La sifilide (o lue, o morbo celtico) è una malattia infettiva e contagiosa, trasmissibile ai discendenti.
Contents
* 1 Cause
* 2 Sifilide congenita e acquisita
* 3 Contagio
* 4 Diagnosi
o 4.1 Sifilide primaria
o 4.2 Sifilide secondaria
o 4.3 Sifilide terziaria
o 4.4 Reazioni sierologiche
+ 4.4.1 Reazione di Wassermann
+ 4.4.2 Altre reazioni
* 5 Terapia
* 6 Storia
Cause
La malattia è dovuta ad una spirocheta, il Treponema pallidum, scoperto da Schaudinn e Hoffmann nel 1905
Sifilide congenita e acquisita
La malattia si può contrarre prima di nascere, direttamente dalla madre (sifilide congenita), oppure successivamente per contagio (sifilide acquisita).
Contagio
Nella maggioranza dei casi, il contagio avviene nei rapporti sessuali, ma questo non è strettamente necessario, in quanto il contagio può avere origine da ogni parte del corpo che sia affetta da una lesione sifilitica contagiosa.
Alcune professioni sono esposte al contagio a causa della loro attività, come ad esempio levatrici, medici o laboratoristi.
Fortunatamente i treponemi sono organismi estremamente deboli. All'esterno del corpo umano vengono facilmente uccisi sia dalle medie che dalle alte temperature, dai comuni saponi o detersivi, dalla glicerina e dagli acidi.
Diagnosi
Nell'evoluzione della malattia sono distinguibili tre periodi:
* primario
* secondario
* terziario.
Ciascuno di essi ha particolari caratteristiche sintomatologiche.
Sifilide primaria
Quando il contagio è avvenuto, i treponemi si annidano e si riproducono nella parte profonda della pelle. Sono particolarmente attratti dalle pareti dei vasi sanguigni e linfatici. Cosi facendo, fanno accorrere in loco cellule di sangue (linfociti e plasmacellule), che tentano di costituire una barriera all'infezione, che, nella maggior parte dei casi, risulta insufficiente.
Questi processi iniziali sono visibili solo al microscopio. Solamente dopo tre settimane, si ha la prima manifestazione della malattia, il sifiloma primario.
Nei casi tipici, si presenta come una rilevatezza, della grandezza di un bottone di camicia, piatta, con un colore rosso cupo. In poco tempo, gli strati superficiali cadono, formando una lesione tonda, con margini regolari e di colore rosso-giallastra, piuttosto lucente.
Non provoca dolore, nemmeno al tocco. Si avverte semplicemente un indurimento dei tessuti.
Se non curato, il sifiloma rimane in questo stato per alcune settimane, quindi si riduce, divenendo una macchia bruno-rossa, che lascia una cicatrice biancastra.
Un altro sintomo classico è l'ingrossamento delle ghiandole linfatiche nelle regioni circostanti l'infezione.
Tutte queste manifestazioni sono evidenti in uno sviluppo normale della malattia. A volte, specialmente nelle donne, queste manifestazioni possono essere poco evidenti, non tipiche o addirittura nascoste.
Sifilide secondaria
Dopo due mesi dal contagio, il sifiloma primario si rimargina. La situazione sembra migliorare, anche se alcuni individui possono soffrire di mal di testa o dolori ossei, accompagnati da debolezza e svogliatezza.
In realtà i treponemi hanno invaso per via linfatica e per via sanguigna tutto il corpo. I primi segni di questa generalizzazione della malattia si ritrovano sulla pelle: si formano macchie di colore rosso chiaro, sparse simmetricamente lungo il tronco e sulle superfici flessorie degli arti. A volte si estendono, arrivando alle palme delle mani e alle piante dei piedi. Rimangono per due settimane circa, scomparendo senza lasciare tracce, senza prudere e senza desquamarsi.
Nel derma (lo strato più profondo della pelle), si formano gli elementi caratterizzanti la fase secondaria: le papule di colore rosso cupo, della grandezza di una lenticchia, solide e dure al tatto. Con l'esame microscopico, si nota l'infiltrazione nel derma e, secondariamente, nell'epidermide, di una grande quantità di cellule; si possono anche notare alterazioni vasali, oltre ad una gran quantità di treponemi.
Ogni papula assume una propria fisionomia a secondo del luogo in cui si sviluppano. Nella bocca confluiscono in placche di colore biancastro, sporgendo dalle labbra o dalla lingua. Nelle localizzazioni in cui sono sottoposte a sfregamento, come nelle pieghe ascellari, genitali o anali, finiscono con l'abradersi, secernendo un liquido pieno di treponemi, che trovano in questi ambienti, un luogo ideale per moltiplicarsi.
Le papule possono divenire rilevate, dando origine ai condilomi piani.
Vi sono altri segni della sifilide secondaria, come ad esempio, le chiazze chiare sulla pelle del collo del cosiddetto collare di Venere o l'ingrossamento di tutte le linfoghiandole dell'organismo.
Sifilide terziaria
Ai nostri giorni, è alquanto difficile riscontrare pazienti affetti da sifilide terziaria, in quanto individui mal curati o con una sifilide ignorata in quanto poco appariscente.
In questo periodo i treponemi sono annidati profondamente nel corpo, la pelle ne è interessata solo secondariamente. Dopo la comparsa dei sintomi della sifilide secondaria, possono passare anni, a volte anche decenni, prima che si evidenzi la sifilide terziaria.
Anche in questo periodo, i treponemi preferiscono i vasi sanguigni, particolarmente l'aorta. In quest'ultima viene leso il tessuto medio, delle tre tuniche che la compongono (mesaortite luetica), rendendola incapace di sopportare la pressione del sangue, finendo per sfiancarsi e dando luogo a dilatazioni a forma di sacco (aneurisma).
Le lesioni possono colpire il midollo spinale, dando luogo alla tabe dorsale, interessando diffusamente anche il cervello e portando ad una paralisi progressiva.
Le lesioni sull'epidermide si originano più profondamente: possono iniziare come noduli grandi come un pisello nel derma. Questi nodi possono ulcerarsi e quindi rimarginarsi. Di origine più profonda è la cosiddetta gomma, che si ingrossa, dando dolore, fino a raggiungere le dimensioni di una noce. Preme sulla cute sovrastante, assottigliandola, quindi si ulcera, creando una cavità ampia e profonda, con margini a stampo, da cui sgorga giornalmente un liquido simile alla gomma arabica. Queste gomme possono generarsi ovunque.
Nessun organo è immune alle lesioni distruttive della sifilide terziaria, divenendo tanto più grave in relazioni al numero di organi che interessa e all'importanza dell'organo stesso.
Reazioni sierologiche
La sifilide può essere diagnosticata anche attraverso reazioni sierologiche. Queste permettono, esaminando il siero che rimane dopo la coagulazione del sangue, di rivelare la presenza della sifilide. Questo metodo diagnostico è utilissimo nei casi in cui la sintomatologia si dubbia o assente; servono anche a regolare intensità e la durata della cura, ed all'accertamento della guarigione.
La reazione sierologica si basa sulla reazione di alcune cellule all'introduzione per via parenterale di sostanze estranee detti antigeni. La reazione di queste cellule consiste nella produzione di sostanze specifiche, sostanze che si uniscono sempre e soltanto con gli antigeni che ne hanno suscitato la produzione. Queste sostanze sono dette anticorpi. Nel caso della sifilide, le sostanze costituenti i treponemi si comportano da antigeni, provocando la produzione di anticorpi. Se al siero estratto di un malato, si aggiungono sostanze ricche di antigeni treponemici, avremo una reazione antigene-anticorpo.
Ogni volta che si genera questa reazione, si ha la fissazione (sottrazione) di una particolare sostanza, detta complemento. Questa verrà alterata e distrutta da un semplice riscaldamento. Tramite un sistema rivelatore, ovvero una reazione che ha bisogno del complemento per avvenire, potremo sapere se il complemento è o meno presente nel siero.
Reazione di Wassermann
Aggiungendo il sistema rilevatore si avranno due possibilità:
1. nel siero in esame non vi sono anticorpi sifilitici, il liquido diviene rosso lacca, l'individuo è sano
2. nel siero in esame vi sono anticorpi sifilitici, i globuli rossi si depositano sul fondo e il liquido non si colora, l'individuo è malato.
Altre reazioni
Oltre alla reazione di Wassermann, esistono altre reazioni, che non hanno bisogno di un sistema rivelatore: la reazione di Kahn, la Citochol, la V.D.R.L., ecc.
Importantissimo il test di Nelson-Mayer, consistente nel mettere in contatto il siero in esame con una sospensione di treponemi vivi: se il siero appartiene ad un sifilitico, il movimenti dei treponemi si arresta.
Terapia
La terapia per la sifilide primaria e secondaria, consiste in cicli di iniezioni di penicillina alternati a cicli di iniezioni di bismuto. La cura inizia con dosi basse, per evitare la reazione di Herheimer, e continua, alternata a periodi di riposo, fino a che le reazioni sierologiche non si dimostrino negative a controlli ripetuti.
Storia
I primi casi di sifilide in Europa, avvennero subito dopo la scoperta dell'America, tanto che si pensa sia stata portata sul continente dai marinai di Cristoforo Colombo. Il primo e più grave focolaio infettivo si ebbe nel 1494 fra i soldati di Carlo VIII che assediavano Napoli e da qui si sarebbe estesa a tutta l'Europa.
Attualmente è presente quasi ovunque a carattere endemico.
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