclamo è tornato indietro: respinto all'unanimità.
Una pessima figura, un'idea strategica balzana: nessun giudice avrebbe mai squalificato il leader monopolista del motomondiale di fronte a una chiara mancanza di colpa. Oggi al paddock Valentino Rossi forse ha un peso maggiore del più importante costruttore di moto. E oggi, qui dentro, dopo le spazzolate del Qatar, le spallate di Jerez, la fine di ogni nobile patto tra case e tra piloti, un reclamo gratuito lanciato per prendere a tavolino altri 25 punti è un gesto sbagliato e un po' irresponsabile. E' già troppo cattivo questo motomondiale.
Nelle ultime due stagioni Valentino Rossi ha ricevuto favori di ogni tipo: è il più forte, quello che fa audience, ha un carattere duro e convincente.
Direzione gare e gommisti, spesso, gli hanno spianato privilegi. Negli ultimi mesi, però, il suo incontrastabile dominio ha iniziato a disturbare i manovratori: i gran premi finali sono diventati privi di contenuto svalutando, così, i diritti tv. Ecco, il vento del palazzo ha smesso di soffiare dalla parte del leader, ma qui a Motegi la direzione gare non se l'è sentita di squalificarlo senza un motivo.
Più in generale, Honda, dopo aver perso Valentino, ha perso la direzione. Non ha trovato un pilota di riferimento: Massimiliano Biaggi non è riuscito mai a sistemare la moto e il rapporto della sua squadra - la prima squadra del mondiale - con gli ingegneri Hrc è stato inesistente, a volte conflittuale.
Sete Gibernau è stato demolito da Rossi sul piano psicologico e abbandonato in un paio di momenti anche da Michelin. Entrambi, l'anno prossimo non saranno più le prime guide Honda. La casa vuole puntare sull'americano Nicky Hayden (una sola vittoria in tre anni) e soprattutto sul piccolo talento Daniel Pedrosa, che è un grande pilota, ma certo non potrà essere l'avversario di Rossi al primo anno di MotoGp. L'unica sfida possibile potrà arrivare da un'ulteriore crescita di Marco Melandri, destinato a restare nel Team Gresini. Ma oggi il pilota deve solo pensare a curarsi dalla brutta ferita al piede che l'incidente con Rossi gli ha regalato.
(18 settembre 2005)
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