Dopo i veleni col team manager Gresini, Gibernau cerca un
posto in Ducati. Biaggi tra Honda team esterno e la Suzuki
Sepang, impazza il motomercato
pochi soldi a parte Rossi 'paperone'
di CORRADO ZUNINO
Sete Gibernau
SEPANG - L'Hotel Panpacific ha una grande hall ed è in posizione strategica: a un lato dell'aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, dal "gate" ci si arriva a piedi. Sembra costruito per consentire al motomondiale, che qui ci arriva ogni finale di stagione, di proiettarsi nel futuro. Il Panpacific ha un ristorante di cucina internazionale, un ibrido eastern-western, aperto 24 ore al giorno. I procuratori dei piloti possono avvicinare lì i presidenti delle multinazionali dei tabacchi, i tecnici delle telemetrie a tavola chiedono ospitalità a nuovi team manager. Qui, l'anno scorso, uno scafato romagnolo come Gianluca Montiron, negli anni '90 addetto allo smontaggio e al lavaggio delle carene dell'Aprilia 250 di Massimiliano Biaggi, è riuscito con scientifica precisione a sfilare un intero team della MotoGp a un imprenditore come Paolo Campinoti: si è garantito il contratto del pilota Makoto Tamada e si è inventato - con buoni risultati, in verità - team manager di una struttura da 8-10 milioni di dollari l'anno.
L'altra sera "Pasta and mee", l'open restaurant, ha incorniciato l'ultimo divorzio feroce del motomondiale. Fausto Gresini, ex pilota alla guida della più efficace squadra Honda della MotoGp, si è alzato da tavola, ha salutato i suoi e non ha degnato di uno sguardo Sete Gibernau: il suo primo pilota era seduto al tavolo confinante, con la bella modella Ester Canadas. Le ultime dichiarazione dei due, raccolte tra il terzo piano e la sauna, avevano appena sancito la fine ingloriosa di una stagione feroce per il pilota catalano.
"Gresini è un team manager senza personalità", aveva detto Gibernau prima di bagnare la trasferta malese con la quinta caduta dell'anno, "con l'azienda Honda non ci mette mai la faccia e quest'anno non è mai riuscito a impormi come prima guida, come l'uomo dello sviluppo anche se nelle ultime due stagioni solo io ho fatto faticare Valentino Rossi". Gresini replicava: "Gibernau è un presuntuoso convinto di essere venuto a portare la sua classe, il suo carisma, la sua guida in questa squadra. Dovrebbe ricordarsi che prima di arrivare da noi era un pilota che faticava a entrare nei primi dieci".
Divorzio con schiaffi a sancire una stagione in cui Gibernau è stato psicologicamente distrutto dal despota Rossi, a partire dalla spallata di Jerez de la Frontera e proseguendo con le dichiarazioni ai giornali: "Gibernau è un pilota a fine carriera che quando si è messo in testa di essere più forte di me è crollato".
Nelle parole cattive di Valentino c'è una verità e nella gestione di Sete il professionista ci sono stati errori in serie. Il pilota erede della famiglia Bultò (le moto Bultaco) ha perso per strada un manager esperto come Leo De Graffenried e ha affidato trattative e ricerca di sponsor a sorella Cristina e a un cugino. Oggi Sete cerca un approdo in Ducati, e probabilmente lo otterrà.
Ma ogni giorno che passa, e per ogni nuova caduta che lo retrocede in classifica, le sue richieste d'ingaggio scendono: dai 7 milioni richiesti in un primo tempo, è passato a 5,5 - cifra che Ducati gli aveva offerto l'anno scorso - a 3, l'ingaggio preso da Capirossi per il rinnovo di un anno con l'azienda bolognese. Se non chiude, Gibernau rischia di diventare un uomo Ducati a prezzi da saldo. Per ora l'azienda bolognese ha licenziato l'altro spagnolo, Carlos Checa. Senza pietà, è stato avvertito appena finita la gara di Sepang, che pure l'aveva portato sul podio. Checa vorrebbe una Suzuki, ma ha anche chiamato il manager della seconda squadra Ducati, Luis D'Antin. Rischia di restare senza moto.
Valentino Rossi è a posto da un mese: un anno ancora con Yamaha a 10 milioni di euro. Il suo compagno Colin Edwards sarà confermato, bisogna solo capire in quale posizione. Massimiliano Biaggi, invece, litiga sul nuovo contratto. Resta difficile l'ipotesi che possa rimanere nella squadra ufficiale Honda, i vertici di Hrc gradirebbero un ricambio generazionale e così hanno dato una fiducia a termine all'americano Hayden - una sola vittoria in tre anni - dedicando risorse e sviluppo a Daniel Pedrosa, il piccolo astro nascente del motociclismo mondiale. L'arrivo del fuoriclasse delle 250 sta spingendo Biaggi verso un ritorno al team esterno di Sito Pons, ma con il pilota romano le cose non sono mai semplici.
Dopo aver accettato una forte decurtazione dell'ingaggio nel 2005 - si paga un prezzo per avere la Honda migliore, e lui l'ha avuta -, Biaggi ha chiesto a Pons un aumento del 40%. Proposta respinta con perdite: il tiratissimo Sito, forte pilota degli Ottanta, ha presentato un piano di ulteriore riduzione dei costi, ingaggi su tutto. Biaggi ha preso la controfferta come un insulto e, forte di un rapporto personale con il presidente della Camel, grande sponsor del team, ha alzato lamentele. Camel ha accusato Pons di una gestione allegra dei soldi e ha tentato di sponsorizzare il team Gresini: Honda si è opposta. E allora Camel ha sondato la possibilità di cambiare azienda di riferimento e andare con Suzuki: moto inferiore ma costi, in una fase in cui i tabaccai hanno sempre più difficoltà a comparire sui circuiti europei, decisamente ridotti. Tutto è ancora in discussione. Il futuro di Biaggi è a un bivio: o uno stipendio alto su una Suzuki, con la possibilità di non vincere mai più una gara da qui alla pensione, o una stagione morigerata e tesa sulla Honda di Sito Pons. In Qatar il grande capo Honda, Seguru Kanazawa, scioglierà i dubbi.
Il team manager Pons, tra l'altro, ha fatto arrabbiare anche Alex Barros, il più vecchio pilota del motomondiale: lo ha confermato riducendogli lo stipendio. Barros sta valutando la possibilità di smettere con le moto. Non è stato confermato, invece, Troy Bayliss: tornerà in Superbike, il campionato delle moto derivate.
Fausto Gresini, persa Telefonica, è riuscito a chiudere con Fortuna, marchio di sigarette. In Qatar farà valere la sua opzione di rinnovo con Marco Melandri e probabilmente ospiterà lo spagnolo Toni Elias, legato al nuovo sponsor.
Il muscolare Franco Battaini va verso la Superbike, la Wcm Blata il prossimo anno potrebbe non essere in MotoGp. La seconda squadra Ducati dovrebbe confermare Roberto Rolfo - il team manager D'Antin è indispettito, però, dal fatto che il pilota ha aperto colloqui ad ampio raggio - e prendere l'inglese Ellison. La Kawasaki ha confermato il giapponese Nakano e sta cercando l'australiano Stoner, oggi in 250: "Vogliamo vincere le prime gare nel 2006 e puntare al titolo nel 2007", spiegano, un po' ottimisti, i suoi dirigenti.
Suzuki conferma Hopkins ed è in alto mare per la seconda guida: addio a Roberts (che potrebbe lasciare la MotoGp), si pensa a Checa o al talentino americano Chris Vermeulen. E' un uomo Honda, relativamente giovane: l'azienda vorrebbe prima vincere con lui il titolo delle moto derivate, nel 2006, poi offrirgli l'opportunità MotoGp nel 2007. Vermeulen sta spingendo per salire subito.
Al Panpacific, versione subtropicale del mitico "Gallia", l'hotel del calciomercato, si parla e magari non ci si saluta. Ci sono team manager che, rischiando di perdere i meccanici, in queste ultime trasferte hanno avvertito le segreterie di farli volare in classe business, ma la verità è che il motomondiale, versati i 10 milioni d'ingaggio a Valentino Rossi, non ne ha molti altri per i venti piloti che restano. L'ingaggio qui è tra 1,5 e 3 milioni per i sette, otto top rider, pere gli altri si può scendere fino a 400 mila euro. Gli sponsor multinazionali, eccetto i tabacchi, qualche telefonico e un solo petroliere, non si sono ancora avvicinati a uno sport percepito come pericoloso e a conduzione artigianale.
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