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Rossi - 110 lode
Genio e sregolatezza, istinto ribelle, talento debordante, coraggio impareggiabile, mentalità vincente, spirito indomito, testa perfettamente calzata sulle spalle. C’è da aggiungere altro?
Gibernau – 5—
Una sola parola: Vigliacchetto. L’insufficienza lieve è unicamente per il valore dimostrato nelle prime gare e nell’ultima. Per il resto, soprassedere è la cosa migliore. Incoerente perché quando le cose vanno bene ride, scherza, gioca e baci e abbracci, mentre quando il vento non soffia più dalla sua parte, complice una frustrazione galoppante, si divincola con veemenza dal contesto e spara a zero su quasi tutti. Il suo “Scusario” annovera perle fresche e genuine come quella di domenica in Malesia che tutti ricorderanno.
Bambino. Ma a 30 e più anni, c’è ormai poca speranza di vederlo maturare. Esce nettamente sconfitto, ma in buona compagnia (cfr Biaggi).
Capirossi - 9+Una media tra il coraggio (10 e lode) e le prestazioni (8-). Impavido, lottatore, stoico e stacanovista, lavoratore appassionato, coltiva ancora il sogno che la sua Desmo16 prima o poi, si risolleverà dalla polvere. Encomiabile. Avercene in motogp di uomini così. Esemplare. Perché anche se i risultati stentano ad arrivare, Capirossi è l’esempio lampante della passione più vera per il motociclismo
Biaggi – 4+Prende meno di Gibernau unicamente perché il podio più alto l’ha visto con il binocolo. E perché non ha mai avuto, o per lo meno dimostrato, il coraggio di crederci fino in fondo e la volontà almeno di “provarci”. E perché ormai ci si è abituati alle sue lagne. E perché i vetri sono stati troppo sfruttati durante le arrampicate che ormai si sono rotti. Eterno Peter Pan, fossilizzato sulle antiche glorie della 2 e mezzo, vive, per esilio volontario, in un mondo tutto suo, fatto di favole che sembrano reali e scusanti che sembrano vere. A lui solo. Ha annoiato in gara, ha annoiato fuori.
Perdente non tanto in pista, quanto nell’animo. Peccato. Esce nettamente sconfitto, ma in buona compagnia (cfr Gibernau).
Edwards - 6,5 Medio. Non mediocre. Simpatico. Non si crea nemici.
Come un alunno alle elementari che stenta ad ingranare, ma che alla fine dell’anno, serio e coscienzioso, con impegno e in anonimato, raggiunge l’ambito “6”. Senza infamia e senza lodo. Niente acuti, niente bassi, niente ripicche, niente di gran rilievo, né nel bene né nel male. Avrebbe potuto almeno “provare” a dare di più… perché la virtù non sempre sta “in medio”….
Barros – 5.5ultimi aneliti di vita prima dell’oblio. Gli hanno dato in mano un purosangue ed è riuscito a trasformarlo in un mulo. Non si sa se sia più sprecone o più incompetente. Sicuramente arrendevole. Sventola da subito una bandiera bianca che fa pentire la Honda dopo appena 2 gare. Finiti i tempi edulcorati delle vittorie, è andato via via maturando uno spirito da puro gregario che proprio quest’anno andava lasciato da parte. Ma non l’ha fatto. Barricato dietro le sue convinzioni quasi mai realistiche e dietro le sua paura (e frustrazione) di non essere all’altezza, ha arrancato per tutto il campionato raggranellando qua e là qualche punticino sparuto, inframmezzato da frequenti “escursioni” per i prati.
Instabile, con la moto e con la testa.
Hayden – 5+
Viveur…peccato non in pista. Quasi sempre assente dalle posizioni che contano, all’appello risponde con 3 ore di ritardo. Fotografato con un perenne sorriso stampato sul volto, ci si chiede il perché di tanta gaiezza. Forse per il fatto di essere stato baciato dalla fortuna: non brillante per meriti, gli viene “regalata” la moto-Nasa. Più felice di così. Stupisce che non si preoccupi minimamente di convincere i suoi superiori che la fiducia datagli è stata ben riposta.
Come quei ragazzi che, strappato miracolosamente un 6 di “incoraggiamento”, “taglino” il giorno dopo. Pentimento per tutti i vertici. Come “doti”, affianca egregiamente il compagno di squadra. Giovane, non troppo esperto, privo anche di un’ombra di carattere, non preoccupa mai i migliori. Chissà perché compaia sul sito Honda vestito Repsol e sotto il suo nome ci sia la scritta “Offiacial”. I misteri della vita…
Tamada – 6++ Un briciolo in più della sufficienza per la gara vinta davanti a Valentino. Non brillantissimo, ha comunque il merito di voler lottare. E di cercare di amministrare il vantaggio, qualora ne abbia. Perfetto compagno di Biaggi, è uno che “tenta”. Di stare su in moto, di arrivare fino alla fine, di “osare” con le sue Bridgestone, di vincere pure, qualche volta. Rispetto alla media, non sfigura assolutamente. Quando si ricorda di essere ad un gran premio di moto, sembra tenace. Sa pure dire Coca-Cola (non è poco, Schumacher stenta anche a dire “Ciao”). E ride, tanto, invece di lagnarsi. Non è da buttar via.
Bayliss - 6 Appannato. Arranca, ma almeno ci prova a domare il suo purosangue bizzoso e imbizzarrito. Non raggiunge gli stessi risultati del compagno di squadra, ma sembra uno che generalmente lavora. Certamente, chi già lo conosceva, si aspettava di più. Molto di più. Ma è andata così. Sufficienza di incoraggiamento. Se torna a posto e continua nell’anonimato, a non fare domande, a non proporsi, a defilarsi, e a non presentarsi alle interrogazioni, l’anno prossimo sarà candidato alla bocciatura.
Checa - 5
Si perde nel labirinto delle griglie di partenza, si nasconde nella mischia dei primi giri, frena negli ultimi per paura di portare a casa qualche punticino (non sia mai!), corre in pista come sui colli bolognesi, più con lo spirito di una gita domenicale che con la consapevolezza di appartenere al mondo della motogp. Alcuni si domandano se li abbia corsi tutti gli appuntamenti di quest’anno, o se sia rimasto al mare con la ragazza…Ci sguazza benissimo nel più totale anonimato.
Melandri – 5E’ dura un’insufficienza per un altro italiano, ma proprio non ce l’ha fatta a raggiungere il 6. Simpatico, divertente, giocoso, sembra un Capirossi giovanile ma senza gloria e vittorie. Impacciato, fa crollare la stima nei suoi confronti quando gli si chiede di “descrivere” la SUA moto: i concetti pregnanti latitano, i termini tecnici si perdono in un sostanzioso banco di nebbia, i tempi televisivi si dilatano e tutto si perde in un fumo fitto fitto. Viene da domandarsi se quell’ammasso di ferro denominato motocicletta dai più sia veramente lo strumento con cui lavora o solo un nuovo ritrovato tecnologico/artistico mobile da aerografare fino all’osso per asservire la pubblicità.
Non si sa se sia la sfortuna a perseguitarlo o lui stesso a correrle incontro. E per una volta che si doveva mettere all’asta la sua moto truccata per la festa da spider-mobile, lui riesce a ridurla a brandelli. Tanto fumo e niente arrosto.
Good Luck per il prossimo anno, Macio!
Ultima modifica di Maya il mar 19 ott, 2004 10:07 am, modificato 1 volta in totale.
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