cade e vince l’argento Crolla in pista ma la pattinatrice continua dolorante la gara. E insieme al compagno compie una esibizione di altissimo livello
Hao lancia in aria la compagna, Dan cade rovinosamente sulle ginocchia, il sogno olimpico sembra spezzato. Ma i due pattinatori cinesi decidono di ripartire, scivolano veloci e aggraziati sul ghiaccio, verso la medaglia d’argento.
Ha gli occhi rigati di lacrime, il ginocchio gonfio e il cuore in tumulto la medaglia più bella dei Giochi di Torino. È l’argento di Dan Zhang e Hao Zhang, pattinatori omonimi che, oltre al cognome, hanno in comune molto di più. Pattinaggio artistico, coppie. Zhang&Zhang danno lezioni di coraggio in mondovisione: lui la lancia in aria, lei cade rovinosamente sulle ginocchia, il sogno olimpico sembra spezzato dall'imperfezione dell’atterraggio di un salto quadruplo che proprio Dan e Hao nel 2001 furono i primi a introdurre nel programma.
È la specialità della ditta a tradire i pretendenti all’oro. Dan scivola contro la balaustra, il Palavela, stracolmo, ammutolisce. Comincia un dramma sportivo condiviso, come il meraviglioso trionfo della Trillini nella scherma a Barcellona ’92, oro con tutore al ginocchio. Oppure Kerry Strug, la pulce americana della ginnastica che commosse Atlanta ’96: cattivo atterraggio di un volteggio, legamenti che urlano e lacrime che sgorgano. Continuò e la sua faccia finì persino sui cartoni del latte made in Usa.
Hao il gigante vestito da damerino guarda sgomento la sua partner ferita, la porta in braccio nell’angolo dei pattinatori, l’appoggia con infinita delicatezza sul divanetto dove le coppie attendono il punteggio. È soprannominato «kiss and cry» per due buone ragioni: lì ci si bacia, lì si piange.
Dan piange, ha paura di essersi rotta il ginocchio. La botta è stata violenta. Hao si consulta con l’allenatore. Cosa facciamo? Rinunciamo o ci riproviamo? Zhang&Zhang sono fatti di una pasta speciale, un materiale umano di qualità. Decidono di continuare. Il regolamento lo permette: la musica riparte, Dan e Hao riprendono a pattinare da dove avevano smesso. Hanno ancora l’errore negli occhi e la delusione nel cuore ma c’è un’energia invisibile che li spinge più in là, oltre il dolore. Dan e Hao scivolano veloci e aggraziati sul ghiaccio, le braccia di lui forti e sicure, il ginocchio di lei tumefatto e fragile. Insieme, compiono il miracolo.
Dan non zoppica più. Vola. Hao non ha più paura, e la guida verso l’argento. I russi sono imprendibili, non c’è scandalo. E la giuria del pattinaggio si riscatta dalla brutta figura di Salt Lake City. Storie così non sono storie di tutti i giorni. Succedono solo all’Olimpiade, il campo giochi degli atleti speciali.
Gaia Piccardi
14 febbraio 2006