Da unico rivale serio di Rossi a pilota scomodo per tutti I giapponesi volevano licenziarlo in tronco già a Istanbul
Rottura con la Honda: Max senza moto per il 2006
di CORRADO ZUNINO
ROMA - Due sabati fa, a Istanbul, Massimiliano Biaggi ha chiuso il cerchio della stagione peggiore della sua carriera, carriera lunga fin qui 14 anni, 213 gare, 42 vittorie. Aveva esordito nei test di Jerez de la Frontera dello scorso gennaio lasciando i tecnici Honda nudi a metà prove: "Vado a mangiare un panino, quando capite cos'ha 'sta moto fatemi un fischio", sprezzante per l'ennesimo problema. E a Istanbul, sabato alla fine delle prove che gli avevano regalato il 12° posto a due secondi da Gibernau, ha abbandonato bruscamente la moto ai box e, il casco appena tolto, ha digrignato furente: "Su questa c... di moto non corro più".
L'ingegnere vicino ha preso appunti, ha riferito a Seguru Kanazawa e il grande capo Honda lo ha preso in parola: "Biaggi sulla nostra moto non correrà più", ha detto il capo a Sito Pons, team manager con cui Biaggi aveva già siglato un pre-contratto per il 2006.
Honda, dopo aver ipotizzato di licenziare Biaggi a Jerez dieci mesi fa, ha ipotizzato di licenziare Biaggi in tronco a Istanbul Park. "Non correrà a Valencia l'ultima gara dell'anno", è stato il primo istinto dell'azienda. L'orgoglio nipponico, preso a schiaffi dalle imprese di Valentino Rossi, nella domenica turca era stato ustionato dalle ultime polemiche intorno al romano: il complotto dell'azienda contro il pilota, complotto forse pensato, ma, in verità, mai dichiarato. In tv, comunque, sono arrivati sassi sulla testa di un fuoriclasse in palese difficoltà, tecnica e psicologica, e Honda ha deciso così di interrompere ogni rapporto. Correrà a Valencia, Biaggi, a partire da venerdì: la multinazionale non ha voluto gesti clamorosi.
Domenica, però, sulla Honda ufficiale che per una vita ha agognato e poi lo ha deluso, Massimiliano Biaggi potrebbe correre l'ultima gara della vita.
Le probabilità sono forti. Ci sono cinque giorni per recuperare e il pilota per riuscirci può affidarsi a due cose: la sua storia, tra i piloti contemporanei inferiore solo a quella di Valentino Rossi, e le sigarette Camel, sponsor che vale 7-8 milioni di dollari e che nel pilota crede ancora. In queste ore il vicepresidente senior della Japan Tobacco, Roberto Zanni, sta trattando con durezza con i giapponesi della Honda: "Se non gli date la moto, andiamo via anche noi: state bruciando un investimento di tre anni".
Non è difficile comprendere come si sia arrivati al licenziamento, e a un passo dal pensionamento, di un pilota quattro volte campione del mondo (in 250) che ha avuto il merito, alla metà dei Novanta, di risollevare il motociclismo italiano dall'indifferenza e nella prima parte del Duemila è stato l'unico avversario serio di Rossi il fenomeno. Ci si arriva puntando due crisi una contro l'altra. Da una parte c'è stato il recente "black out" di una mente lucida, e ipersensibile, com'è quella di Biaggi, pilota frastornato dall'ascesa prepotente del ragazzino che lo aveva irriso dalle classi minori: Rossi, appunto. L'altra crisi, anche questa avviata da Valentino nell'autunno 2003, è quella di Honda racing, che da quel giorno ha sbagliato ogni scelta (l'ultima, lasciarsi sfuggire il talentino australiano Chris Vermeulen, cresciuto in Superbike). Honda negli ultimi tre anni non è mai riuscita a finalizzare gli sforzi su un solo uomo, non si è fidata fino in fondo di nessuno dei piloti a disposizione (né Max, né Sete, né l'acerbo Hayden, né lo sfortunato Melandri) per scoprire nella seconda metà del 2005 che sotto la regia e le indicazioni di "Cannibal" la negletta Yamaha, il "barattolo" dei tempi di Biaggi, era diventata la moto migliore del giro, in grado di vincere il titolo costruttori con largo anticipo. Uno smacco totale.
L'ipotesi del boicottaggio - Honda che gioca a far perdere Biaggi regalandogli mappature elettroniche della moto falsate - è fantamotociclismo. Di sicuro, però, l'azienda ha scaricato le frustrazioni di casa sul parafulmine più esposto. Honda, in perenne dissidio tra Roma e Tokyo, non ha mai offerto a Biaggi un supporto convinto, non ha mai trovato una spiegazione definitiva agli sbalzi di prestazione dell'ex moto più bella del mondo, la Rc211V messa in crisi dallo sviluppo delle gomme. E alla fine la multinazionale ha incenerito Biaggi, oggi 5° in classifica con 4 punti nelle ultime tre gare.
In queste settimane intorno al pilota romano tutte le caselle sono state occupate: Ducati, che lo aveva contattato, ha preferito Gibernau. Alla Suzuki, dove avrebbe guadagnato alcuni milioni al prezzo di guidare una moto senza un progetto di sviluppo, Biaggi ha detto no. Il romano si è tutelato firmando un pre-contratto con Sito Pons, ha immaginato di tornare un cliente Honda, ma dopo le "offese" nel garage di Istanbul Kanazawa ha scritto al team manager spagnolo: "La moto per Biaggi non c'è". E adesso il pilota Biaggi, nel suo cuore convinto di meritare il titolo che non ha vinto mai, la MotoGp, rischia di non correre più.
(1 novembre 2005)
|