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17/1/2006
Il primo giorno di Gibernau in Rosso a Madonna di Campiglio non è quello dei proclami urlati.
Non promette vendette contro la Honda, non assicura risultati immediati. Afferma – questo sì – di vivere un sogno, quello di essere entrato in una squadra che crede in lui, ma ciò che mostra è più un apparente distacco che un sacro fuoco. Meglio così, in fondo: l’attaccante puro, la Ducati, ce l’ha già, è Loris Capirossi.
Fin da subito, dunque, Gibernau rivendica un altro ruolo, rispetto a Capirex.
“Ogni giorno che passo in Ducati mi sento meglio – afferma Sete - Sarà un anno duro e difficile, in alcuni momenti bisognerà abbassare la testa e continuare a spingere, ma l’importante sarà rimanere tranquilli. Le gare in programma sono molte, alcune andranno bene, altre meno, il bilancio, come sempre, lo si farà alla fine, perché il potenziale c’è”.
Non ha dubbi sulla sua capacità di essere veloce, lo spagnolo.
“Nel 2005 sono stato il più veloce in prova, quello che ha fatto più giri in testa, se i risultati non sono arrivati è stato perchè qualcosa non ha funzionato”.
Non dice cosa. Non accusa la Honda di non averlo seguito fino in fondo.
“Io ho sempre dato il massimo, l’HRC sa, poi, il motivo per il quale quella moto migliore della precedente, che era stato l’obiettivo dei test invernali, non è arrivata”.
Una situazione che non rischia di riproporsi in Ducati.
“Ho trovato un livello tecnico elevatissimo – afferma Gibernau – non inferiore a quello dei costruttori giapponesi. La Ducati guarda alla Honda nello stesso modo in cui la Honda guarda alla Ducati. E questo lo dico con cognizione di causa”.
La Ducati, però, non è la Honda.
“Si guida in modo molto diverso – ammette Sete – mi devo adattare e contemporaneamente fare in modo che anche la D16 si adatti a me…ma nessuna moto è perfetta e c’è sempre un momento in cui bisogna guidarla e basta”.
Promette impegno, Sete Gibernau, ma ne chiede anche.
“L’anno scorso ho avuto qualche problema con la Michelin, ma non faccio polemiche. Dico solo che la Bridgestone mi sembra abbia la mentalità vincente, ma dovrà prendere i successi del 2005 come base per l’impegno del 2006”.
E’ il momento per la prima affermazione forte.
“Mai nella vita, e quando dico mai intendo mai, ho sentito così grande dentro di me la voglia di vincere. Sono pronto a soffrire, assieme a tutta la squadra, dal primo all’ultimo, perché per vincere c’è bisogno dell’apporto di tutti”.
Sete, che non vince dal 2 ottobre 2004, in Qatar, si troverà quest’anno a sfidare Valentino Rossi da Ducatista.
“Credo che guidare una Ducati mi dia ciò che fino ad oggi mi è mancato per vincere. E’ un momento dolce, per me, questo. Mi manca solo di raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato…Rossi è al momento il più forte al mondo, la Yamaha la moto migliore. Io e Loris dovremo, quest’anno, fare più lavoro degli altri…siamo solo in due, contro case più grandi che hanno più piloti per fare lo sviluppo”.
Sarà anche il 2006, un anno diverso dai precedenti, con qualche protagonista in meno e molti giovani in più.
“C’è sempre il momento in cui uno sport perde qualche suo grande protagonista. Quest’anno è toccata a Barros, Checa e Biaggi. Un giorno toccherà anche a me, lo sport è così, non si ferma per nessuno. Sono arrivati dei giovani che mi sembrano in grado di ben figurare…per il momento però ci sono ancora i piloti anziani, quelli esperti. Sarà un bel confronto”.
(m.d.s.) GPone