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 Oggetto del messaggio: cor sera 26 settembre 2005
MessaggioInviato: lun 26 set, 2005 8:26 am 
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Le strade di Rossi non finiscono mai

Il fuoriclasse non sbaglia due volte. Il fuoriclasse è capace di ragionare. Il fuoriclasse sa bene che, anche se in fondo al viaggio c’è Biancaneve che lo aspetta, non è il caso di andare fuori di testa troppo presto. Basta aderire al corso naturale della strada, invece, e, se c’è davvero qualcosa, il bacio arriverà lo stesso. Il qualcosa alla fine c’è (è il settimo titolo mondiale in carriera), e così c’è anche il bacio. Arriva là in fondo, dopo la curva. Dove prima spuntano i pazzi del Fan Club, poi i sette nani e infine lei, Biancaneve. Nella realtà si chiama Sandra ed è la moglie di Pedro, uno dei migliori amici del campione, lì anche lui vestito da Cucciolo, ma simbolicamente è il meritato premio per l’ennesima impresa da leggenda. Il fuoriclasse, con la maglietta numero sette che ricorda i campionati vinti ma anche l’adorato mito Barry Sheene, molla la Yamaha M1, corre sul prato, si sdraia e porge la guancia. Smack, evviva, adesso sì che puoi andare fuori di testa. Il fuoriclasse Valentino Rossi, l’uomo che ci aveva dato buca una settimana fa in Giappone, si è fatto perdonare ieri a Sepang, sotto il sole di Malesia, sulla pista amata. Non è arrivato primo, perché ha trovato Loris Capirossi, uno della sua razza, che andava più forte e non c’era verso di acchiapparlo, ma in fondo è «come se», con un secondo posto che lo fa sorridere ugualmente: «È stata una gara più bella che se avessi vinto». E se lo dice lui («Io che penso che un secondo posto non è mai una vittoria»), un motivo ci sarà.
È che, per la prima volta da chissà quanto, il Dottore ha dovuto combattere contro l’alta pressione, forse anche contro una vaga paura. Lo confesserà anche mamma Stefania, quando tutto sarà finito: «Stamattina avevo visto del nervosismo e mi sono eclissata». Per forza. Sabato la moto non andava neanche a spingerla, le gomme Michelin sembravano quelle di pietra dei Flintstones e l’obiettivo dichiarato di Rossi era giusto «finire la gara». In più, c’era il fantasma di Motegi, il primo match point fallito per colpa di un proprio errore: «Con queste gomme, i problemi di moto e la pressione che c’era, è stata più dura. Correvo con il problema di non dover sbagliare ancora, visto che una possibilità l’avevo già sprecata».
Il warm up del mattino e un intervento in extremis della Michelin sotto forma di gomma nuova almeno accettabile hanno messo Valentino in condizioni di migliorare le proprie prospettive.


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MessaggioInviato: lun 26 set, 2005 8:27 am 
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E in futuro diventeranno avversari

V alentino & Fernando. Hanno vinto insieme. Hanno vinto praticamente allo stesso modo, interpretando con intelligenza la gara decisiva, prima provando a vincere, ma poi ragionando e accontentandosi quando hanno capito che a vincere la tappa, ma soltanto quella, sarebbero stati altri, momentaneamente più veloci di loro. Valentino & Fernando ieri hanno pensato al sodo, al bersaglio grosso, al posto nell’enciclopedia piuttosto che sui quotidiani. Valentino & Fernando, il campione di sempre e il campione nuovo. Il campione che dal 1999 non perde e il campione che ha cancellato Emerson Fittipaldi dal libro dei record diventando il più giovane a conquistare il Mondiale di Formula 1. A 24 anni, un mese e 27 giorni Fernando Alonso ha preso il posto di Michael Schumacher nell’albo d’oro del campionato, primo spagnolo a riuscirci, primo a regalare il titolo piloti alla Renault da quando la casa francese si fa tutto da sola. Un italiano e uno spagnolo che all’Italia deve tanto, non soltanto perché a dargli fiducia sono stati soprattutto manager italiani: Gabriele Rumi, Cesare Fiorio, Giancarlo Minardi e Flavio Briatore che, come gli era già capitato con Schumacher, ha saputo sgrezzare la pepita trovata da altri.
Valentino & Fernando ieri hanno vinto insieme, ma il loro destino, adesso, potrebbe imboccare una nuova strada. Fra un anno, magari, si ritroveranno avversari, uno contro l’altro, in Formula 1. È la sfida che manca a Valentino per mettere un po’ di sale in una carriera dove non riesce più a trovare avversari all’altezza, dove un giorno rischierà di fare notizia soltanto se perderà.
Fernando Alonso, primo erede di sua maestà Schumacher, ha un futuro garantito davanti a sé. Certo, la McLaren in questo finale di stagione è diventata velocissima, imprendibile, Raikkonen è uno che come lui sbaglia pochissimo, praticamente mai. Ma Fernando, dopo aver vinto da ragazzino, da bambino, avrà tutto il tempo per rivincere da adulto anche quando Schumacher avrà deciso di ritirarsi sul suo lago dorato. Gli basterà fare le scelte giuste, scegliere le macchine vincenti, perché in auto non è come in moto, per trasformare una zucca in carrozza ci vuole tempo. Le stesse scelte che dovrà fare Valentino quando avrà capito se davvero può diventare pilota di Formula 1 per puntare alla vittoria. Perché di certo Valentino non si accontenterà. Raddoppierà le ruote solo se di Fernando e di Kimi potrà diventare avversario vero


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DAL NOSTRO INVIATO
SEPANG - «Sono un grande». Se lo dice
da solo, ma chi ha la forza di contraddirlo? Straordinario Loris Capirossi, dopo il Giappone realizza in Malesia una doppietta che, se non ci fosse Rossi, gli varrebbe paginate e violini: il pilota italiano sulla moto italiana, la Ducati che si siede da padrona al tavolo dei giapponesi piazzando anche Checa al terzo posto. Ma non è invidioso, Loris. Primo perché nessuno gli toglie la quinta vittoria in carriera nella classe regina e poi «perché io sono buono, voglio bene a tutti i piloti, dopo tanti anni mi emoziono ancora perché sono fortunato a fare quello che mi piace». Buono sì, fuori pista, dove con grande sensibilità dedica la vittoria al team director Livio Suppo, colpito da un grave lutto in famiglia. Dentro però, in sella a quella Desmosedici n. 65 rossa e selvaggia, Loris è uno squalo che è stato capace di azzannare anche il più forte di tutti, cucinandolo come pochi avevano mai fatto prima: «Ho dimostrato che sono sempre fra i migliori. Questa è stata una battaglia molto più dura di quella con Biaggi in Giappone, perché Vale e Vale. Lui si merita tutto quello che ha. È un amico, ci stimiamo: se ci troviamo all’ultima curva, può vincere lui e posso vincere io, ma sempre con correttezza». Forse, a 32 anni, è Loris il vero anti-Rossi. «Abbiamo trovato la via giusta, per il 2006 vedremo. Il contratto nuovo è il segno che tra me e la Ducati c’è fiducia. Certo, se avessi dieci anni in meno sarebbe molto meglio. Ma contate un po’ su una mano quanti grandi piloti come me ci sono qui: non avrete bisogno di molte dita...».

al.p.


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LA MAMMA
«Io non ho alcun merito Vale ha stupito pure me»

DAL NOSTRO INVIATO
SEPANG - Stefania sospira: «Per seguirlo ho preso l’aspettativa e dopo il Giappone sono tornata a casa e ho lavorato due giorni gratis... Ma ne valeva le pena». La mamma del Fenomeno, senza il fratellino Luca, è felice: «La gag di Biancaneve è stata stupenda!». Ma meglio adesso o quando il figlio si è laureato ad honorem ? «Ah, non si può dire! Sono due momenti diversi». E se un giorno andrà in F1? «Adesso pensi a fare il motociclista. Alle auto ci penserà poi». E se le dicono brava? «Io non c’entro nulla. E non avrei mai pensato che Valentino potesse vincere tanto».

al.p.


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IL PROTAGONISTA

«Sono il più bravo perché mi diverto»

Il credo di Vale: «Sorpasso, derapo e non penso più a niente»

DAL NOSTRO INVIATO
SEPANG - «A pensarci bene, neanche il mio babbo ci avrebbe scommesso. Due titoli di fila subito con la Yamaha... e invece è successo. Due esperienze incredibili e diverse. L’anno scorso è stata un’impresa differente da tutte quelle che avevo realizzato prima. Indimenticabile, una sorpresa, tanto che alla fine tutti avevano detto che li avevamo presi in contropiede.
« Quest’anno invece erano tutti pronti, i team, i piloti, le moto, lì belli carichi e agguerriti per prendersi la rivincita. Io però li ho battuti ugualmente, anzi forse più nettamente dell’altra volta. Vuol dire solo una cosa: abbiamo fatto un gran job , siamo i più bravi. Stop.
«Certo, la gloria personale è bella, ma io sono contento anche del fatto che, in appena due anni, la Yamaha è arrivata al livello della Honda. La ragione? Semplice, e non è un segreto: io ho dato a tutti una grandissima motivazione per fare meglio e la Yamaha ha lavorato al 100 per cento smentendo i luoghi comuni del passato sulla sua lentezza. Adesso la Yamaha ha una mentalità vincente, tutti in azienda e nel box vogliono vincere. Questo è il mio più grande merito.
«Sette Mondiali sono tanti, il numero sulla maglietta non ha bisogno di spiegazioni, voi cosa dite? Però non pensiate che ci abbia preso l’abitudine. D’accordo, nel ’97, quando ho vinto il primo titolo, tutto era molto differente, ma il gusto, credetemi, non è certo inferiore adesso. E poi c’è anche questa storia dei cinque Mondiali di fila tra 500 e MotoGp. Mica male. Senza contare che ho raggiunto uno come Mick Doohan.
«Mick, devo dire la verità, ultimamente ha un po’ cambiato idea su di me, ma in passato ha sempre cercato di ‘‘rubarmi’’ i due campionati in 125 e 250. Lui, quelle, non le considera vittorie... A parte questo, però, io ho un gran rapporto con lui, mi sta molto simpatico, penso sia un mio tifoso e alla fine, se non sarà contento, secondo me non sarà neanche scontento. In fondo, lo ha eguagliato uno che se lo merita, questo lo sa anche lui. E io sono doppiamente felice perché avevo il suo stesso team, cioè degli obblighi in più, e ho dimostrato di essere all’altezza.
«Sì, lo so cosa direte adesso. Ti ricordi quando, vinto il primo Mondiale in 500, dicesti che non avresti mai raggiunto Doohan? Be’, ragazzi, che cosa vi devo dire? Quando sbagli queste previsioni va sempre bene! Il fatto è che sono cresciuto tanto, adesso sono un pilota migliore che nel 2001, e poi c’è la Yamaha.
«Ora lo dovete proprio sapere: il team, Davide Brivio, gli ingegneri, tutti qui dentro mi danno sempre una nuova voglia di correre, motivazioni sempre più forti e, soprattutto, mi fanno passare lo stress. È stato così anche stavolta. Bisogna essere forti e tranquilli nei momenti duri. Io, con la Yamaha, ne sono capace.
«Dice, lo stress. Be’, io tutto questo stress riesco a controllarlo anche con la grande passione che ho per la moto. Io vado, corro, mi diverto, mi piace sorpassare, mi piace derapare, mi piace lottare con gli altri. Quando faccio questo non penso ad altro. Ed è per questo che continuo con lo stesso entusiasmo di quando ho cominciato.
«Classifiche? Va bene, lo so che vi piacciono. Allora, il momento top della stagione è stato il Mugello. Un giorno magico che non scorderò mai. Il momento chiave invece è stato in Francia, perché dopo che in Cina avevo vinto sul bagnato, a Le Mans ho finalmente risolto i problemi sull’asciutto.
«Voi poi vorreste anche che vi dicessi se c’è un sorpasso che fotografa la stagione. Sinceramente, faccio fatica a trovarlo, sapete com’è, ne ho fatti molti, e a tutti quelli che mi capitavano vicino... Sicuramente quello di Jerez su Gibernau è stato importante, ma forse ancora più significativo non è stato un sorpasso ma quando a Le Mans Gibernau mi era dietro, pensava di battermi e invece io l’ho tenuto dietro con quell’ultimo giro incredibile...
«Momenti peggiori? Già, ci sono anche quelli... In Portogallo, quando avevo 12’’ di svantaggio a metà gara e non capivamo perché, e in Cina. Li è stata dura rimanere calmo, ma sono stato bravo a tenere botta e ho messo pressione agli altri anche quando non ero al 100 per cento. Poi, quando ho capito e risolto i problemi della mia moto, non ce n’è stato più per nessuno. Se io sono a posto e guido come voglio, sono il più forte.
«Avversari peggiori? Volete proprio saperlo? Allora: Capirossi è uno tosto e con quelle gomme fa davvero paura. Ma sicuramente quello più duro è stato Gibernau, sì, soprattutto nei test invernali...
«L’anno prossimo arriverà Pedrosa, dicono che sia il nuovo Rossi. Secondo me gli ci vorrà un po’ di tempo per imparare. Di certo non mi darà una motivazione in più. Per me lui sarà come Gibernau, Biaggi, Capirossi e tutti gli altri: un’altra moto da battere, come faccio da un po’. Anzi, ora che ci penso sono dieci anni che ottengo bei risultati...
«Anche Biancaneve e i sette nani saranno contenti. E, per favore, almeno oggi non chiedetemi ancora di quella cosa, quella là, com’è che si chiama, Formula 1? Non so cosa sia».

al.p.


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