DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI - Il momento è delicato, il ...
DAL NOSTRO INVIATO
SHANGHAI - Il momento è delicato, il peggiore da quando è in top class. Valentino Rossi arranca in una condizione innaturale, mentre la new wave della MotoGp (Pedrosa, Hayden e Stoner) e gli altri due italiani (Capirossi e Melandri, peraltro anch’essi opachi in Cina) viaggiano veloci. Molto dipende dalla sfortuna, sicuramente. Ma ci sono quattro aspetti su cui intervenire per essere pronti a ripartire quando la sfiga se ne andrà altrove. Trentadue punti di distacco dal primo sono tanti, anche se un vantaggio (o finalmente una fortuna?) c’è: con tanti concorrenti (4 vincitori diversi in 4 gare sono il segno di un equilibrio straordinario), è difficile che qualcuno vada in fuga. In più Nicky Hayden, leader senza successi, continua a non convincere.
MOTO - La Yamaha M1 è un rebus. L’aumento dei cavalli per avere un motore più potente pare aver rotto gli equilibri magici dell’anno scorso. E poi c’è il chattering. Quando se ne lamentava Biaggi nel 2005, molti, chissà perché, sorridevano: pareva una scusa. Ora ne soffre anche Valentino: vibrazioni sull’anteriore in entrata di curva, la cui percorrenza diventa un terno al lotto, con conseguente perdita di velocità soprattutto quando l’aderenza è massima.
Conseguenza beffarda: Rossi con la gomma da tempo va più o meno come con la gomma da gara. Il meglio, paradossalmente, la M1 lo dà con le gomme usurate e la moto che scivola. Il problema è che da 12 Gp Valentino non conquista una pole: «Se continuiamo a partire dietro, è più facile sbagliare», dice Rossi, costretto a gare di rimonta e di stress.
GOMME - La gomma «dechappata» a Shanghai è sul letto dell’autopsia allo stabilimento Michelin. L’azienda francese vuole capire cosa è successo. Anche Michelin può sbagliare, certo, ma qualcuno insinua che l’assistenza data una volta alla Yamaha adesso sia inferiore. Che sia cresciuta quella per la Honda?
SQUADRA - La fiducia di Jeremy Burgess è inossidabile: «Il campionato è lungo», dice il capomeccanico australiano senza perdere il sorriso. Rossi fa quadrato intorno alla squadra («A Jerez e Shanghai non è stata colpa nostra») e concentra stimoli e sferzate sull’azienda, rea di aver sbagliato in inverno: «Pensavamo di avere solo un’evoluzione, ci hanno dato una M1 profondamente differente». Per uno preciso come Vale, lavorare nell’incertezza è peggio che rivedersi Biaggi di fianco in griglia. «A Le Mans ci vorrà qualcosa di nuovo». Lo accontenteranno?
TESTA - Rossi, comunque, mentalmente e come guida tiene botta, come confermano le sue rimonte, i suoi finali in crescita e la vittoria in Qatar. Però l’uscita su Melandri è un campanello d’allarme. Inutile e pretestuoso accusare Macio di voler difendere (al limite, ma correttamente) la sua posizione, fosse anche un ottavo posto. Deconcentrazione per la questione F1, come insinua qualcuno? Impossibile, visto che Rossi pare aver già scelto la moto. E, questa, alla fine sembra l’unica certezza in un mare di dubbi.
Alessandro Pasini
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