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DUE SUCCESSI IN CINQUE GARE: DOPO TANTE DELUSIONI SUPERMARCO CI HA PRESO GUSTO E NON SI PONE LIMITI
«Mi bacia la fortuna»
Melandri: ora vinco e mi diverto
Il Mondiale? È presto, ci provo
22/5/2006
Intervista di Enrico Biondi, inviato a LE MANS
Marco Melandri
Speciale MotoGp
Complimenti Melandri, ma allora fa sul serio.
«Perchè, credevate andassi in moto per divertimento? Cinque gare, due vittorie. Magnifico, se va avanti così...».
Magari vince il Mondiale.
«Calma, non spingete. Ci sono ancora 12 gare e un sacco di cose da mettere a posto».
Per esempio?
«Per vincere ho fatto una scelta pazzesca: ho montato le gomme più dure che avevo a disposizione. Non ero tanto convinto, ma la mia squadra mi ha detto: vai, Marco, credici. Per i primi giri ho maledetto quella scelta. Non andavo avanti. Anzi, mi passavano tutti e dicevo: vai, hai fatto una cretinata un'altra volta. Poi, però, quando sono riuscito a prendere il ritmo andavo forte davvero. E allora ho benedetto quel pezzo di legno che avevo dietro».
Insomma, una botta di fortuna. Compreso il ko di Valentino.
«Sì, lo ammetto. Valentino è tornato il campione che conosciamo tutti. L'ho visto guidare come ai bei tempi. Poi il motore lo ha mollato. Nelle gare ci sta pure questo. Quanto a me, però dopo la sfiga che ho avuto nella mia vita un colpo di fortuna una volta tanto me la merito no? Forse è vero che la ruota gira e alla fine va a pari per tutti».
Bella la sfida con Pedrosa.
«Grazie. Ma non è stato quello il problema principale. Una volta superato lo spagnolo, mi sono concentrato come non mai, sapevo che non potevo permettermi neppure un errore, Pedrosa ha imparato in fretta ed è diventato molto pericoloso. Ho allungato un po', guadagnavo 6-7 decimi e alla fine, per poco, non rovinavo tutto con un mezzo “dritto”».
Il segreto del successo?
«Restare calmi all'inizio, quando tutto andava storto. Ho aspettato che le gomme cominciassero a lavorare per bene e la benzina a scendere nel serbatoio. A quel punto ho cominciato a spingere a fondo».
A proposito di spingere, bello quel cartello dai box. Come nasce?
«E' una storia vecchia. Una sera un amico a cena mi dice in perfetto dialetto romagnolo: Marco ma spenz un po', ma spingi un po'. Beh, sapete come vanno queste cose. Ci siamo messi a ridere tutti come dei matti per ore. Da quel momento, quando vedo il cartello con la scritta “spenz”, vuol dire che è arrivato il momento di divertirsi».
Tra i suoi difetti, negli anni passati, non avere abbastanza coraggio, non reagire. Adesso è cambiato tutto.
«Sono cresciuto, perchè le difficoltà, gli schiaffoni, ti aiutano a maturare. Però ricordo a tutti che ci vogliono anche le condizioni per reagire: provate un po' voi a correre come ho fatto io nel 2004 con una moto e un team (Yamaha, del francese Poncharal, ndr) che non ti piacciono: non hai vie d'uscita e ti ritrovi sempre per terra. Adesso ho una squadra che quando chiedo delle cose si fa in quattro per aiutarmi. E' un rapporto bellissimo: ci diciamo in faccia tutto, quando va bene e quando no».
E adesso il Mugello.
«No, prima ci sono le prove su questa pista. Ci fermiamo per approfondire, capire, trovare soluzioni che ci facciano partire più avanti. Speriamo di non arrivare troppo carichi in Toscana: oggi ho guadagnato molti punti, ma nelle 12 gare che mancano se ne possono perdere molti di più».
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