TORINO - L'auto su cui era arrivato, una Fiat Panda ultimo modello, l'hanno fatta portare via alle undici di mattina, quando tutto era già perfettamente chiaro. "Lapo Elkann ha suonato al citofono di casa mia alle tre di notte, avevamo un appuntamento, ci conosciamo da alcuni mesi. Con me c'erano due amici. Posso dire che ci siamo addormentati all'alba e che alle nove di mattina mi sono tirato su per primo. L'ho visto sul letto, ho cercato di scuoterlo ma aveva agli occhi strabuzzati, sconvolti, non dava segni di vita. Ho capito che stava molto male, aveva esagerato. Ho chiamato subito i soccorsi dal telefono di casa, la voce registrata sul nastro della centrale operativa del 118 è la mia".
È la voce di Lino B., 50 anni, origini baresi, conosciuto da tutti gli inquilini con il nome d'arte di Patrizia e soprannominato da molti "il carabiniere". "Perché nel quartiere è una specie di istituzione. Da anni si trova all'angolo fra corso Massimo d'Azeglio e via Canova. Sempre lì a partire dalle dieci di sera come una sentinella, persino rassicurante".
L'indirizzo è via Marocchetti 21. Si sono ritrovati in quattro in un alloggio di quaranta metri quadrati con le finestre affacciate sul cortile. Al piano terra di un palazzo moderno: scale di marmo, moquette verde, i nomi sul citofono illuminati di luce azzurra. È una zona residenziale. Ci sono pochi negozi. I primi uffici della Fiat, la redazione della Stampa e il Po, tutto nel giro di pochi passi.
L'autoambulanza per il soccorso avanzato ha imboccato la via contromano alle 9,05. Il medico sapeva che era un intervento di massima urgenza. "Mi ha detto che dieci minuti dopo sarebbe stato troppo tardi - racconta Lino B. - mi dispiace tantissimo ma ho fatto quello che potevo, sono sconvolto, Lapo è un ragazzo molto sensibile, una brava persona".
Gli impiegati della ditta Savatec Strumenti hanno visto la scena dalla finestre degli uffici: "I barellieri sono stati dentro alcuni minuti. C'era grande agitazione. Ora, tutti noi conosciamo e salutiamo Patrizia, la sua è una presenza che non passa inosservata. Ma nessuno di noi poteva immaginare che su quella barella ci fosse Lapo Elkann".
Questione di prospettive. Perché se è una sorpresa per chi vive la zona di giorno, forse lo è meno per chi lavora di notte. Molti raccontano di auto ferme nel controviale, sguardi e frasi dette dal finestrino: "Anche da persone molto importanti".
Nel palazzo Patrizia non riscuote indifferenza. "Porta clienti, amici, c'è un viavai continuo, macchinoni eleganti in doppia fila. Sinceramente non è il massimo come vicino di casa", dice una signora bionda che vive al quarto piano. Altri invece hanno parole d'affetto: "Saluta con quella sua voce particolare, sempre gentile, l'altro giorno gli ho chiesto aiuto per riparare l'antenna della televisione".
Lino B. ieri pomeriggio è stato sentito in questura. Ha ripetuto ogni cosa con tristezza e pazienza: "Non era la prima volta che ci vedevamo". Era preoccupato per il suo cane: "Chi gli dà da mangiare?". Era preoccupato per se stesso: "Non ho fatto niente di male, vero che mi lasciate andare?".
I genitori chiedevano di lui, spaventati dal silenzio. Sono abituati a sentirlo ogni pomeriggio al telefono di casa: "Cosa è successo?". È stato scortato alle sette di sera, assieme ai suoi due amici, in un albergo alla periferia di Torino. Lontano da via Marocchetti, via dallo scandalo. Ma tutti nel quartiere si sono accorti che per la prima sera, da chissà quanto tempo, "il carabiniere" non era in servizio.
(11 ottobre 2005)