Domenica 20 Ottobre 2005, ore 3 del mattino
Che notte.
Sono le tre di notte, e sono appena tornato in casa.
La giornata era stata pesante, prima un sole da spaccare i sassi, con 35 all' ombra, poi sul far della sera un temporale dopo l' altro, che, invece di lasciare l' aria piú fresca, avevan fatto piombare Copacabana in una cappa di afosa umiditá
E cosí, poco prima di mezzanotte mi son rotto le scatole di stare chiuso in casa col condizionatore acceso, e sono uscito per strada.
Ho girovagato per un po' sul lungomare, ma il sabato é il giorno peggiore per farlo: troppa gente in giro, e con la gente che viene a passeggiare arrivano dai quartieri di periferia e dalle favelas torme di ragazzetti che se non stai attento ti lasciano in mutande in un batter d' occhi.
Mi son ricordato allora del mio amico Vilmar.
Vilmar é mio inquilino.
Dieci anni fa, appena arrivato a Rio, comprai un appartamentino e glielo affittai.
Da allora, invece di aumentargli l' affitto non ho fatto altro che ridurglielo, da 600 reali siamo ormai a soli 300, che mi paga il piú delle volte con ritardi mostruosi. Ma ci ho fatto l' abitudine e porto pazienza. É un amico, e poi é disoccupato e vive di lavoretti saltuari, quindi anche quando non paga l' affitto faccio finta di nulla, tanto non sono certo 100 euro in piú o meno quelli che mi cambiano la vita.
E adesso, approfittando che l' appartamentino dove vive é nel quartiere dei Night Clubs, Vilmar cerca di sbarcare il lunario facendo cose da mangiare che vende accanto al portone di casa sua, proprio a lato di due dei piú grossi e frequentati Nigths di Copacabana, il Barbarella e il Cicciolina.
Lí in quella zona il "movimento" non si ferma mai. Oltre ai due grossi Night Clubs ce ne sono un' altra mezza dozzina di piú piccoli, ci sono vari ristorantini, trattorie, bar e paninoteche che chiudono solo all' alba, e alrti negozi aperti 24 ore su 24, come una pasticceria, una farmacia, due edicole, un supermercato. E tre alberghi a ore.
E tutto questo insieme di cose richiama un numero altissimo di prostitute, che si affollano in quel crocicchio e nelle vie adiacenti alla caccia di un possibile cliente. Caccia spesso vana, perché il numero delle prostitute supera quello dei possibili clienti, e molte di loro passano la notte intera senza batter chiodo.
Potreste pensare che sia un luogo pericoloso da frequentarsi di notte, e invece forse é il posto piú sicuro di Copacabana: tutti quei negozi e night e ristoranti pagano per i servizi di un nutrito gruppo di vigilantes: circa 40 tipacci che controllano che nella zona non succedano casini né furti né rapine, e anche che non vengano vendute né consumate droghe.
Eventuali problemi di solito vengono risolti con quattro urli e, se non bastano, due pattoni e un calcione nel deretano. E, strano a dirsi, questi metodi incruenti seppur un po' barbari, funzionano. E in quel pezzetto di Copa la calma regna sovrana. Ventiquattro ore su ventiquattro.
Vilmar verso mezzanotte scende di casa e apre un tavolinetto sul quale vende panini, bibite, torte dolci e salate.
E caffé nero.
Eh si!, perché pur con tutta l' abbondanza di luoghi dove mangiare, lí in quel crocicchio molta gente non puó permettersi di spendere 10 euro in un ristorantino, e alle volte nemmeno i 5 euro per farsi un galletto alla brace e una birra, e allora ripiegano sui panini e torte da 1 euro
di Vilmar. E sul suo caffé da 20 centesimi.
I suoi numerosi clienti sono per lo piú i tassisti che aspettano fuori dai night club che una "ballerina" esca rimorchiandosi dietro un "gringo" per portarlo in un motel, e soprattuto sono le innumerevoli giovani prostitute dall' etá media sotto i 25 anni che affollano la zona.
Stanotte mi son ricordato di Vilmar e dei suoi panini, ho preso un taxi e mi son fatto scaricare lí davanti alla sua bancarella.
Vilmar era lí seduto su uno sgabelo accanto a una morettina di poco piú di vent' anni in minigonna e tacchi a spillo.
Mi son seduto accanto a Vilmar e mi son fatto fare un panino con wurstel, insalata, pomodoro e maionese, mentre ascoltavo il ciangottare della morettina che chiaccherava con la Silvia, una simpaticissima e bonaria donnona di 120 chili che, seduta su uno scalino lí accanto alla bancarella di Vilmar, vende, o meglio, cerca di vendere alle ragazze borse false di Luis Vitton e Fendi e profumi francesi del Paraguay. Che poi per lei il problema non é vendere, ma ricevere i soldi!, perché tutte le ragazze comprano a credito e a rate, ma poi quando arriva il momento di pagare ... cominciano i dolori!
Dopo pochi istanti che ero lí la morettina se ne andata via, a caccia di un gringo che ha avvistato sull' altro marciapiede, e la Silvia é corsa dietro a una debitrice (bhé!, piú che correre ... caracollava!), e io son rimasto lí con Vilmar a parlar del piú e del meno e del tempo che fa i capricci.
É apparsa a quel punto dall' ombra una ragazza, si é piantata davanti a Vilmar e, guardandolo seria seria negli occhi, gli fa:
"Mia nonna é diabetica, e il medico mi ha detto che per non diventar diabetica anche io ho due scelte: o mi faccio molto zucchero o mi faccio molta cocaina, perché lo zucchero e la cocaina hanno lo stesso effetto, aumentano la produzione di endorfine e cosí il diabete non viene, ma a me la cocaina non mi piace perché fa male e poi costa cara, e allora, Vilmar, cosa c' hai da mangiare che sia molto dolce e zuccherato?"
"La torta"
"Torta di che?"
"Torta di torta"
"E che torta é la torta di torta?"
"Quella torta fatta con l' impasto della torta e con tanto tanto zucchero"
"Ma é abbastanza dolce e zuccherata?"
"É cosí dolce da far schifo, io la vendo agli altri perché é cosí dolce che non ce la faccio proprio a mangiarla"
"No, non é abbastanza dolce per me" fa quella dopo averne assaggiato un pezzettino " dammi una fetta di torta salata"
"Ma guarda che lí non ce lo metto proprio lo zucchero"
"E chi se ne frega, tanto il diabete ce l' ha mia nonna, mica io, e poi la tua torta salata e meglio della torta di torta"
Ho sentito come una vertigine
, ho dubitato per un attimo della mia salute mentale
, ma poi mi son guardato intorno e mi son reso conto che non ero rinchiuso in un manicomio
... anche se forse quello é un manicomio all' aria aperta
, perché non appena quella se ne é andata ne é arrivata un' altra, ha preso un panino, si é messa a sedere su uno sgabello, e rivolgendosi alla morettina, che nel frattempo era tornata visto che il gringo cui era corsa dietro aveva preferito un' altra ragazza, le fa:
"Che nottataccia ieri"
"Perché?"
"Ho fatto l' alba al posto di polizia"
"Ti hanno arrestata?"
"No, la polizia l' ho chiamata io. Avevo preso su un tipo che sembrava un signore, l' ho portato a casa mia, gli ho anche offerto un wiskino, un' ora ci sono stata con quel fetente, e poi alla fine quello che fa? Con aria da bulletto mi dice che i soldi per pagarmi non ce l'ha!"
"E tu che hai fatto?"
"Gli ho tagliato la faccia!, e poi ho chiamato la polizia! E la polizia ha dato ragione a me! Mica sto qui a lavorare per nulla io, io sono una professionista seria, che diamine!"
"Ma con cosa gli hai tagliato la faccia? Con una lametta?" Interviene la Silvia, mentre io e Vilmar ascoltiamo in silenzio facendo finta di niente e cercando di non scoppiar a ridere.
"Ma che lametta e non lametta! Ma non lo sai chi sono io? Io sono Andreiá, detta Capitan Uncino!"
E messa una mano nella borsetta ne tira fuori ..... un uncino d' acciaio di 30 centimetri da macellaio!
"Con questo gli ho tagliato la faccia! E gli ho fatto solo un taglietto perché se ne stesse buono intanto che chiamavo la polizia, che se mi faceva incazzare glielo infilavo in bocca e glielo facevo uscire dai buchi del naso!"
Sempre piú convinto di trovarmi in un manicomio "open air"
mi giro per non far notare a Capitan Uncino che sto quasi per scoppiare a ridere, e vedo arrivare una negrona immensa e opulenta che si ferma davanti a me, mi squadra con calma, e, capito al volo da non so cosa che non sono brasiliano, si mette a sorridere con 32 bianchissimi dentoni e mi apostrofa in un improbabile inglese dicendomi "Me .. you ... SAMBAAAA!"
e si mette a sambare come un' ossessa a due centimetri dal mio naso, quasi buttandomi in terra per lo spostamento d' aria generato dalle botte di culo che dava coi suoi fin troppo generosi e procaci fianchi!
Per fortuna, prima che mi mettesse KO con un diretto di natica sinistra seguito da un uppercut di natica destra, é intervenuto Vilmar che le ha fatto
"Ferma! Non é gringo, é mio amico!"
E quella
"Oh!, scusa! ma é cosí carino il tuo amico, Vilmar. Senti, Vilmar, che c' avresti di buono da mangiare? ... oltre al tuo amico, ovvio!"
A quel punto mi son detto che per una notte poteva essere abbastanza,
e che nemmeno se fossi andato a vedere una compagnia di avanspettacolo avrei assistito a cose simili, e per di piú a gratis.
Ho salutato la negrona, la Silvia, Vilmar, Capitan Uncino e la morettina, ho preso un taxi e son tornato a casa.
Vilmar ha detto che domani non lavora, ma che lunedí porta giú anche lasagna alla bolognese e gnocchi al ragú.
Che notte!
Non ho fatto altro che stare seduto su uno sgabello col mento appoggiato al mio bastone, ma mi son divertito piú che al cinema!