FENOMENO / Rossi con la Yamaha pronto a inseguire l’ottavo titolo
Valentino ricomincia con il giallo «La F1? Per ora penso alle moto»
MILANO - Ha un bersaglio dietro la schiena, un obiettivo chiaro davanti agli occhi e un sogno a quattro ruote nella testa. Il Valentino Rossi versione 2006 si presenta così, all’ora di pranzo, in un locale di Milano, per il vernissage ufficiale della sua nuova Yamaha, bella, retrò con il numero in stile anni Settanta ed elegante in giallo (colore del nuovo sponsor da 13 milioni, la Camel che fu di Biaggi, ma anche colore preferito del pilota): jeans, camicia e sorriso, Uccio in platea, intorno giornalisti, videoclip, danzatrici e un team ai suoi piedi. «Abbiamo le persone giuste al posto giusto», dice fiero Lee Jarvis, managing director del team che ha sede a due passi da qui, a Gerno di Lesmo. Gli uomini giusti sono naturalmente i giapponesi di Iwata, lo sponsor, il team director Davide Brivio e Colin Edwards, «gran pilota - dice Valentino - e un amico». Ma l’uomo più giusto è ovviamente lui, il Dottore, senza il quale tutto ciò non sarebbe possibile.
Tanto per cominciare, primo annuncio: sette Mondiali vinti non hanno fermato Rossi e, soprattutto, non hanno cambiato le cose. «Tutti gli anni si ricomincia da zero, tutti ci vogliono battere: è come se corressi con un bersaglio dietro la schiena». Di solito è sempre difficile anche solo inquadrarlo. Così, il problema di Valentino è piuttosto un altro: trovare le famose motivazioni. «Di nuovo non c’è più niente da inventare. Ma non è un problema. Ci sono avversari nuovi, c’è stato un cambio della guardia, tanti giovani nuovi, poi Melandri. Bisognerà cercare di capirli, io ormai sono vecchio». A 27 anni... Resta il fatto che la nuova M1 numero 46 («Più potente, ma più dolce da guidare») nei primi test in Malesia e Qatar ha viaggiato bene ed è la grande favorita. Paura della Honda? Zero: «Forse come moto ci è ancora superiore, ma noi abbiamo la forza del team». Morale scontata: l’obiettivo è vincere e divertire. Magari, come aggiunge Brivio, «riuscendo finalmente a vedere i nostri piloti primo e secondo». Intende in un Gp, ma non è detto che non pensi al Mondiale.
Valentino, come sempre, risponde su tutto: Biaggi («Peccato che non c’è più, è stato un pilota forte»), il flop di Rocca («Mi spiace, è stato sfortunato, forse non ha retto la pressione. Io? Io la uso per trovare motivazione extra»), lo sponsor tabaccaio («In passato ho detto che avrei preferito evitarlo ma, se non accettarlo significa restare a casa, devo andare contro le mie convinzioni»), la presunta candidatura con Pannella («Ho sentito, ma io non voglio c’entrare niente con nessuno»). E infine, o soprattutto, parla del suo noto sogno, la F1. Ridimensionandola: «È sempre stata una cosa secondaria rispetto alle moto. I test con la Ferrari? La Yamaha sa che non ci saranno ripercussioni sul mio rendimento in moto».
Se ci andrà o no non lo dice certo stavolta. E non dice neanche altro. Per esempio: una data entro cui scegliere almeno c’è? «No». E perdere in moto potrebbe essere un ulteriore stimolo a restare? «No». Poco prima Jarvis aveva detto: «Noi cerchiamo di dargli il meglio: lui è motociclista dentro e se si divertirà resterà in MotoGp». Rossi, faccia da poker, mangia la torta per il 32° compleanno di Edwards, poi la sera festeggia in discoteca. Sa bene anche lui, perché ne è l’autore e regista, che fra una vittoria e l’altra la telenovela durerà ancora a lungo.
Alessandro Pasini
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