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IL VERDETTO DEL DOTTORE Rossi boccia Hayden
«Io, Capirex e Macio abbiamo più talento, lo batteremo sempre»

Dall'inviato
Paolo Scalera
MOTEGI - Adesso Valentino ha iniziato a con­tare anche gli spiccioli e papà Graziano respi­ra. Spieghiamo iniziando dal secondo punto, anzi da una scommessa. L'ha fatta Rossi senior l'agosto scorso.

«Vale vince il Mondiale - ha az­zardato l'ex pilota in occasione del­la festa in onore del figlio a Tavul­lia - scommetto tutto quello che ho nel portafoglio» .
Il fatto che ci fossero appena quindici euro è un dettaglio trascu­rabile...

«Vero, il Grazia è piuttosto tirato
- ha ammesso ieri il Fenomeno, in­terrogato sull'argomento - per arrivare a scom­mettere doveva essere piuttosto convinto» .
IN BORGHESE - Fin qui la cronaca della vita. Poi c'è stata la gara, il Gran Premio del Giap­pone dove il campione del mondo ha conqui­stato un importantissimo secondo posto.

«Venti punti, su una pista come Motegi, che non è fra le mie favorite, sono un gran risulta­to
- ha detto, a mente freddissima quand'era già in borghese - adesso ne abbiamo solo 12 di di­stacco in campionato, e con ancora due gare se continuiamo così tutto è possibile. Peccato per la scivolata di Nakano: avrei guadagnato un punto in più» .
Ci pensate? Un punto. Sta diventando spara­gnino pure Sua Velocità, però ha ragione: po­trebbe essere importante anche quello. Del resto non è vero che Lauda vinse il Mondiale del 1984 per mezzo punto su Prost?

«Conto tutto, adesso - la butta sullo scherzo Valentino - a comin­ciare dai cinque punti che Edwards poteva togliere ad Hay­den ad Assen... con i se, però, non si vince nulla. Comunque quello che abbiamo visto in Giappone è il vero Hay­den. Non credo che stia subendo la pressione, semplicemente va meno forte di noi. Se non ab­biamo problemi possiamo arrivargli davanti sempre» .
Nel “noi” Vale include Capirossi e Melandri, ovviamente, visto che i due stanno involonta­riamente dandogli una grossa mano in cam­pionato.

«Abbiamo più talento - prosegue il pilota del­la Yamaha - qui a Motegi non ce n'era per nes­suno. Nel warm up della mattina avevo avuto un po' di problemi, in partenza la mia M1 era un po' dura da guidare ma piano piano ho tro­vato il mio ritmo ed ho cominciato ad avvici­narmi a Marco. Quando l'ho passato ho co­minciato a spingere per cercare di raggiungere Loris, ed in quel mo­mento ho fatto il giro veloce, ma quando lui ha realizzato che mi sta­vo avvicinando ha aperto di nuovo il gas. La mia moto, comunque, è andata benissimo fin da venerdì.
Sembra proprio che quando le co­se per noi vanno bene per gli altri sia dura» .
EMOZIONI - E' stato peggio negli altri anni. Co­sì il Mondiale è più divertente.
«Scusate se non sono d'accordo - puntualiz­za il precisissimo Rossi - io preferivo vincerli con 70 punti di vantaggio, i titoli. Ora, però, con tutti questi giovani il livello si è alzato. Certo co­sì è più emozionante, ma c'è anche lo stress da considerare. Da ora e fino alla fine del cam­pionato ogni mio pensiero è rivolto al titolo. E' impossibile non starci a pensare ogni minuto della giornata» .
Ciò vuol dire esaminare tutti gli aspetti del­la faccenda. Giochi di squadra inclusi.

«Quali? - è la replica, pronta, di Sua Velocità - Magari all'Estoril Edwards potrebbe darmi una mano, ma chi la potrebbe dare alla Hon­da?
Non certo i team satellite che pagano profumatamente le loro moto... Sarà un tutti contro tutti, questo campionato. E' il bello del motociclismo, no?» .
Si potrebbe quantomeno iniziare a fare la corsa su Hayden. Valenti­no Rossi però non è d'accordo.

«Non credo alle strategie. Non mi faccio mai segnalare la posizione di Nicky. Io corro per vincere, non per arriva­re davanti a lui. Il rischio, facendo diversa­mente, è quello di deconcentrarsi, di commet­tere errori. L'importante ora è continuare così: quando io all'inizio dell'anno ero 12º in prova nessuno in squadra dubitava che ci fossero pro­blemi. Si lavorava e basta, credendoci. Se c'è un segreto è questo qui» .


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LA PAROLA A CAPIROSSI
«Ha vinto anche la squadra Gran moto, e io so dare gas»
Dall'inviato
Paolo Scalera
MOTEGI - Tre gran premi in una sta­gione nella classe regina non li aveva mai vinti, Loris Capirossi, ma è an­che vero che mai era andato così for­te. Da Brno la sua marcia è stata im­pressionante: due vittorie, un secon­do e quel settimo posto, in Australia, che non gli va giù. Totale, 79 punti, due in meno del Fenomeno Rossi.

« Maledetta Australia! » , sibila fra i denti Carlo Pernat, il manager, e non ha torto. La tempesta perfetta che ha consegnato la vittoria a Melandri a Phillip Island rischia infatti oggi di essere l'unico vero rammarico dell'i­molese della Ducati.

« Peccato per l'Australia - confer­ma Capirossi, sudato ma felice dopo il GP Giappone - comunque non vo­glio recriminare nulla di questo cam­pionato. Ognuno ha avuto la sua do­se di sfortuna. Nelle ultime gare, poi, la Bridgestone ha fatto ottime cose e penso che saremo pronti per affron­tare bene anche gli ultimi due ap­puntamenti. Il titolo è lontano ma non impossibile» .
L'offerta di aiuto, avanzata in Ma­lesia a Valentino, è già sfumata, o quantomeno ridimensionata.

«Ragazzi - puntualizza l'imolese -
mi avete frainteso: io volevo solo di­re che non voglio essere d'impaccio per nessuno, ma ovviamente, una volta in pista, ognuno fa la sua gara» . Giusto. Anche perché, dopo vitto­rie come quelle di Motegi, è difficile non pensare al proprio, di mondiale.

«Sono contentissimo, ho preparato la gara meglio degli altri già dal ve­nerdì. Per la gara, poi, ho utilizzato una gomma che non avevo mai usa­to prima. Il mio obiettivo era quello di scattare davanti e tenere il ritmo senza preoccuparmi degli altri. Cre­do di aver fatto una corsa perfetta, perché quando si è in testa è molto facile sbagliare, invece io non ho sba­gliato niente. E' stata una vittoria di nervi, perché all'inizio Marco mi pressava e mi ha anche attaccato ed ho dovuto replicare subito, perché con lui davanti saremmo andati più piano, io invece avevo voglia di scap­pare » .
Liberatosi di Melandri, Loris ha poi subìto la pressione di Rossi.
«Quando Valentino si è avvicinato io ho pensato solo a quello che dove­vo fare: ho letto il distacco sulla la­vagna, passando davanti al mio box, ed ho tirato un po' di più. Ero quasi al limite, ma sapevo che se l'avessi rag­giunto sarebbe stato difficile per chiunque tenere il mio passo. Rossi compreso. Dopo due giri tirati sull'1’47” basso, ho fatto anche il ter­zo. E ho capito leggendo il distacco sulla lavagna che Vale aveva molla­to » .
Una vittoria eccezionale, che il pi­lota ha voluto condividere con la squadra.

«Ha vinto tutto il team: devo rin­graziare la Ducati e Filippo Preziosi, grazie al quale abbiamo fatto cresce­re questa moto portandola a un livel­lo eccellente. Ognuno ha i suoi meri­ti: loro sono bravi a fare le moto e io a dare il gas quando serve. Sono feli­ce perché se l'occasione mi si pre­senta, non me la faccio scappare... sto andando forte, molto forte... Sul podio l'ho detto anche a Vale e lui ha replicato: “Sei proprio una bestia!”» .


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LA PAROLA A MELANDRI
«Ho dato il titolo costruttori alla Honda, ci riflettano...»
Dall'inviato
MOTEGI - Per un po' ci ha creduto, Marco Melandri. Quando ha sentito la sua Honda rispondere come mai prima, ha dimenticato di avere al fianco lo straordinario Capirossi, do­minatore con la Ducati delle prove, e lo ha attaccato. Poi, sul podio ha sco­perto di essere egualmente felice.

«Ridevamo tutti e tre: è stato bello. All'inizio della gara ho creduto nella possibilità di andare in testa perché moto e pneumatici erano perfetti. Poi quando le gomme hanno iniziato a calare, ho preso qualche rischio. Lo sterzo mi si è chiuso una prima volta dietro a Loris, quindi, quando è arri­vato Valentino, mi è successo una se­conda volta. Ho rischiato di stender­mi. E' stato allora che ho deciso che il terzo posto andava bene. Dopotutto sto vivendo un bel momento, e ades­so arrivano due circuiti che mi piac­ciono, Estoril e Valencia. La corsa al titolo si fa difficile ma sono disposto a giocarmela fino in fondo. Devo pen­sare solo a divertirmi e a dare il me­glio di me ogni domenica» .
Il podio di Marco ha regalato alla Honda il titolo costruttori.

« E' stata una bella soddisfazione salire sul podio sul circuito di casa della Honda. Ora spero che la cosa li faccia riflettere. Dopotutto ho vinto più io da solo, negli ultimi due anni, che i piloti dell'HRC messi assieme» . Cinque sono i GP vinti da Melandri da quando è nel team di Gresini. E cinque sono le gare vinte da Hayden e Pedrosa nel biennio 2005-2006. Se­gno anche che le moto cosidette 'clienti' male non vanno.

«Il fatto è che io ho la mentalità di un vincente e vorrei il trattamento corrispondente: sono i dettagli che contano. Qui per esempio l'HRC mi ha dato dei consigli, delle mappature, ed in effetti il motore era più regola­re » .
Vincere, però, è stato impossibile.
«Il passo imposto da Loris era ve­locissimo ma la mia moto era ben bi­lanciata e anche le gomme lavorava­no bene. Dopo un warm up compli­cato durante il quale avevo faticato perché non riuscivo a trovare il giusto feeling con una gomma dura e quin­di più indicata per le calde tempera­ture dell'asfalto, ho optato per una più morbida. Ho seguito Capirossi, avevo il naso nei suoi scarichi, all'i­nizio. Lui andava forte, frenava da bestia. Ed anche la Ducati andava forte, così come le Bridgestone. Io an­naspavo. Di non potergli andare die­tro l'ho capito quando ho sentito che le mie gomme iniziavano a cedere» .
Sono tutti argomenti di riflessione in vista della scelta per il 2007. Hon­da o Ducati? E' un bel dilemma.

«Deciderò sicuramente prima del Portogallo. Certo ora l'HRC non sarà più tanto sicura di vincere il Mondia­le piloti...» .
Potrebbe così chiederti di aiutare Hayden, magari in cambio di un sup­porto migliore nel futuro.

« Se mi chiederanno qualcosa li ascolterò, ma per il mondiale sono in lizza anch'io, anche se il favorito a questo punto è Rossi. Rispetto a due anni fa quando aspettavo un sì o un no da Gresini sono in una bella si­tuazione, ho offerte importanti. Per decidere ho ancora un po' di margi­ne » .
p.s.


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k9

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Località: Alla ricerca di una nuova casa

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OK ci ho provato, ora basta. Me ne vado da quel paese. Sono stanco di esser preso in giro (1/6/08).
Ora cerco una nuova casa. (8 nov 2012)

Spero di trovare una nuova casa...

Forse, dopo tanto errare, ho trovato una nuova casa 01/03/2014.


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Generazioni di fenomeni
Capirex-Rossi-Melandri come non li avete mai conosciuti
Il podio tutto italiano di Motegi rilancia le capacità delle... Frecce Tricolori

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MOTEGI - Se lì in mezzo non ci fossero Nicky Hayden e Dani Pedrosa, un americano ed uno spagnolo, la sfida mondiale sarebbe una specie di campionato italiano allargato.
La tournee di tre tenori in giro per il mondo.
Anche così, comunque, sono le nostre tre frecce tricolori - Rossi, Capirossi e Melandri - a riempire i circuiti, perché se Valentino è ormai fra i miti del motociclismo, è altresì innegabile che per brillare abbia bisogno di personaggi di eguale spessore. Ed è innegabile che nè Nicky né Dani, per il momento, lo siano. Oggi, vista l'assenza di Max Biaggi, il mondo delle due ruote ha scoperto nuove frontiere per dare sfogo alla passione. Oggi infatti, c’è la Ducati col suo Rosso. Il fatto, poi, che Loris, Vale e Marco rappresentino tre generazioni di una stirpe che ha iniziato a calcare le piste nel 1990, ha generato una simpatia trasversale che non c'era fra i seguaci di Rossi e quelli di Biaggi.
Un fenomeno, questo, così contagioso che rende i nostri il centro dell'attenzione ovunque vadano.


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VALENTINO ROSSI
Talento e disciplina con l’aria svagata che conquista tutti
Rossi non è solo un pilota maledettamente veloce. Sette titoli mondiali non si vin­cono solo aprendo il gas, ma anche sapendo quando è il mo­mento di chiuderlo, come do­menica scorsa a Motegi quan­do Valentino ha rinunciato ad
◗ Precisione ◗ Attitudine al rischio lentino Rossi non lo è perché contemporaneamente è sim­patico ( non manca mai una battuta) ed estroso (i travesti­menti lo dicono solo in minima parte).
inseguire Capirossi
◗ Testa
Per questo si può dire che è lui il pilota più intelligente del mondiale. Anche nei mo­menti più concitati del Gran Premio infatti, ha una visione completa della gara.
◗ Costanza
E'

per questo che, alla fine, il pesarese è anche il più costante: prendere le decisio­ni giuste al momento giusto gli consente di minimizzare gli errori.

Il resto lo fa la sua precisione di guida. Pur essendo in gra­do di improvvisare, in pista, Vale è capace di percorrere trenta giri in modo identico. Un mostro di regolarità: in questo somiglia davvero al mi­glior Schumacher
◗ Sensibilità
Può farlo anche perché è particolarmente puntiglio­so dal punto di vista tecnico. Non si accontenta. Continua a cercare di migliorare la pro­pria moto anche la domenica mattina nel corso del warm up. E’ la qualità dei campioni più grandi: il perfezionismo riser­vato ad ogni minimo dettaglio, altrimenti Vale non sarebbe mai riuscito a porre le pre­messe della rimonta
Alla fine con una moto per quanto possibile a posto, riesce in gara ad uscire anche dagli schemi e ad improvvisa­re. Non si tira indietro di fron­te ad un rischio in più, il cam­pione del mondo. Anche se la sua spericolatezza è mitigata dall’intelligenza tattica che gli riconoscevamo all'inizio.
◗ Disciplina
Nella vita un pilota così disci­plinato è indisciplinato solo per quanto riguarda alcuni luo­ghi comuni, tipo la puntualità, perché per il resto chiunque gli vive vicino conosce la sua la precisione maniacale.
◗ Simpatia
Normalmente le persone co­sì sono un po' noiose, Va-
◗ Carisma
Alla fine quello che emer­ge, complessivamente, è un personaggio carismatico. E non solo per il suo talento nella guida. Se Rossi non fosse il Rossi motociclista, piacerebbe comunque in un’altra attività.
◗ Fascino
E’
un conquistatore nato. E non solo con le donne. Per carità, con l’altro sesso gli viene meglio. Ma incanta dav­vero tutti: uomini e donne, gio­vani e anziani.
p.s.


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La trasformazione di mister coraggio: velocità con giudizio
E’

dalla scorsa stagione che il Capirossi che conosce­vano non lo riconosciamo più. Le sue gare arrembanti ma sconclusionate sono sparite.
LORIS CAPIROSSI
◗ Precisione ◗ Attitudine al rischio ◗ Simpatia
◗ Testa
Oggi Loris persegue l’obietti­vo con intelligenza. Non so­no le tattiche articolate del riva­le Rossi, la teoria di Loris è quella di andare sempre il più veloce possibile.
◗ Costanza
Ma ora che ha imparato ad es­sere costante, a non sbaglia­re, l’imolese è cresciuto molto, agonisticamente. Una volta, in­fatti, era famoso per non percor­rere due giri allo stesso modo. Incostante quasi per costituzio­ne, per carattere. Eppure negli ultimi anni ha compiuto una tra­sformazione profonda
Pur non essendo diventato un metronomo, cura i dettagli perché ha visto che gli possono regalare una vit­toria. Non a caso negli ultimi GP Capirex è stato l’unico a non farsi tirare dentro dalla frenesia dell’utilizzo delle gomme da tempo al venerdì. Solo Rossi, infatti, ne aveva realmente bisogno.
◗ Sensibilità
E’
cambiato, dunque, l’i­molese e a farlo matu­rare è stata la Ducati, che ha ingaggiato un pilota non grezzo, ma a volte superfi­ciale, trasformandolo in un buon tecnico. Una crescita complessiva tra mezzo e pi­lota che ha creato un binomio davvero vincente
Questa evoluzione è av­venuta senza che il Ba­rone Rosso dovesse rinun­ciare alla sua dote più bel­la: il coraggio. Spericolato come pochi, Loris Capi­rossi ammalia per una guida apparentemente ol­tre le righe. Anzi, più che di guida si dovrebbe par­lare di lotta.
◗ Disciplina
La cosa strana è che que­sto temperamento non si riflette nella sua vita reale. Fuori dalle corse, infatti, Capirossi non è certo indisc­plinato e la sua simpatia è quella del ragazzo normale felice di fare un lavoro, quello del pilota, che ama profondamente.

La sua normalità si evince da un comportamento tutt’altro che estroso. Rossi e Melandri possono stupire, il pilota della Ducati non si comporterebbe mai come un ragaz­zo. Ma il bello è che era così anche al debutto, quando aveva solo 17 anni.
◗ Carisma
Il lato negativo di tutto ciò è il suo relativo carisma, sostitui­to però nel cuore e nella fanta­sia degli appassionati, dal suo coraggio.
◗ Fascino
Complessivamente non lo si può definire un conquistato­re, e il fatto che dei tre sia l’u­nico sposato ( con la bella In­grid) ne è la conferma. Ma i suoi tifosi lo amano da sedici anni.
p. s.


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MARCO MELANDRI
Frenate e musica, il dj sta per diventare uno dei “grandi”
Quando ha iniziato a correre, nella 125, Melandri era un pilota veloce, e di talento, ma senza la visione della gara che è data dall'intelligenza tattica.
◗ Testa
In 250 è maturato, ma non ab­bastanza da poter essere de­finito un pilota costante, né preciso. Quando era sotto pres­sione tendeva a commettere degli errori.
◗ Costanza
Più che con la scuola della quarto di litro il vero passo avanti Marco l'ha fatto entran­do nel team di Fausto Gresini.
◗ Precisione
E'

stato qui, grazie all'aiuto di una squadra familiare ma con solide radici tecniche che il pilota di Ravenna ha ap­presa la sottile arte della mes­sa a punto. Che è poi l'arte del compromesso. Arte in cui deve ancora crescere tanto
◗ Sensibilità
Questa nuova dote rimane però pur sempre una so­vrastruttura, ed infatti molto spesso Marco Melandri in gara è portato ad improvvisare.
◗ Attitudine al rischio
Spericolato forse non è la pa­rola giusta, ma quando l'a­mico- rivale Valentino Rossi critica le sue staccate al limite, che impediscono il sorpasso del rivale, ma rallentano il rit­mo della corsa, è a questo che si riferisce. Comunque, a Mar­co non manca certo il coraggio, frenate o non frenate
◗ Discipina
Frenare più tardi degli altri, dimenticandosi cosciente­mente i riferimenti per cercare un soprasso in più non è però per Marco spia di indisciplina. Nella vita reale, infatti, Melan­dri si allena con coscienziosità e costante. Di più: si sacrifica.
◗ Simpatia
Questo lo rende simpatico, perché si ha la sensazione che abbia scelto di pagare con l'impegno i suoi privilegi. Per controbilanciare tanta norma­lità il pilota della Honda è il più estroso fra i tre italiani. Vi può bastare il fatto che il suo hobby sia fare il DJ?
◗ Carisma
Un'attività, questa, che l'oc­chio dello psicologo inter- preterebbe con il desiderio di essere un trascinatore. Il ca­risma, però, non è fra le sue doti principali, e poi per il momento non gli si addice perché Marco Melandri non è un tipo che ti conquista al primo sguardo od al primo discorso. Sembra quasi ave­re un approccio rigido, ma in fondo si capisce che è solo una forma difensiva
◗ Fascino
Va conosciuto profondamen­te. Si apprezza con il tempo. Forse per questo, scherzando, qualche anno fa Marco si la­mentava di faticare a trovare l'anima gemella. La sua sensi­bilità, in questo senso, gli è co­stata. E molto. Perché Melan­drino quando s'innamora è uno che soffre.
p.s.


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